Il prezzo della fiducia: come la tecnologia occidentale è diventata un'arma di terrore contro il popolo libanese

23.09.2024

I tragici avvenimenti che si sono verificati in Libano ci ricordano con chiarezza le complessità e i rischi insiti nello scambio globale di tecnologia e beni. La devastazione causata dall'esplosione di apparecchiature di telecomunicazione, che ha provocato il martirio e il ferimento di molte persone innocenti, ha le sue radici in più ampi intrecci geopolitici. Alla base di questo incidente c'è una profonda sfiducia nei confronti dei prodotti occidentali e della loro manipolazione da parte dell'entità sionista e dei suoi partner occidentali. Ancora una volta, il popolo libanese ha sopportato il peso di un atto terroristico, rafforzando i sospetti di lunga data sul coinvolgimento delle agenzie di intelligence e delle aziende occidentali nello sfruttamento degli strumenti tecnologici per terrorizzare e uccidere persone innocenti.

Paralleli storici

Quest'ultima tragedia non è priva di precedenti. Negli anni '80, durante l'apice del conflitto tra il Libano e l'entità occupante, ci sono state numerose segnalazioni di apparecchiature di telecomunicazione utilizzate in complotti omicidiari. Uno di questi esempi fu l'assassinio dello sceicco Sobhi al-Saleh, un importante leader della resistenza libanese. All'epoca, le agenzie di intelligence israeliane furono ripetutamente accusate di aver utilizzato sofisticati dispositivi tecnologici, originariamente destinati alle comunicazioni civili, per rintracciare, colpire ed eliminare le figure della resistenza. Ora, accuse simili stanno riemergendo in Libano, dove recenti esplosioni che hanno coinvolto apparecchiature di telecomunicazione hanno riacceso vecchi timori di interferenze straniere e operazioni segrete. Il fatto che dispositivi di telecomunicazione, ampiamente utilizzati da cittadini comuni come medici, ingegneri e personale di sicurezza, siano stati imbottiti di esplosivo è profondamente inquietante. Questi dispositivi sono stati liberamente acquistati e venduti sul mercato libanese, senza segni visibili di manomissione. Tuttavia, l'esito catastrofico delle loro esplosioni indica un tentativo deliberato e organizzato di seminare caos e distruzione in Libano, prendendo di mira persone innocenti.

Il ruolo dell'Occidente nella fornitura di tecnologia

Un aspetto cruciale di questa tragedia è il ruolo dei governi e delle aziende occidentali nella fornitura di tecnologia alle zone di conflitto. Sebbene i dispositivi di comunicazione esplosi fossero di origine taiwanese, l'ombra della complicità occidentale incombe. Motorola, un'azienda statunitense che opera a livello mondiale, ha già dovuto affrontare critiche per l'uso improprio dei suoi prodotti nelle zone di conflitto. Inoltre, anche le filiali francesi di Motorola sono state oggetto di indagini per il loro coinvolgimento nella manipolazione dei dispositivi attraverso le catene di fornitura. La domanda centrale rimane: In che misura queste aziende sono responsabili dell'uso improprio dei loro prodotti? È ormai evidente che le aziende occidentali, in particolare quelle francesi, consentono ai servizi segreti israeliani di utilizzare i loro prodotti per raggiungere obiettivi terroristici e di sicurezza in Libano e non solo. C'è un imperativo morale e legale per ritenerle responsabili. Non agire in questi casi costituirebbe un grave tradimento dei valori che queste aziende e questi governi affermano di sostenere. Non è sufficiente fingere ignoranza o nascondersi dietro le complessità del commercio internazionale: è necessario rendere conto.

Il pericolo della fiducia cieca

Al centro dell'attuale indignazione c'è la fiducia mal riposta nei prodotti occidentali e, per estensione, nei governi occidentali. Il presupposto che i prodotti progettati per uso civile, come i dispositivi di comunicazione, siano intrinsecamente sicuri è andato in frantumi. Questo incidente, come altri precedenti, mette in luce la fragilità di questa fiducia. Il coinvolgimento di aziende francesi e americane in questi eventi non fa che approfondire il senso di tradimento provato dal popolo libanese e da altri in tutta la regione.

Questa tragedia sottolinea anche la questione più ampia di come le piattaforme mediatiche occidentali, in particolare quelle come WhatsApp e Facebook, vengano utilizzate come armi per mettere in pericolo i civili. Sebbene queste piattaforme siano apparentemente progettate per promuovere la comunicazione e l'impegno, sono diventate strumenti per tracciare e prendere di mira gli individui. L'entità sionista, in particolare, è stata accusata di utilizzare queste piattaforme per localizzare e identificare figure della resistenza e civili.

La manipolazione delle piattaforme di comunicazione non è solo una violazione della privacy, ma rappresenta una minaccia diretta alla vita umana. I civili, che si affidano a queste piattaforme per le comunicazioni quotidiane, sono i più vulnerabili. L'Occidente, che sostiene di essere un paladino dei diritti umani e dell'innovazione tecnologica, deve confrontarsi con la realtà che i suoi prodotti, le sue aziende e le sue piattaforme vengono usate come strumenti di violenza e repressione in luoghi come il Libano. L'incidente in Libano sottolinea l'urgente necessità di rendere conto del proprio operato. Non basta convocare l'ambasciatore francese o chiedere risposte ai governi occidentali. Il popolo libanese, e gli altri colpiti da simili tragedie, devono intraprendere azioni concrete. Una di queste azioni consiste nel chiedere il boicottaggio delle merci francesi e occidentali. Sebbene i boicottaggi siano spesso considerati gesti simbolici, in questo caso hanno un peso significativo. Rifiutando i prodotti delle aziende occidentali legate alla violenza e al terrorismo contro il nostro popolo, i consumatori possono inviare un messaggio chiaro: non tollereranno più la complicità nella sofferenza degli innocenti. Inoltre, questo boicottaggio deve estendersi al di là delle transazioni economiche; deve evolversi in un più ampio movimento culturale e politico che contesti il coinvolgimento dell'Occidente nelle guerre genocide dell'entità sionista contro i popoli del Medio Oriente.

Il Libano e gli altri Paesi colpiti devono riconsiderare la loro dipendenza dalla tecnologia e dai beni occidentali, soprattutto nel contesto dei conflitti in corso. Fidarsi dell'Occidente senza esaminare criticamente le implicazioni di tale fiducia ha già portato a molti spargimenti di sangue. Questo incidente è un campanello d'allarme per rivalutare il modo in cui i beni e le tecnologie straniere sono integrati nella società, in particolare nelle regioni politicamente e militarmente tese.

Infine, gli eventi in Libano ricordano tragicamente il costo della fiducia mal riposta nei beni occidentali e nelle più ampie forze geopolitiche in gioco. Il popolo libanese, come molti altri, è intrappolato in una rete di manipolazioni tecnologiche, operazioni di intelligence e commercio internazionale che spesso privilegia il profitto e il potere rispetto alla vita umana. Mentre i dettagli specifici di questo incidente sono oggetto di indagine, gli insegnamenti più ampi sono chiari: non ci si può fidare ciecamente dei prodotti occidentali e si deve esigere la responsabilità a tutti i livelli. Il tempo dell'autocompiacimento è finito. Il popolo libanese, e tutti coloro che sono stati colpiti da tragedie simili, devono prendere il controllo del proprio destino rifiutando le merci e le tecnologie che sono state usate contro di loro. Solo attraverso un'azione collettiva e unitaria è possibile spezzare la spirale della violenza e far sì che i veri responsabili siano chiamati a risponderne.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini