Gli Hacker: USA e Canada complottano contro il Comitato Olimpico
In questi mesi la "dialettica" tra Stati Uniti d'America e Federazione Russa non si è concentrata soltanto sul conflitto siriano, la crisi in Ucraina e gli strali di Obama e del "sistema Clinton" contro le mai provate influenze del governo di Vladimir Putin nelle elezioni presidenziali americane.
Un campo di battaglia, non meno cruento, in cui perdurano le schermaglie tra le due potenze è anche quello degli sport olimpici e delle accuse di doping. Come già visto per altri temi strategici, anche nell'ambito della "guerra olimpica" si tengono azioni di Cyber Warfare, come quella portata avanti dal gruppo denominato Fancy Bears'.
Questo gruppo di hacktivsti, di spiccata matrice russa, è da tempo impegnato nel portare alla luce documentazione riservata dal database dell'agenzia antidoping internazionale WADA e già in passato è intervenuto per dimostrare i due pesi e le due misure con cui sono stati trattati atleti americani (ma anche di altre nazionalità) e russi nel caso di controlli anti doping e sanzioni. Bisogna ricordare infatti che attualmente, continua il bando della Russia dall'atletica mondiale, dopo che ai giochi olimpici di Rio, la stessa WADA formulò la pesantissima accusa di "doping di stato", chiamando in causa direttamente il Ministro russo dello sport Vitalij Mutko e addirittura i "servizi" dell' FSB.
E' in questa fase che i Fancy Bears' irrompono sulla scena, rilasciando le informazioni dei database WADA violati e iniziando a portare alla luce il raffinato sistema che tramite l'Usada, l'agenzia antidoping statunitense, faceva uso massiccio di "esenzioni terapeutiche", con cui gli atleti americani, (di cui hanno fatto i nomi pubblicandone periodicamente elenchi e relazioni mediche) avrebbero ottenuto una sostanziale licenza di doparsi. In seguito sono arrivati anche a far uscire allo scoperto casi di doping gravissimi come l'assunzione di cocaina da parte di atleti statunitensi, fino a due giorni prima delle prestazioni sportive.
Quello che vorrebbero far emergere gli hacker sembrerebbe un vero e proprio sistema che si avvale di formule burocratiche ad hoc, velate compiacenze e doppiopesismi per decidere cosa è doping e cosa no a seconda della nazionalità degli atleti; il tutto in danno all'immagine dell'atletica russa e del governo Putin.
A conferma di ciò arrivano le rivelazioni più recenti, pubblicate sul sito ufficiale del movimento hacker, fancybear.net, dove tramite la pubblicazione di corrispondenza riservata, si alza il velo su una trama sospetta volta a condizionare pesantemente il Comitato Olimpico Internazionale. Nel mirino degli hacker ancora una volta ci sono l'agenzia statunitense antidoping (USADA) e il Centro canadese per l'etica nello sport (CCES) che avrebbero messo in piedi un complotto ai danni del Comitato Olimpico Internazionale prima ancora dell'Olimpiade Rio 2016.
"Hanno cercato di favorire i loro interessi politici fingendo di lottare per lo sport pulito", scrivono in una nota i Fancy Bears' che allegano decine di documenti ed email come prove della tesi.
"Seguendo le loro intenzioni, USADA e CCES hanno lanciato insieme il Project Olympian con l'assistenza legale di Davies Ward Phillips & Vineberg LLP". In sostanza il "complotto" sarebbe la creazione da parte delle agenzie dei due paesi nordamericani di un altro organismo in grado di manipolare e controllare il comitato olimpico internazionale. Sullo sfondo un progetto denominato "olimpico" con preciso scopo di screditare altri atleti.
Se le prove di Fancy Bears', fossero analizzate da una commissione indipendente e validate, ci troveremmo forse di fronte di alla dimostrazione che la guerra del doping mossa alla Russia sia stata parte di un progetto più ampio, sistematico e premeditato per influenzare la geopolitica anche attraverso lo sport.