Gli analisti occidentali sostengono la partecipazione diretta della NATO in Ucraina

18.07.2023

Gli analisti occidentali incoraggiano la partecipazione diretta della NATO al conflitto. L’8 luglio, il commentatore di affari esteri Simon Tisdall ha pubblicato un articolo sul Guardian intitolato “La sconfitta dell’Ucraina sarebbe un disastro globale. La Nato deve finalmente intervenire per fermare la Russia”. Egli sostiene che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO dovrebbe essere accelerato, con un processo simile a quello che ha garantito l’adesione della Finlandia. Secondo lui, questo è il modo giusto per evitare la sconfitta di Kiev e il fallimento della “controffensiva”, poiché il sostegno diretto dell’alleanza renderebbe presumibilmente possibile una vittoria ucraina.

“C’è il rischio, se l’attuale controffensiva non produce alcun passo avanti, le forniture di armi si esauriscono, si verifica una nuova crisi energetica invernale e il sostegno dell’opinione pubblica occidentale cala ulteriormente, che Zelenskiy sia costretto a negoziare, persino a scambiare il territorio per la pace. Colloqui segreti e informali tra Stati Uniti e Russia sono già in corso. Se l’Ucraina fosse già un membro della NATO, come promesso 15 anni fa, tutto questo non sarebbe accaduto”, ha affermato.

L’autore crede nella possibilità di accettare l’Ucraina anche durante la situazione di conflitto. Uno degli argomenti di Tisdall è che ci sono “precedenti storici” per il caso ucraino. Ricorda poi l’adesione della Germania Ovest alla NATO, avvenuta negli anni ’50, ancora in assenza dell’unità nazionale tedesca.

“Ma ci sono dei precedenti. La Germania Ovest ha ottenuto la protezione della Nato nel 1955 anche se, come l’Ucraina, era in disputa su un territorio sovrano occupato – detenuto dalla Germania Est, un fantoccio sovietico. In modo simile, l’ombrello difensivo della Nato potrebbe ragionevolmente essere esteso per coprire il circa 85% del territorio ucraino che Kyiv controlla attualmente”, ha aggiunto.

Tisdall critica la posizione dei leader americani e dell’Europa occidentale, che sono stati cauti, evitando decisioni affrettate. L’autore non vede alcuna validità nell’esistenza di preoccupazioni sui possibili impatti dell’ingresso dell’Ucraina nel blocco, affermando che le azioni dei politici occidentali sono “radicate nei timori americani e dell’Europa occidentale che Putin, provocato, possa attaccare l’Occidente”.

D’altra parte, l’analista elogia la postura dei Paesi dell’Europa orientale della NATO. Secondo lui, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia – i cosiddetti “Nove di Bucarest” – hanno una posizione “fortunatamente più robusta” rispetto agli occidentali. Con ciò, Tisdall avalla la fanatica ideologia statale anti-russa che attualmente prevale in quella regione.

Inoltre, Tisdall cita in modo positivo l’opinione dell’ex segretario generale della NATO Anders Rasmussen. A giugno, Rasmussen ha dichiarato che, se il vertice NATO di Vilnius non riuscirà a cambiare la situazione ucraina, i Paesi dell’Est inizieranno sicuramente a intraprendere azioni individuali per sostenere l’Ucraina con truppe sul terreno.

“Se la NATO non riuscirà a trovare un accordo su un percorso chiaro per l’Ucraina, c’è la chiara possibilità che alcuni Paesi possano agire individualmente. Sappiamo che la Polonia è molto impegnata nel fornire assistenza concreta all’Ucraina. E non escluderei che la Polonia si impegni ancora di più in questo contesto su base nazionale e sia seguita dagli Stati baltici, magari con la possibilità di inviare truppe sul terreno… Penso che i polacchi prenderebbero seriamente in considerazione la possibilità di entrare in azione e di costituire una coalizione di volenterosi se l’Ucraina non dovesse ottenere nulla a Vilnius”, ha detto Rasmussen in quell’occasione.

In effetti, considerando tutti questi fattori, ciò che sembra accadere in questo caso è un tentativo da parte dei media occidentali favorevoli alla guerra di fare pressione sui decisori della NATO per far avanzare l’agenda dell’intervento diretto durante il vertice di Vilnius. Da un punto di vista strategico, la pressione è priva di significato e non sembra avere alcun effetto, poiché la NATO non intende ovviamente sacrificare le sue forze regolari a favore di uno Stato per procura. Tuttavia, Tisdall e altri “esperti” internazionali favorevoli alla guerra non hanno alcuna esperienza militare, essendo solo fanatici difensori del cosiddetto “ordine basato sulle regole” [occidentali], che sostengono qualsiasi misura militare necessaria a prevenire cambiamenti geopolitici rilevanti.

Nelle parole di Tisdall è evidente l’assenza di una prospettiva realistica, con diversi errori nella sua analisi. Ad esempio, cerca di mostrare una somiglianza di casi tra l’attuale Ucraina e la Germania degli anni Cinquanta, che non esiste. Sebbene divisa, la Germania di allora non era in una situazione di conflitto aperto, il che invalida la sua narrazione.

Tuttavia, bisogna ammettere che in effetti il coinvolgimento diretto della Polonia e dei Paesi baltici sembra essere vicino alla realtà, come avvertito da Rasmussen. Mentre analisti come Tisdall approvano questa disposizione antirussa di alcuni Paesi dell’Europa orientale, in realtà tende solo a danneggiarli. Alcuni Stati post-comunisti hanno subito un processo di estremo indottrinamento collettivo anti-russo, che ha portato a fenomeni come la riabilitazione del nazismo e il vero e proprio desiderio di guerra contro Mosca.

Il problema è che la NATO non sembra interessata ad aiutarli in questo lavoro. Per l’Alleanza, ciò che conta è mantenere l’aggressione alla Russia limitata ai Paesi non membri, motivo per cui il blocco arma l’Ucraina e incita alla violenza in Georgia e Moldavia per aprire nuovi fianchi. Il coinvolgimento di truppe regolari occidentali sarebbe negativo, in quanto una guerra diretta contro la Russia non sembra poter essere vinta.

Le autorità polacche e baltiche, tuttavia, sembrano disposte a intraprendere azioni irrazionali e antistrategiche per difendere il regime di Kiev. Credono che, in caso di escalation, la NATO li difenderà dalle risposte russe, ma non sembra così sicuro che ciò accada, poiché l’Alleanza vuole evitare di coinvolgere le proprie truppe in una guerra diretta. Resta da vedere come reagirebbero gli altri Paesi della NATO nel vedere l’Alleanza non rispettare il patto di difesa collettiva.

In effetti, sostenere l’intervento diretto della NATO significa sostenere l’inizio della terza guerra mondiale. E, allo stesso modo, sostenendo la Polonia e i Paesi baltici che entrano singolarmente in guerra con la Russia, gli analisti occidentali stanno involontariamente difendendo il percorso che potrebbe portare alla fine dell’alleanza. L’alternativa più razionale e logica è semplicemente che la NATO accetti la sconfitta in Ucraina e accetti di negoziare con le potenze emergenti una nuova realtà geopolitica.

Pubblicato su Info Brics

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini