Energia: la scoperta dei giacimenti di gas di Zohr, fiore all'occhiello di ENI e leva strategica per una politica europea nel Mediterraneo orientale

19.10.2016
Un convegno tenutosi oggi a Roma, organizzato dal CIPMO (Centro italiano per la pace in Medio Oriente), ha fatto il punto sulle implicazioni economiche e geopolitiche dell'utilizzo dei giacimenti scoperti da ENI a largo delle coste egiziane

Si è tenuta oggi a Roma la Conferenza internazionale sulla Cooperazione regionale e lo sviluppo delle risorse energetiche nel Mediterraneo orientale, organizzata Cipmo (Centro italiano per la pace in Medio Oriente) e dallo Iai (Istituto affari internazionali) con il supporto di Eni.

La conferenza, cui hanno partecipato esponenti istituzionali, come il presidente della commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, è stata patrocinata dal ministero degli Esteri. Il senatore Casini ha aperto i lavori insieme al direttore del Cipmo, Janiki Cingoli, l'executive Vice President, direttore Affari Istituzionali di Eni, Pasquale Salzano, e il capo dell'Unità di Analisi, programmazione e documentazione storico diplomatica del ministero degli Esteri, Armando Barucco.

Tema centrale dell’incontro sono state le imponenti scoperte di giacimenti di gas nella regione del Mediterraneo centro-orientale, tra cui quella del sito di Zohr, al largo delle coste egiziane, da parte della compagnia italiana Eni, la cui rilevanza per l'area e per il suo assetto economico e politico futuro è enorme.

Secondo il presidente della commissione Esteri del Senato, le questioni energetiche, a partire dalla scoperta del giacimento di Zohr di fronte alle coste egiziane da parte di Eni, sono fondamentali per "riprendere collegamenti che prima erano stati interrotti”. Eppure non esiste “una strategia europea, neanche dopo il cambiamento di approccio degli Stati Uniti rispetto al tema del Mediterraneo", ha sottolineato Casini. "Gli Stati Uniti si sono trasformati in un paese esportatore di energia e hanno un rapporto diverso nei confronti del Mediterraneo rispetto a 10-15 anni fa", ha ricordato Casini, le cui dichiarazioni sono state riprese dall’agenzia di stampa Nova, mentre l’Europa continua a marciare in ordine sparso sulla politica energetica. Se, viceversa, riuscisse a dar vita ad un efficace coordinamento, potrebbe “influenzare gli sviluppi nella regione del Mediterraneo e risolvere contenziosi che rischiano di travolgerci". Da questa strategia comune, secondo Casini, potrebbe nascere una nuova sintonia che unisce paesi già "dialoganti" tra loro come Egitto, Giordania, Israele, Libano, Cipro e Grecia. "Questo rende la posizione dell'Italia fondamentale", ha concluso Casini.

A dare credibilità a questa tesi è proprio la scoperta del giacimento di Zohr davanti alle coste egiziane. Lo ha sottolineato Pasquale Salzano nel suo intervento, in cui ha ricordato che "Eni è intervenuta in quella zona per una sua indubbia capacità esplorativa”, è perché ”è riuscita ad impostare, d'intesa con il governo egiziano, una strategia di sviluppo energetico del paese". Salzano ha evidenziato come Eni segua un modello di sviluppo e cooperazione che riguarda anche altri settori economici, come dimostrano gli investimenti nel settore dell'agricoltura e dell'istruzione, allo scopo di radicarsi nel tessuto economico e sociale del paese.

"Questo modello strategico di sviluppo del paese – ha proseguito Salzano - si accompagna ad un modello operativo. Zohr è un grandissimo giacimento, il più grande mai scoperto nel Mediterraneo, 850 miliardi di metri cubi che equivalgono a 20 anni di indipendenza economica dell'Europa. E questa non è la sola unicità della scoperta. Per la sua conformazione questo giacimento è anche molto veloce da mettere in produzione".  Salzano ha, inoltre, fatto notare come il giacimento di Zohr sia vicino alle infrastrutture energetiche. "Eni opera dove sa che ci sono infrastrutture energetiche da utilizzare per lo sfruttamento", ha detto il responsabile della compagnia italiana, secondo il quale il giacimento di Zohr potrà fungere anche da "catalizzatore" per altre scoperte più piccole nella zona. "Quelle di Cipro e Israele non avrebbero costituito una massa critica per lo sfruttamento ad uso interno e per le esportazioni, se non ci fosse stata la scoperta di Zohr", ha sottolineato Salzano. "Questo è un modello di cui noi italiani possiamo essere orgogliosi", ha concluso.

Dello stesso avviso è anche il “New York Times”, che oggi ha dedicato alla scoperta di Zohr un ampio speciale dal titolo "Come Eni ha scommesso e vinto sul gas nell'offshore egiziano", definendola “la più grande scoperta di sempre nel Mar Mediterraneo e di gran lunga la più grande dell'industria petrolifera mondiale dell'anno".

La testata newyorkese ha riconosciuto a ENI di aver avuto coraggio e costanza, rischiando “70 milioni di dollari per perforare un pozzo in una zona in cui Royal Dutch Shell aveva in precedenza perforato 10 pozzi senza successo”.

Per Andrew Latham, vicepresidente per l'esplorazione di Wood Mackenzie, Eni si è dimostrata “la migliore compagnia nell'esplorazione tra tutte le major su un arco di tempo tra i cinque e i 10 anni"

Ben prima della scoperta, ha raccontato il NYT, Descalzi, l’amministratore delegato di ENI, puntava a nuove scoperte di petrolio e gas nella regione del Mediterraneo Orientale, convinto che se una compagnia petrolifera non sostituisce il petrolio e il gas che produce e vende, non cresce.

Descalzi, sin da quando è diventato responsabile per l'esplorazione e la produzione nel 2008, ha sostenuto che Eni era di fronte ad una scelta: acquistare altre società o trovare nuove risorse in proprio.

E’ stato scelto il percorso dell'esplorazione, ha spiegato l’Ad, “perchè è più conveniente e offre payoff maggiori, in caso di successo”.

Descalzi ha investito 450 milioni di dollari per rafforzare le capacità di esplorazione del gruppo, realizzando anche un centro di calcolo di eccellenza a Ferrera Erbognone e facendo nuove assunzioni e formazione specifica dei dipendenti per la gestione dei dati. L'amministratore delegato dell'Eni ha anche suggerito alla sua squadra di esplorazione di concentrarsi su obiettivi vicini ad aree in cui Eni era già presente con strutture e impianti, in modo che qualsiasi scoperta di petrolio e gas potesse essere immessa rapidamente sul mercato a un costo minore. "L'approccio di Descalzi - ha concluso il New York Times - ha avuto successo.

Secondo Wood Mackenzie, negli ultimi dieci anni, Eni è diventata una delle principali compagnie petrolifere internazionali per volumi scoperti. Eni, inoltre, ha i più costi bassi di scoperta (meno di 1 dollaro per barile di petrolio e gas scoperti). Ciò significa che queste scoperte hanno una buona probabilità di essere redditizie anche ai prezzi bassi di oggi".