Diario dell’infermo. Idealisti, materialisti e donne [11]

13.05.2022

Capitolo LIV

Dopo essermi ammalata, ieri ho avuto la mia prima conversazione pubblica, non online, ma faccia a faccia. Non sono ancora tornato in patria, quindi la conversazione si è svolta nella cerchia degli amici ortodossi russi di Mosca, che conosco bene.

Prima è stata letta l’Akathist alla Santissima Madre di Dio durante l’incontro in chiesa, e poi nella sala il sacerdote ha parlato in modo meraviglioso del Libro dell’Apocalisse, cioè il Libro dell’Apocalisse di Giovanni Evangelista. Oggi è uno dei predicatori più importanti della Russia. Non ero sicura che dopo una conversazione così importante qualcuno sarebbe stato interessato al mio racconto, ma poiché si trattava di amici che non vedevo da più di un anno e che pregavano per la mia salute, osai comunque parlare con loro.

Per non annoiare le persone, ho raccontato brevemente ciò che avevo subito e poi ho condiviso in poche parole le osservazioni e le “tecniche” per affrontare il disturbo di cui avevo scritto in un capitolo precedente. Abituata alle conversazioni in pubblico, mi sono sorpresa di essere nervosa per qualche motivo, forse perché stavo parlando di me stessa e non di qualcos’altro, cosa insolita per me.

I miei amici mi hanno ascoltato con una compassione e un’attenzione sorprendenti e poi, durante un piccolo buffet in cui è stato servito il vino della nostra cantina di famiglia, molte persone si sono avvicinate e mi hanno rivolto i loro auguri. Ancora una volta, mi sono chiesto come abbiamo fatto noi e la Russia ad arrivare a un conflitto di questo tipo e cosa potrebbe aiutare la situazione!

La terribile guerra russo-ucraina, a cui ho dedicato diversi capitoli precedenti, è pericolosa anche perché può approfondire ulteriormente il confronto con la Russia, così pericoloso e dannoso per il nostro Paese. Molti hanno parlato e scritto dell’inaccettabilità di questo fenomeno al giorno d’oggi, e in questo capitolo non voglio annoiarvi ulteriormente.

Mi sembra chiaro che se questo accadrà – Dio non voglia – non sarà la volontà del popolo, ma uno stratagemma di quelle forze che vogliono vedere un inasprimento del conflitto con la Russia. Preghiamo che ciò non accada e che la guerra russo-ucraina si concluda al più presto.

Nel caos di questa guerra e di questa calamità, ciò che colpisce ancora in tempo di pace è un modello, solo meno sentito: ci sono molti più miscredenti ed empi in prima linea nella gestione degli affari terreni che credenti e benpensanti.

Che siamo nelle mani di questo mondo malvagio è parte integrante della nostra conoscenza religiosa, e quindi non era una sorpresa per il cristiano, in qualsiasi epoca, che le intenzioni della sua coscienza fossero oppresse, che si sentisse perseguitato e impotente.

La stessa cosa sta accadendo sul fronte delle relazioni russo-georgiane: nessuno ascolta i benpensanti, mentre i maligni abbaiano freneticamente da entrambe le parti. E questo è un tratto caratteristico della mia cerchia di buoni interlocutori di ieri: non sanno nemmeno come il loro Paese abbia offeso il mio, ma sanno benissimo come noi abbiamo offeso loro. Hanno questa conoscenza dai media virulenti e, quando incontrano compagni di fede come me, non riescono a capire perché l’immagine creata dai media sia così incoerente con la loro percezione di me come qualcuno che aderisce alla loro morale ed è in costante ricerca come loro. Ci ho vissuto per molti anni e più di una volta mi sono sentito completamente impotente: superare questo mare di esperienze opposte e fare qualcosa di buono sia per la mia patria che per la loro, nonostante i molti ostacoli incontrati da entrambe le parti. Mi sembra evidente che l’uomo è così piccolo e impotente di fronte a questo mare da non poter fare nulla, come una barca a vela. Ma, se piace al Signore, è possibile far sì che un vento favorevole riempia la vela di questa barca e la porti in pace a un ormeggio dove la attendono barche simili.

Quella cuccetta si chiama lato della fratellanza nell’Altissimo, dove non c’è né ellenico, né romano, né giudeo, e il diritto di starci probabilmente non è ancora stato guadagnato da me o da molti come me.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini