Apocalisse Hacker: il giorno in cui Assange fu creduto morto
Circa una settimana fa, il 21 ottobre 2016, la notizia di un massiccio attacco hacker ai siti web degli Stati Uniti ha fatto il giro del mondo.
Un enorme cyber attacco ai server di Dyn, società che gestisce i DNS, ha colpito il traffico di centinaia di siti Web, non più raggiungibili soprattutto per gli utenti internet della costa est degli Stati Uniti. Tra i colossi del web presi di mira ci sono stati Twitter, Cnn, Boston Globe, Visa, Amazon, Financial Times, Spotify, Reddit, e-Bay, New York Times, ma anche la rete Playstation.
Le ostilità senza precedenti sono durate tre ore e i danni economici risultanti dall'intervento degli hacker ad oggi ammontano a milioni di euro. Un disastro di cosi vaste proporzioni non si era mai visto prima, con un attacco DDoS su vasta scala, in grado di coinvolgere anche i dispositivi domestici collegati in rete.
Roba da professionisti sicuramente; ennesima e ancor più grave provocazione russa secondo la vulgata "dem" americana.
Ma la verità in questi casi è materia davvero difficile da trattare.
Su quest'ultima ipotesi però vi è una fonte autorevolissima a smentire le solite accuse al governo di Vladimir Putin.
Si tratta di James Clapper, il direttore della National Intelligence, che coordina le le 16 agenzia di spionaggio Usa. Secondo il capo degli 007 , intervenuto al Council in Foreign Relation di New York, dietro al maxi attacco hacker che venerdi' scorso ha paralizzato la rete internet negli Stati Uniti, mettendo in ginocchio per ore sistemi come Twitter e Netflix, non ci sarebbe "uno Stato" ma un gruppo non ancora individuato. Tuttavia un indizio o forse qualcosa di più sembra non essere ancora stato trattato nella maniera più opportuna, almeno non dai maggiori media. Infatti è cosa nota che era ormai sera quando, nel caos generale, dall'account Twitter ufficiale di Wikileaks viene postata la seguente frase.
"Il Sig. Assange è ancora vivo, Wikileaks pubblica ancora. Chiediamo ai nostri sostenitori di smetterla di spegnere Internet negli Stati Uniti. Avete dimostrato il punto."
L'avviso, riportato anche da diversi media cosiddetti mainstream senza particolari approfondimenti, non è stato messo in relazione con l'escalation di tensione che stava avvenendo in quelle stesse ore nella cerchia dei sostenitori di Julian Assange.
A Riassumerle è un articolo di Buddy Schwartz, tradotto da "Come Don Chisciotte" e ripreso da Megachip, in cui si evidenzia come la tensione nella comunità di Wikileaks e i timori per le sorti del suo fondatore siano andati crescendo fin dal 15 ottobre, subito dopo l'incursione notturna da parte della polizia nell'Ambasciata ecuadoregna a Londra (dove Assange risiede protetto da una richiesta di asilo in Ecuador, mentre la Svezia vuole arrestarlo per un presunto stupro).
Non a caso infatti, in quelle ore l'accesso a Internet e i tweet di Assange si sono interrotti; il Server DNS di Wikileaks è stato indirizzato altrove; i tweet successivi di Assange erano notevolmente più ostili e attaccavano i suoi stessi follower più fedeli; in questi tweet Assange scriveva male il nome di alcuni dei suoi più cari amici storici (esempio: Gavin McFadyen è diventato McFayden).
Inoltre ad alimentare la tensione è arrivata anche la notiziza che lo stesso McFadyen, 76 anni, uno dei mentori di Assange, è stato trovato morto, ma va sottolineato che era anziano e malato.
L'articolo va avanti elencando diverse anomalie, compresa la più importante di tutte: il cosiddetto"interruttore uomo morto" di Assange si era attivato automaticamente.
Che Assange in realtà sia vivo è una notizia confermata solo ieri dal suo staff e stamani indirettamente con la notizia che la Svezia non ha accettato la richiesta di sospensione del mandato di cattura per consentirgli di partecipare ai funerali del suo amico e mentore.
Intanto un'ipotesi da vagliare attentamente è proprio quella che vede uno dei più violenti attacchi hacker che la rete abbia mai visto porre in essere, come una probabile reazione alla notizia della dipartita del capo di Wikileaks, come a voler dimostrare che non c'è forza peggiore da scatenare contro le elites del 21esimo secolo che quella di questi pirati cibernetici.
Si tratta di un'ipotesi difficile da confermare data la natura degli avvenimenti, ma potrebbe anche essere la più semplice, tra le mille sciorinate in rete, non a caso uno scienziato come Newton ha detto "la verità si ritrova sempre nella semplicità, e non nella complessità e confusione delle cose".