Esecuzioni immobiliari: l’attacco degli Istituti di Credito al risparmio italiano
Il grande attacco delle banche al patrimonio immobiliare dei risparmiatori italiani è in atto da mesi. In maniera silente, la crisi globale che dal 2008 ha investito anche il nostro fragile sistema, inizia a rendere evidenti i suoi aspetti più drastici. A fronte di tassi folli, contratti di aperture di credito capestri e mutui non sempre trasparenti e rispettosi del dettato normativo (considerazione che trova riprova nel numero altissimo di contenziosi che i Tribunali italiani registrano tra banca ed impresa/consumatori) le banche sono riusciti ad ottenere dal sistema una adeguata “attenzione”.
Il portale dell’ABI infatti alla voce “esecuzioni immobiliari” riporta “ i cittadini interessati all’acquisto di un immobile alle aste giudiziarie possono, prima dello svolgimento dell’asta, contattare le banche operanti sul territorio locale e nazionale, per verificare l’offerta del servizio volto alla concessione di un mutuo ipotecario per l’acquisto dell’immobile oggetto della procedura esecutiva. In questo contesto l’ABI – nell’ottica di favorire l’apertura di tale segmento di mercato alla generalità dei cittadini e di riduzione dei tempi di definizione del processo esecutivo - ha individuato con diversi Tribunali italiani procedure che prevedono, nel rispetto del dettato normativo e delle esigenze organizzative dei singoli Tribunali, un procedimento utile alla partecipazione alle aste giudiziarie facendo ricorso agli usuali strumenti di finanziamento bancario, mediante l’erogazione di mutui garantiti da ipoteche iscritte sullo stesso immobile oggetto di aggiudicazione.” Dunque da un lato gli Istituti di Credito passano all’esecuzione degli immobili attaccando di fatto il frutto del “risparmio” italiano di prima e seconda generazione, dall’altra si prestano come leva per l’acquisto degli stessi immobili su cui lucrano dunque due volte. Il tutto ovviamente comunicato come un’apertura al mondo dei consumatori. Anche in questo caso qualche altro dato statistico ci può rendere chiara l’entità della disponibilità bancaria verso le famiglie italiane.
L’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma in una recente analisi dello stato del mercato immobiliare sostiene " ...una famiglia italiana il cui atteggiamento è di sostanziale vischiosità nelle decisioni di spesa e il cui riflesso è una tendenziale prudenza e un settore bancario più propenso a privilegiare operazioni di surroga o sostituzione, che a scommettere sulle capacità di rimborso di notevole quota della domanda potenziale. Pur in un contesto di attenzione alla qualità degli impieghi, nella prima parte del 2016 è proseguito – sul mercato italiano – il graduale allentamento dei criteri di offerta di prestiti a imprese e famiglie. Al proposito, si consideri come ad aprile 2016 il tasso medio su operazioni di durata superiore ai 10 anni abbia raggiunto il 2,63%, contro il 2,22% dell’Eurozona ".
Proviamo dunque a fare un breve riepilogo: a fronte della crisi internazionale, il mercato del credito si contrae e con esso anche quello del lavoro. Mentre le famiglie perdono il lavoro e buona parte della propensione al risparmio, le banche ottengono garanzie da Cassa Depositi e Prestiti per ottenere dalla BCE finanziamenti a tasso agevolato. Questi stessi finanziamenti, che nelle intenzioni dovevano essere un volano per la ripresa delle operazioni di credito, vengono incamerati ad un tasso di poco superiore all’1% e rimessi sul mercato italiano al 13 – 14% per le aperture di credito ed al 3-4% per i mutui (quando garantiti da ampia copertura immobiliare). Le stesse banche aiutate dal Governo nella ripresa e salvate a più ripresa, attaccano per morosità le famiglie cadute in disgrazia ed impossibilitate nel pagare il finanziamento sottoscritto in altra epoca, azionando l’azione esecutiva sugli stessi immobili a garanzia. Quando gli immobili vanno all’asta la stessa banca coadiuva i consumatori per nuovi mutui tesi all’acquisto degli stessi cespiti. Se non fosse il perverso meccanismo della connivenza tra politica e credito italiano, ci sarebbe da girare un film dell’orrore.
C’è ancora qualcuno disposto ad affermare che questo sistema bancario italiano è una leva per lo sviluppo del Paese ?