Trump, quando vince la sinistra del lavoro
La vittoria di Trump ha lasciato spiazzato l'Occidente benpensante.
Uno spettro fascista si aggira per l'America. All'intellighenzia di sinistra pare di ascoltare un preoccupante "All'armi, siam fascisti" provenire da Washington, alla quale rispondere "allarme, son fascisti". Eccolo il fascista del XXI secolo, altro che Casa Pound. È Donald Trump, il re del reality.
Eppure, se andiamo oltre il linguaggio greve del neo presidente, scopriamo delle verità spiazzanti. Si direbbero di "sinistra".
Trump ha vinto nelle roccaforti democrat della "rust belt", l'area degli (ex) stati industriali, non solo nel Solid South della borghesia agraria bianca simpatizzante per l'apartheid pre Guerra di Secessione. Rust belt, cioè "cintura di ruggine", perché qui è possibile osservare il lento disfarsi degli scheletri delle fabbriche fordiste, che un tempo qualificavano questa regione come steel belt, cioè cintura dell'acciaio. Ma l'acciaio si è fuso, dopo le delocalizzazione prodotte dal trattato di libero scambio col Messico, il Nafta, e la guerra alla deflazione salariale con la Cina, ovviamente vinta da Pechino. Nei giorni in cui, al Parlamento europeo, si discute se concedere o meno lo "status di nazione di libero mercato" a uno dei pochi, superstiti giganti comunisti, Trump "il fascista" è uno dei pochi a dire chiaramente di essere contro il Nafta e a volere dei dazi per Pechino.
Lo stesso Trump "il fascista" è colui che in campagna elettorale ha proposto l'assicurazione universale gratuita, tutela da Stato socialdemocratico che non ha avuto l'ardire di istituire neppure Obama. Trump "il fascista" ha perfino proposto un nuovo Glass Steagal Act, il provvedimento con il quale l'amministrazione keynesiana e democratica di Franklin Delano Roosevelt intese porre fine alla banca universale, vero monstrum finanziario con i quale i grandi gruppi di potere giocavano con i risparmi delle gente e che era stato uno dei motivi principali della crisi del '29. La crisi che produsse il fascismo, fra l'altro. Dunque, Trump non deve essere un fascista sveglissimo se lavora contro il fascismo...
Con questo provvedimento, Roosevelt separò le banche d'affari dalle banche di investimento, per porre fine alla speculazione e alla finanziarizzazione dell'economia. Si tratta di uno dei provvedimenti più di sinistra della storia moderna che, guarda caso, è stato abolito da una nostra conoscenza: Bill Clinton.
Siete sempre sicuri che Trump sia il fascista e Hillary Clinton quella buona, democratica e di sinistra?
Oggi destra e sinistra hanno assunto nuove forme. Alain Soral, uno dei pensatori della nuova destra, definisce quest'ultima come "Sinistra del lavoro e destra dei valori": in questo senso, sì Trump è di destra ma nella misura in cui la sua è stata l'unica proposta di sinistra sul fronte del lavoro. Clinton era e resta favorevole, infatti, a nuove e più profonde liberalizzazioni.
Queste elezioni dimostrano, dunque, una cosa. Per quanto illiberali e disdicevoli possano sembrare i valori di Trump alla buona borghesia, in tempo di crisi, i lavoratori votano per la sinistra del lavoro. Una sinistra, come quella clintoniana, che propone liberalizzazioni in campo economico, limitandosi a essere liberal nei diritti civili, su gay, minoranze e donne non interessa alle masse. Alle masse non interessa la retorica sul multiculturalismo e sul #lovewins, cioè sui matrimoni gay, quando la priorità è mettere il piatto a tavola. Soprattutto se questi contentini liberal servono a far ingoiare il calice amaro della destra del denaro, avvolta dal tegumento rispettabile dei diritti dell'ambiente. Questa sinistra può andare bene alle star di Hollywood, che si commuovono di più per i cerbiatti che per gli operai.
Per questo, gli operai scelgono la sinistra del lavoro, pure se valorialmente rozza e qualunquista.
La sinistra, allora, cercasse di proporre una piattaforma di sinistra del lavoro, la prossima volta, invece di tediare la rust belt con la scomparsa dei cormorani che, oggi come oggi, la classe operaia impatterebbe volentieri a tavola con un filo d'olio... non di ricino.