LIBIA: Haftar sempre più forte, ma Italia e Gran Bretagna ribadiscono il loro sostegno a Sarraj
La posizione del generale Khalifa Haftar si rafforza giorno dopo giorno. Appare ormai chiaro che il principale obiettivo del capo dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), alleato del governo di Tobruk, è quello di conseguire il maggior potere negoziale possibile in vista della conferenza internazionale di New York che si terrà la prossima settimana, sotto la presidenza di Italia e Stati Uniti, per discutere della situazione in Libia.
Mentre oggi il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, al termine dell’incontro con il suo omologo britannico Boris Johnson, ha ribadito nel corso di una conferenza stampa, che Italia e Gran Bretagna condividono “il sostegno alle istituzioni che fanno riferimento al presidente al Sarraj” e intendono “lavorare insieme per sostenerlo" e l’inviato delle Nazioni Unite, il tedesco Martin Kobler, è volato a Misurata per interloquire con le istituzioni locali, dopo aver definito “molto preoccupante” l’offensiva nella Mezzaluna petrolifera del generale Haftar, questi è stato promosso da un decreto emanato dal presidente della Camera dei rappresentanti libica, Aguila Saleh, da colonnello generale (Fariq al Awal) a maresciallo di campo (Fariq): un grado che nè il defunto Muhammar Gheddafi, nè l'attuale presidente-generale dell'Egitto, Abdel Fatah al Sisi, sono mai riusciti a raggiungere.
Le stesse milizie di Misurata, fedeli al governo di Tripoli, hanno comunicato che non non sosterranno le Guardie petrolifere libiche (Pfg) di Ibrahim Jadhran, estromesse dell'area della Mezzaluna petrolifera, e non si scontreranno con i soldati del neopromosso maresciallo Khalifa Haftar.
Indubbiamente la popolarità dell’ufficiale è in questo momento a livelli altissimi: media libici hanno pubblicato poemi e canzoni in suo onore, per celebrare le conquiste di questi giorni e manifestazioni di giubilo si sono tenute nell’Est e nel Sud libico. Domani è prevista una grande manifestazione a Bengasi.
Ma al di là di questi aspetti “di colore”, ciò che maggiormente pesa sulla bilancia è il fatto che, tenendo fede alle promesse, il generalissimo ha consegnato i terminal della Mezzaluna alla National Oil Corporation (Noc), ottenendo in cambio che la sicurezza degli impianti resti appannaggio di Tobruk. In una nota, la stessa Noc ha confermato di "aver preso in consegna i terminal dalle forze di Tobruk". "Sono sicuri – ha quindi precisato - e abbiamo avuto contatti con i partner commerciali stranieri. I porti di Zueitina e Brega sono intatti, Ras Lanuf e Sidra non sono stati ulteriormente danneggiati. Lo stato di forza maggiore è revocato e le esportazioni riprenderanno subito a Zueitina e Ras Lanuf, continueranno a Brega ed il prima possibile a Sidra". Mustafa Sanalla, presidente dell'Ente, si è poi "congratulato con i leader libici ed i politici per aver scelto l'unità e la strada della riconciliazione in questo momento critico", sottolineando che "gli sviluppi avvenuti domenica e lunedì potevano degenerare, con conseguenze devastanti per la nazione e per il petrolio", ma si è "invece scelta una soluzione condivisa. La saggezza di tale decisione deve essere riconosciuta".
Va ricordato che nei giorni scorsi la Noc - che indubbiamente rappresenta attualmente la realtà più importante del paese, la cassaforte delle sue risorse e dunque un elemento decisivo per gli sviluppi della crisi - aveva sottolineato che in base all'accordo firmato a luglio "riconosce il governo di Tripoli come la più alta autorità esecutiva e quello di Tobruk come autorità legislativa". Una posizione salomonica che potrebbe anche rappresentare una base di partenza per ricostruire un’impalcatura statale unitaria. Fonti della Noc hanno poi riferito che "un primo cargo di greggio sarà esportato da Zueitina" e che "sono già stati stoccati 20mila barili". Nelle stesse ore il generale Miftah Maqreef, nuovo presidente dell'Autorità delle Guardie delle installazioni, ha lanciato un appello a tutti quelli che hanno cooperato con Ibrahim Jadhran, il capo della milizia legata a Tripoli cacciata da Haftar: "Chi non si è sporcato le mani con il sangue si unisca a noi".
La situazione è, dunque, in evoluzione ed è molto importante che la diplomazia italiana individui con lucidità i propri interlocutori, senza farsi tirare per la giacca da una sola delle fazioni in campo. Soprattutto se vuole continuare a giocare nel processo di pacificazione un ruolo guida, che in questa fase le viene riconosciuto da una parte molto ampia della comunità internazionale, e salvare l’unità del paese. E’ questo il principale obiettivo strategico nella prospettiva dell’interesse nazionale italiano.
Infine, sul fronte di Sirte un dignitario di una tribù locale ha riferito ad Alwasat che "un gran numero di jihadisti sono fuggiti" e l'Isis si sta "preparando ad abbandonare la città". Lo Stato islamico è ancora presente in alcuni quartieri, mentre le milizie avanzano e gli Usa continuano a bombardare.