Il gender con la “Buona scuola”?

Che c’entra il gender con la “Buona scuola”? Che l’allarme non fosse totalmente infondato lo ha ammesso la stessa Giannini in Parlamento, promettendo l’intervento che ha ora messo in atto,e la Camera, su iniziativa dei deputati Roccella e Pagano, ha approvato insieme con la “Buona scuola”un ordine del giorno che ha impegnato il governo, nell’applicazione della legge, «ad escludere ogni interpretazione che apra alle cosiddette “teorie del gender"
Dov’era il problema? Nella norma della legge sulla “Buona scuola”, che chiede di promuovere nelle scuole iniziative per studenti, docenti e genitori «sulle tematiche indicate dall’articolo 5,comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.119». Queste «tematiche» sono indicate dalla legge 119, quella sul cosiddetto femminicidio, con riferimento, tra l’altro, all’esigenza di «superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini nel rispetto dell’identità di genere». Certo, le leggi sono sempre interpretabili, ma non è poi così difficile leggere in questa norma un invito a superare lo «stereotipo» secondo cui si è uomini o donne in relazione a un dato anatomico insuperabile: e questo «superamento» è appunto l’essenza della teoria del gender.