L’ indice dei libri proibiti

16.01.2024

La libertà non si perde tutta insieme. E’ un processo al termine del quale vince il totalitarismo. Gli europei e gli occidentali stanno gettando via tesori di libertà e non se ne avvedono. Avanza dal mondo anglosassone la cultura della cancellazione, con il suo carico di divieti, interdetti, parole vietate e idee obbligatorie, sino all’assurdo del “discorso di odio”, la proibizione di termini, idee, principi in dissenso ( odio e dissenso stanno diventando sinonimi) rispetto allo spirito dei tempi, cioè le preferenze e le idiosincrasie della classe dominante.

Oltre ad abbattere monumenti e riscrivere la storia, si proibiscono i libri, espulsi dalle biblioteche in attesa di veri e propri roghi. I falò sono particolarmente diffusi nel mondo di lingua inglese e il brutto è che la tendenza- nata all’interno del progressismo liberal accademico e tracimata nelle istituzioni- non risparmia il mondo conservatore. Le vittime non si vergognano di diventare carnefici, quando possono. In Florida, terra del popolarissimo governatore Ron De Santis, tra i campioni della destra americana, è attivo un incredibile indice dei libri proibiti. L’Index Librorum Prohibitorum era un elenco , aggiornato per circa quattro secoli, di testi che la Chiesa cattolica riteneva pericolosi per i fedeli. Abolito negli anni Sessanta del secolo scorso, era inefficace da moltissimo tempo.

Diceva Joseph De Maistre, il grande savoiardo autore delle Serate di San Pietroburgo, che la controrivoluzione non è una rivoluzione al contrario, ma l’opposto della rivoluzione. La libertà va difesa sempre, anche quando vengono affermate cose che detestiamo. Non possiamo diventare uguali al nemico e praticare al contrario gli stessi suoi vizi ed errori. E’ Impressiona prendere atto come le opposte parti in causa, divise su tutto, motivazioni, obiettivi e ideologie - a dimostrazione del fallimento del modello multiculturale, “inclusivo”, neomoralistico prevalente in Occidente- siano unite nel bavaglio alla cultura, che diventa rifiuto dell’altro da sé, l’esatto contrario dei principi originari di cui va così fiera la civiltà cui apparteniamo.

Il movente dei conservatori è animato da ottime, condivisibili intenzioni: il rifiuto dell’indottrinamento all’ideologia gender e LGBT sin dalle scuole e più in generale dalla precoce “sessualizzazione” dei bambini. In questo senso, applausi a De Santis e a chiunque si opponga a derive destinate a contaminare corpo e anima delle nuove generazioni. Dopodiché, la sorpresa e l’imbarazzo diventano sbalordimento se la battaglia culturale si trasforma in massacro reciproco, una lotta di fazioni che fa prigioniera la cultura, l’arte, la conoscenza.

In Florida sono banditi dalle scuole romanzi come Madame Bovary di Gustave Flaubert- che è un’opera antiborghese e a suo modo “morale”- e Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley, distopia fantascientifica che rivela obiettivi e follie delle oligarchie. Autogol nella migliore delle ipotesi, autentica stupidità nei fatti. Ben seicentosettantatrè libri sono stati rimossi dalle biblioteche delle scuole della contea di Orange. Il contrattacco anti woke della Florida compie la medesima, odiosa, assurda operazione dei suoi nemici “ risvegliati”, per quanto limitata all’ambiente scolastico.

Ripugnanti imprese dei progressisti dell’anglosfera sono Bibbie tolte dagli scaffali delle biblioteche universitarie, vergognose riscritture di libri famosi, censure che non hanno risparmiato giganti come Shakespeare , Aristotele, Dante. Tutto ciò che non indottrina alla “diversità” , all’ambientalismo radicale, all’ideologia di genere e ai nuovi “valori” nichilisti delle élite occidentali viene cacciato, rimosso, vietato. Il dibattito è proibito in nome di un suprematismo inedito, la superiorità “etica” delle idee nuove, la sovranità del presente.

Vi è ribellione, per fortuna, e la politica, sempre attenta alla possibilità di cavalcare onde- la “pesca delle occasioni” - si è affrettata a incunearsi nelle immense, velenose contraddizioni progressiste. La legge HB 1467 della Florida, promossa e firmata da Ron De Santis, ha ritirato centinaia di testi dalle scuole. Il rimedio è peggiore del male. Vietare la cultura, cancellare le opere dell’ingegno umano è sempre un delitto, chiunque lo commetta. Normalmente è l’anticamera di dittature o totalitarismi ; per di più , difficilmente consegue – a medio e lungo termine- gli obiettivi che si prefigge. L’esempio dell’ Indice dei Libri Proibiti dalla Chiesa, sempre più ignorato e da ultimo divenuto ridicolo, ne è una prova. Si tratta di misure destinate ad alimentare proprio il male che vorrebbero estirpare.

La legge della Florida intende limitare nelle scuole le opere letterarie con allusioni sessuali o LGBT. Irreprensibile. È ragionevole che i genitori protestino contro i libri “ideologici” ad uso di bambini e ragazzini, scritti a quello scopo esclusivo, ma una legge che, come un’intelligenza artificiale impazzita, vieta Madame Bovary perché contiene allusioni sessuali e/o LGTB è una norma non solo sbagliata, ma cretina. Oltre a Flaubert, pollice verso per Kurt Vonnegut e Saul Bellow, John Grisham, Raymond Chandler, John Steinbeck. Colpito e affondato Garcìa Màrquez per Cronaca di una morte annunciata, Philip Roth per Il lamento di Portnoy e Pastorale americana , Garcìa Lorca , Sulla strada di Jack Kerouac, che spiega dell’America contemporanea molto più dei libri di storia. Non si salvano un conservatore come Tom Wolfe né l’autrice della saga di Harry Potter, J.K. Rowling. Ritirato il suo romanzo Il seggio vacante, come – sconcertante- uno dei capolavori in lingua inglese, Il paradiso perduto di John Milton, un’opera cristiana che dovrebbe piacere a De Santis.

Il massiccio divieto governativo che prende di mira questi nomi e le loro opere deve essere fermato precisamente perché prende di mira quei nomi e quelle opere. La censura è diventata una partita tra opposte follie , una guerra partigiana dove tutti sono perdenti . De Santis agisce nella stessa maniera degli avversari che combatte. Dunque, oltre le intenzioni, non è migliore di loro. I danni della cultura della cancellazione – promossa da nazioni e civiltà che avevano fatto della libertà una bandiera- sono immensi, ma si combattono con più libertà, più dibattito, educazione allo spirito critico e al libero giudizio.

Il campo d’azione della guerra culturale è illimitato. Si chiudono gli interstizi, si sbarrano le intercapedini; nessuna fenditura è ammessa. Dilaga la censura “risvegliata” di libri, personaggi, statue, toponomastica, arte non corrispondente al criterio dell’odiernità trionfante. Riportiamo alcuni brani del nostro La guerra delle parole ( Nexus Edizioni, 2023).

Aristotele, gigante del pensiero universale, è contestato non nel merito – questa modalità non è contemplata dai guerrieri del Reset in missione permanente per conto del bene- ma in quanto, duemilacinquecento anni fa, scrisse alcune frasi favorevoli alla schiavitù. Poiché il centro del cratere è l’America – nata in contrapposizione alla civiltà europea sin dall’origine puritana – non poteva mancare l’attacco a uno dei testi che fondarono la narrativa americana nel XIX secolo, Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain. Il romanzo narra la storia di un ragazzo ribelle nel sud degli Stati Uniti, attorno al grande fiume Mississippi. Un’università sta bonificando il linguaggio eliminando la parola nigger, negro, che compare nel testo centodiciannove volte. Quello, tuttavia, al tempo di Twain, era il modo normale di chiamare le persone di colore, per quanto spregiativamente. A nulla vale che nel libro sia centrale il tema dell’amicizia e della solidarietà tra due fuggiaschi, il giovane Huckleberry e uno schiavo “afroamericano” evaso da una piantagione.

A forza di ripulire il pensiero ed il linguaggio, resta una lavagna cancellata, un enorme spazio bianco, la tabula rasa. Difficile far capire che è proprio ciò che vuole il Dominio attraverso i suoi agenti culturali, le tecniche psicologiche e la programmazione neurolinguistica. Dalla Divina Commedia si cancellano i riferimenti negativi a Maometto (gli islamici non scherzano), mentre William Shakespeare deve affrontare accuse di sessismo (La bisbetica domata), antifemminismo (la figura negativa di Lady Macbeth) mancanza di rispetto per i disabili (il personaggio di Calibano nella Tempesta e lo stesso Riccardo III) di antisemitismo per la caratterizzazione dell’usuraio Shylock nel Mercante di Venezia.

Sta capitando di peggio a Roald Dahl, uno dei più letti autori di letteratura infantile. Gli editori stanno riscrivendo i suoi libri letti da milioni di bambini di tutto il mondo. Solita motivazione: non sono abbastanza “inclusivi”. Parole come grasso, brutto, nano, piccolo spariscono dal testo, sostituiti da circonlocuzioni, spesso con effetti ridicoli o grotteschi. Il ragazzino obeso de La fabbrica di cioccolato diventa così “enorme” (ma non è peggio?). I nani sono “piccoli uomini” senza che la loro statura aumenti di un millimetro, o “piccole persone”, per non dare giudizi affrettati sulla loro autopercezione di genere. Per motivi misteriosi, è oggetto di riscrittura la calvizie delle streghe del romanzo omonimo. Il testo “purgato” prevede che ai giovani lettori sia fornita una grottesca spiegazione “corretta”: “ci sono molte altre ragioni per cui le donne potrebbero indossare parrucche e non c’è certamente niente di sbagliato in questo”. Delizie inclusive. La signora Sporcelli – personaggio della Fabbrica di cioccolato, non sarà più “brutta e bestiale”. Ce ne rallegriamo, come del fatto che ne Le streghe, “non essere sciocco”, monito rivolto dalla nonna all’ Io narrante, diventi “non puoi andare in giro a tirare i capelli a tutte le donne che incontri”. Vietato giudicare “sciocco” qualcuno, e pazienza se il termine è tra i più educati. La rimozione di “brutto” e “grasso” getta una luce sinistra sui moventi neolinguistici: un sottile veleno, un razzismo antropologico che nega la realtà attraverso la cancellazione delle parole. Non c’è, là fuori, “la vie en rose”, ma la dura- spesso sgradevole – realtà quotidiana. Il modello è quello dei “vincenti” dell’american way of life. Ciò che è considerato negativo nel loro modello ideale è nascosto o cancellato. Risultato: negazione dell’evidenza, incapacità di accettare le proprie imperfezioni e le altrui, paura di guardare con i propri occhi. Cancellare le parole non modifica ciò che descrivono. Il paraplegico non recupera l’uso delle gambe da “diversamente abile” e la “persona con problemi alla vista” non rivede la luce. 

Nel caso di Dahl, non è risparmiato il celeberrimo personaggio di Matilda, che non viaggia più con la fantasia “su vecchi velieri con Conrad. Andò in Africa con Hemingway e in India con Kipling”. Salvato Hemingway, pollice verso per gli autori di grandi romanzi d’avventura, Rudyard Kipling e James Conrad, per sospetto razzismo. Così Matilda “è andata nelle tenute del Diciannovesimo secolo con Jane Austen, in Africa con Hemingway e in California con Steinbeck.” La Austen, autrice di Ragione e sentimento, è probabilmente scelta in quanto donna; John Steinbeck, autore di Furore e Uomini e topi, è “politicamente corretto “per la sua critica alla società americana al tempo della Grande Depressione. Un altro personaggio, una cassiera di supermercato che scrive lettere per un uomo d’affari diventa “una grande scienziata e gestisce un’impresa”.

Per portare avanti questa operazione di riscrittura orientata, l’editore di Dahl si è avvalso di Inclusive Minds, un gruppo che riunisce molti sensitivity readers, figure professionali che hanno il compito di individuare, all'interno di un testo destinato alla pubblicazione, parole, frasi e concetti ritenuti offensivi e lesivi della sensibilità e della cultura delle comunità di minoranza, apportando modifiche alle opere esaminate. La pulizia linguistica dei censori postmoderni, impiegati di concetto dell’Impero del Bene, svuota la mente, oltre a sfregiare contenuti altrui. Inclusive Minds, attiva dal 2013, definisce se stessa “un'organizzazione che lavora con il mondo del libro per bambini per sostenerli nella rappresentazione autentica, principalmente collegando gli operatori del settore con coloro che hanno vissuto l'esperienza di una o più sfaccettature della diversità. “Una dirigente spiega che occorre “garantire una rappresentazione autentica, lavorando a stretto contatto con il mondo del libro e con coloro che hanno vissuto l’esperienza di ogni aspetto della diversità”. Perfetto esempio di bispensiero neolinguistico: manipolare, censurare, cambiare il senso del lavoro di un autore diventa “garantire una rappresentazione autentica”.

I bambini sono i destinatari privilegiati dell’indottrinamento: non si contano- non solo in ambito anglosassone- sussidiari e pubblicazioni orientati alla nuova rappresentazione della sessualità e dell’identità ad essa collegata, alle teorie di genere, alla normalizzazione positiva dell’omosessualità, della transessualità e del cambio di sesso: “sfaccettature della diversità”. Intanto, la guerra culturale si intensifica nella battaglia dei libri vietati, che nell’anno passato sono stati più di milleseicento nelle scuole americane. Nel mondo occidentale è in corso una durissima guerra culturale fatta di divieti, bavagli, che ha negli Stati Uniti l’epicentro e il luogo della battaglia più sanguinosa, la cui onda d’urto si diffonde in tutto il mondo, producendo una tabula rasa e perfino opposti indici di libri proibiti. La faccia nascosta della democrazia…

Le intenzioni dei campi contrapposti della battaglia culturale, autori delle liste di proscrizione della cultura sono diverse, benché qualche divieto sia sorprendentemente comune. Non nascondiamo la nostra preferenza per chi reagisce all’onda woke, ma non approveremo mai censure generalizzate ed elenchi di libri proibiti. Un conto è vietare contenuti inappropriati per i minori, non soltanto nell’ambito della sessualità, un altro è rottamare un immenso patrimonio culturale in nome di alcune mode del presente o della reazione ad esse. 

Un esemplare caso americano è quello di Gender Queer, a memoir, un fumetto o libro grafico per bambini di Maia Kobabe, in cui una quindicenne sogna di avere il cancro e di perdere il seno, ha incubi legati alle mestruazioni, scrive nel diario che non vuole essere una ragazza, ma non vuole nemmeno essere un ragazzo, per cui finisce per dichiararsi asessuale. Contenuti di quel tipo non vanno proibiti ( la libertà vale anche quando ci indigna…) ma non devono essere messi a disposizione di bambini e minori, o addirittura imposti nelle scuole, come accade con troppe follie pericolose e con testi contenenti riferimenti, descrizioni e fotografie di atti o condotte sessuali ad uso dell’infanzia.

E’ una protezione normale, necessaria, assai diversa dalle risibili giustificazioni con cui, dall’altro lato della barricata culturale, sono modificati, rimossi o sottoposti ad avvisi preventivi  (trigger warnings) testi e contenuti audiovisivi, messe in guardia editoriali con il fine di “proteggere” da idee considerate arretrate o inappropriate da chi esercita potere, in realtà tese a screditare tutto ciò che non è conforme al pensiero dominante.

La Fattoria degli Animali di George Orwell fu bandita dai regimi comunisti a causa della potente metafora che rappresentava. Anche Il Piccolo Principe di Saint Exupéry fu messo in discussione per la sua "fantasia illimitata". Ragionevole è il divieto di libri e supporti educativi scolastici “risvegliati” con atti sessuali espliciti e la diffusione di comportamenti, condotte, stili di vita contrari alla legge naturale, che addirittura seminano il dubbio sull’identità personale e sessuale dei destinatari.  

Nello Stato americano dell’Iowa una legge limita la diffusione nelle scuole pubbliche, sino alle medie, di libri con immagini e teorie che l’ideologia di genere cerca ostinatamente di includere nei programmi. La governatrice Kim Reynolds ha bloccato la sessualizzazione precoce degli scolari che stava facendosi strada nello Stato. Il suo ragionamento è condivisibile: “I nostri figli e i nostri insegnanti meritano di meglio. Meritano gli strumenti per aiutare i ragazzi ad avere successo, non una dannata distrazione in un libro disgustoso e pornografico che non dovrebbe mai e poi mai essere in una classe. Ora, se sei un genitore e pensi che sia importante che tuo figlio abbia accesso a ciò, vai a comprare il libro. Non li proibiamo. Vai a comprare il libro, siediti, parla con tuo figlio, ma non diamo questo agli insegnanti o alle scuole. “

La legge dell’Iowa è ben più equilibrata dei tragicomici divieti della Florida: limita la diffusione di libri che descrivono o illustrano atti sessualmente espliciti nelle biblioteche delle scuole pubbliche e di altri contenuti scritti e audiovisivi che l’esperienza e il senso comune reputano inadatti a bambini e minori. Sembra incredibile, ma i libri scolastici con descrizioni e illustrazioni oscene continuano a essere distribuiti in altri Stati Usa e sempre più anche in Europa. Anzi, incredibile non è: l’obiettivo del potere è abbassare il livello della scuola pubblica, osteggiando tutto ciò che può innalzare lo sguardo ed elevare il pensiero, alimentare conflitti artificiali tra generazioni, etnie, “orientamenti sessuali”, accrescere l’odio di sé, il disprezzo per le radici, il relativismo e l’indifferentismo morale, fare sì che il conformismo sia considerato sin dall’infanzia un’alta virtù civile.

In questo senso, la censura unita alla manipolazione educativa resta un potente strumento di intimidazione. Il problema negli Usa è ben grave, e il clima di delazione, assenza di libertà e intimidazione irrespirabile: la American Library Association (ALA) ha ricevuto segnalazioni e richieste di divieto per ben duemilacinquecento titoli nel solo 2022. Tra le opere contestate, insieme con classici contestati per motivi razziali e ideologici, ci sono libri come Il buio oltre la siepe di Harper Lee, Uomini e topi di John Steinbeck. L'obiettivo delle accuse, provenienti prevalentemente da gruppi organizzati che si rivolgono direttamente ai consigli di amministrazione delle biblioteche, è il completo ritiro di un ampio elenco di titoli, autori, temi. Un rogo virtuale, una censura richiesta a gran voce da influenti settori sociali della nazione il cui simbolo è la statua della libertà, tesi soprattutto a sostituire i testi con quelli dell’indottrinamento woke. La cultura della cancellazione è innanzitutto cultura della sostituzione: culturale, civile, ideale, morale, etnica.

La Gran Bretagna segue a ruota: prestigiose università hanno iniziato a rimuovere i libri “impegnativi” o “divisivi” di autori classici per “proteggere” gli studenti. Gli insegnanti, da educatori si trasformano in occhiuti censori, compilatori di liste di proscrizione di idee e elenchi di contenuti da proibire, redattori di glossari di termini da vietare e significati da riconfigurare. Sono segnalati come "preoccupanti" libri di ogni genere, da  Shakespeare a Charles Dickens, Jane Austen e a molti altri classici. Dieci atenei del gruppo Russell, che comprende la maggior parte delle grandi istituzioni educative del Regno Unito, come Oxford e Cambridge, il King's College e la London School of Economics, hanno iniziato a rimuovere quei testi dai programmi di studio. L’indice dell’ignoranza.

Il pretesto è il solito: proteggere gli studenti, la classe dirigente di domani, cui viene  impedito di possedere una visione ampia, complessa e veritiera della realtà. Il romanzo di Colson Whitehead, benché afroamericano, vincitore del Premio Pulitzer 2017, The Underground Railroad ( La ferrovia sotterranea) è stato "permanentemente rimosso" dall'elenco di letture presso l'Università dell'Essex a causa di preoccupazioni circa la rappresentazione della schiavitù. Anche il celebre dramma dello svedese August Strindberg La signorina Giulia, un classico del teatro, è stato ritirato dall'Università del Sussex perché includeva una riflessione sul suicidio. Educati nella bambagia, condannati alla fragilità esistenziale.

Nell’ateneo scozzese di Aberdeen agli studenti viene chiesto di non prendere parte alle discussioni su Geoffrey Chaucer, gigante della letteratura inglese medievale, autore dei Racconti di Canterbury, poiché il corso “potrebbe essere emotivamente impegnativo”. Impressionante regressione culturale, giacché senza sfide emotive non sarebbe stato possibile lo sviluppo di idee nuove, l'ingegno di Oscar Wilde o l'estro scientifico di Einstein, entrambi laureati a Oxford. Che ne sarebbe stato della moderna filosofia politica e dello stesso liberalismo con Thomas Hobbes o John Locke privati delle “sfide”? Un Adam Smith "protetto" per evitargli traumi, avrebbe immaginato l’ Indagine sulla ricchezza delle nazioni ? Quale Terra Desolata avrebbe composto Thomas S. Eliot, forse la terra “utile”?

Una buona istruzione deve essere sostenuta dal libero contrasto di espressioni e di idee. Forse presto metteranno un recinto protettivo attorno all'albero di Newton a Cambridge per impedire a qualche studente di scoprire leggi universali a causa del rischio dell’impatto della mela caduta che ispirò al grande fisico la scoperta delle leggi sulla gravitazione. Autori come, Charlotte Bronte, Graham Greene, Proust, Cormac Mc Carthy, perfino la giallista Agatha Christie sono segnalati come "preoccupanti" o pericolosi. E sono proprio gli insegnanti a farsi carico dell’impoverimento culturale. Un’ inchiesta del Times ha rilevato che gli stessi professori sono impegnati a non rispondere alle richieste di chiarimenti sui cambiamenti nelle liste di lettura. Servilismo nemico della libertà.

La china che stiamo discendendo, ai due lati dell’oceano, è pericolosissima. La posta in gioco è duplice: innanzitutto la libertà, che si nutre di conflitti tra idee, progetti, visioni del mondo , poi l’ intelligenza, la cultura e la formazione ( anche caratteriale) delle nuove generazioni. Per un verso indottrinate spudoratamente, per l’altro impedite a conoscere, valutare, accogliere o respingere la cultura propria e altrui in nome della protezione da idee “dannose” e di nuovi, insidiosi pregiudizi, tra cui quello che il nuovo sia sempre superiore al vecchio, che dunque può essere rimosso, vietato e irriso in nome del presente. Diventa privo di senso perfino l’appello alle “magnifiche sorti e progressive”, impossibili in una civilizzazione al capolinea che nega il futuro uccidendo il passato.

Nessun indice dei libri proibiti ha mai aiutato il miglioramento della condizione umana. Nessuna censura, conservatrice o progressista, agisce in nome della libertà, della cultura, della civiltà. Da circa vent’anni i figli stanno crescendo meno intelligenti dei padri. Calano memoria e capacità di apprendimento. Una delle principali cause è l’impoverimento del linguaggio, figlio dell’ignoranza perseguita. Molti studi dimostrano la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale, l’impoverimento della lingua e la capacità di comprendere, elaborare e formulare pensieri complessi. La graduale scomparsa dei tempi e dei modi ( congiuntivo imperfetto, forme composte del futuro) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento, incapace di proiezioni nel tempo e di ragionare per astrazione.

Meno parole e meno verbi coniugati, meno capacità di ricordare e memorizzare, letture sempre più banali o inesistenti ( la civiltà dell’immagine…) implicano minore capacità di esprimere idee ed emozioni, oltreché meno possibilità di esprimere un pensiero autonomo. Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare. Tutti i regimi totalitari hanno ostacolato la libertà con la proibizione di libri e idee. Se non esistono pensieri, non ci possono essere pensieri critici. Attraverso divieti e proibizioni, producendo nuovi indici di libri, idee, valori proibiti, ci rendono identici, omologati, ignoranti, ubbidienti, schiavi.

La bufera è di origine statunitense e di tendenza liberal, ma fu proprio un americano, Henry David Thoreau, a teorizzare che la disobbedienza è il vero fondamento della libertà. "Gli obbedienti sono nati per essere schiavi."