Tesi verso il risveglio
La situazione, appena risolta, ricomincia a scaldarsi, poiché nessuno trae conclusioni serie dalla Marcia della Giustizia, le nubi cominciano ad addensarsi di nuovo. Finora è difficile dire in che tipo di uragano si svilupperanno.
In primo luogo, nei prossimi giorni, forse ore, il nemico inizierà ad attaccare in piena forza, penso nella zona di Kherson per tagliare la Crimea. Ne hanno bisogno per il vertice NATO dell’11-12 luglio, necessitano di un’argomentazione con il sangue al naso, ma per respingere e vanificare con successo i piani del nemico, noi stessi abbiamo bisogno di una sorta di azione simbolica, ovvero nuove motivazioni e nuove speranze, questo vale per tutti, per l’esercito e per la società, e queste cose sono molto più strettamente collegate di quanto sembri. Abbiamo bisogno di qualcuno che gridi “Avanti! Per la Madrepatria! Per Stalin!” e si getti nella mischia (e non nei cespugli).
In secondo luogo, le autorità continuano a rifiutare il fatto che ci troviamo già in una situazione di emergenza (Ernstfall), il che significa nuove condizioni – anche legali – di esistenza politica. Prigozhin ce lo ha ricordato duramente. Questo messaggio (e non le richieste formali, impossibili da soddisfare sia nella sostanza che nella forma) avrebbe dovuto essere letto, compreso e messo in pratica. La domanda è stata posta da Prigozhin e l’intera nazione si aspettava una risposta, che però non c’è. Anzi, l’assenza di una risposta è essa stessa una risposta, a mio avviso storicamente e politicamente sbagliata.
In terzo luogo, gli eventi – sia l’intera SMO che la recente insurrezione – dimostrano che è necessaria una ristrutturazione del nostro sistema politico. In parte si è dimostrato abbastanza adeguato, per questo è stato in grado di resistere a questi colpi, e in parte no, perché questi colpi ci sono stati e hanno dovuto essere respinti. La classe dirigente si sta adattando allo sforzo bellico, ma troppo lentamente e senza un adeguato simbolismo. La propaganda ha una vita propria, non dico che sia inutile, ma troppo spesso non è diretta a nulla.
In quarto luogo, tutto ciò che facciamo (e spesso in modo corretto e sensato), lo facciamo con un notevole ritardo. Se addirittura saliamo su un treno quando questo si è mosso e dobbiamo correre a perdifiato per raggiungere l’ultimo vagone e rischiare di saltare dalla banchina, facendo cadere i bagagli, e la guerra moderna è soprattutto una questione di velocità, sia di iniziativa che di reazione. Esiste un’intera filosofia della velocità, la dromologia, che studia, tra l’altro, il fenomeno della dromocrazia, ovvero il potere basato sulla velocità [N.d.T.: Teorizzata dal filosofo e stratega Paul Virilio]. Nella NATO, questo aspetto fa parte da tempo della strategia e della tattica e non si tratta dell’età delle persone che prendono le decisioni (a volte questo fattore conta, ma non è il principale), ma del temperamento, della passionalità. Si potrebbe dire: qualsiasi cosa facciate, fatela in fretta, anche se si commette un errore, si guadagna tempo per correggerlo. Se fai un errore velocemente, lo correggi velocemente, e se si impiega molto tempo a pensare, misurare, decidere, e poi si sbaglia, ci vorrà altrettanto tempo per venirne a capo. Se continuiamo a essere in ritardo, a procrastinare e a esitare, non faremo bene.
Ecco un modo: guardate a ciò che rimandate a dopo – domani, dopodomani, il “dopo elezioni” – e fatelo ora, immediatamente. È come saltare da un aereo: fa paura, fa venire le vertigini, ma poi ci si libra nell’aria come un uccello nel cielo. Facciamolo oggi, quello che non riusciamo a fare in tempo, forse non avremmo dovuto farlo.
Alla fine tutto si sistemerà, al momento del Risveglio. Siamo ancora in un semi-sonno. Viviamo, governiamo e combattiamo. È ora di svegliarsi.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini