Romania al voto: socialdemocratici favoriti, ma la "golden share" ce l'hanno i piccoli partiti
La campagna elettorale che precede le elezioni politiche di domenica in Romania è ormai agli sgoccioli. I cosiddetti partiti minori stanno alla finestra, in attesa di vedere quale sarà lo schieramento che otterrà il maggior numero di consensi, consci del fatto che il loro supporto potrebbe essere decisivo per garantire una solida maggioranza di governo. Come sottolineato oggi dal presidente Klaus Iohannis, è stata una campagna tranquilla, forse troppo. Gli ultimi appelli dei partiti politici riguardano la partecipazione al voto che, se sarà alta, porterà dei vantaggi al centrosinistra e di conseguenza al Partito socialdemocratico (Psd), principale schieramento di quest'ala politica in Romania e ritenuto dai sondaggi come probabile vincitore.
Nel centrodestra, invece, il Partito nazionale liberale è l'unico considerato in grado di minacciare la vittoria dei socialdemocratici, mentre l'Alleanza liberaldemocratica (Alde), il Partito movimento popolare (Pmp) e l'Unione democratica dei magiari in Romania (Udmr) si aggirano intorno alla soglia elettorale del 5 per cento, quella necessaria per entrare a far parte della prossima legislatura. L'ultimo sondaggio, condotto da Kantar-Tns, mostra che il Psd è al primo posto con il 40 per cento delle preferenze seguito a sorpresa dal partito Unione salvate Romania (Usr) con il 19 per cento dei consensi. Il sondaggio rivela che il Pnl, quindi, che è sempre stato il secondo partito dalla Romania, potrebbe arrivare terzo, attestandosi solo al 18 per cento delle preferenze.
Secondo questo sondaggio, i socialdemocratici potranno, come già anticipato, formare il nuovo governo con il supporto dell'Alde che si attesta al 7 per cento. In parlamento entrerebbero anche il Partito movimento popolare (Pmp) anch'esso, secondo le stime, vicino a una quota del 7 per cento. L'Udmr e il Partito Romania unita (Pru) non supererebbero, invece, la soglia del 5 per cento. L'Alde, formazione di centrodestra composta da transfughi del Pnl, ha ribadito che, dopo l'esito elettorale confermerà il sostegno ai socialdemocratici, come già verificatosi durante l'ultimo governo del Psd, guidato da Victor Ponta. L'Alde ha anche avanzato una proposta per l'incarico di premier, ovvero l'attuale presidente del Senato, Calin Popescu Tariceanu.
Anche il Partito movimento popolare (Pmp) che arriverebbe a prendere il 7 per cento, ha un proprio programma di governo e come premier punta tutto sul suo esponente di punta, l'ex presidente Traian Basescu. Ultimamante, Basescu ha mostrato segnali di avvicinamento ai liberali e se la formazione che guida riuscirà a superare lo sbarramento del 5 per cento necessario per entrare in parlamento, è possibile un'alleanza che formerebbe una nuova importante entità politica di centrodestra in Romania. "La mia esperienza non la può negare nessuno. Ogni volta che dico che sono il miglior primo ministro che la Romania possa avere, nessuno reagisce. Ho accumulato molta esperienza e conosco troppo bene e il paese e lo stato", ha affermato in uno dei suoi ultimi comizi elettorali Basescu.
"Se i liberali accettassero di formare un governo con me come premier, creerei il ministero della riunificazione del paese (riunificazione con la Moldova, un vecchio "pallino" di Basescu) e accetterei le priorità del programma di governo del Pmp per quanto riguarda la natalità, l'istruzione e la sanità. Se queste condizioni non verranno soddisfatte, il Pmp resterà all'opposizione", aggiungeva Basescu. L'ex capo dello stato quindi apre ai liberali, ma a determinate condizioni che collidono con l'intenzione del Pnl e dell'Unione salvate la Romania di coalizzarsi dopo l'esito elettorale e proporre per l'incarico di premier Dacian Ciolos, attuale capo del governo ad interim alla guida del paese. Oggi peraltro, Ciolos ha invitato la popolazione a sostenere il Pnl e l'Usr, sostenendo che queste formazioni sarebbero le uniche in grado di perseguire il lavoro svolto dal suo esecutivo.
Alcuni esperti politici della Romania sostengono che se l'Unione democratica dei magiari, espressione della minoranza ungherese, riuscirà a raggiungere la soglia del 5 per cento, si alleerà col Pnl. Per il centrodestra romeno non sarà una battaglia facile, dato che il centrosinistra può contare su un numeroso bacino di elettori che, se verrà mobilitato a dovere, farà sicuramente la differenza. Le elezioni si svolgeranno, quest'anno, secondo una nuova legislazione: si rinuncia al sistema del voto uninominale e si torna al voto di lista, utilizzato per l'ultima volta nel 2004. Ci saranno anche nuove norme di rappresentanza: un deputato ogni 73 mila abitanti e un senatore ogni 168 mila. Per i 466 seggi nel parlamento si sono iscritti nella corsa elettorale 6.493 persone.
Sempre più numerosi i romeni all'estero, il cui numero è stimato a oltre tre milioni di persone, che continueranno a essere rappresentati da due senatori e quattro deputati. Per i romeni con domicilio o residenza all'estero, una novità è l'introduzione del voto per corrispondenza. Le elezioni parlamentari dell'11 dicembre segnano non solo il ritorno al voto di lista, ma anche l'aumento del numero dei seggi elettorali all'estero, a causa delle tensioni create alle elezioni presidenziali del 2014 durante le quali i romeni dalla diaspora sono rimasti in coda per ore ad esercitare il loro diritto di voto. Il governo ha proposto di istituire 417 seggi elettorali all'estero, 123 in più rispetto alle elezioni presidenziali del 2014.