Katehon, la geopolitica vista dalla Russia
Da noi, in Italia, viene studiata da una nicchia di appassionati. Ma in tutte le grandi potenze europee e naturalmente anche in Russia, negli Stati Uniti e in Cina, la geopolitica è materia di studio all'interno dei governi e dei ministeri strategici. A Mosca, Londra, Berlino e Parigi esistono importanti associazioni e riviste di geopolitica che in diversi casi offrono spunti di riflessione all'establishment istituzionale e una di queste è la rivista russa Katehon.
Un nome che potrebbe sembrare bizzarro, vista l'origine religiosa del termine (il “katehon” è colui che , secondo le Sacre Scritture, frena l'avvento dell'Anticristo e il trionfo del regno del Male sulla terra). Ma i responsabili di questo “pensatoio” coordinato dallo studioso Leonid Savin e dal filosofo e scrittore russo Alexander Dugin, presente anche on line in tutte le lingue europee e in arabo (www.katehon.com), spiegano che il termine si adatta perfettamente alla bisogna. “Il termine Katehon nel nostro caso ha anche connotati politici", sottolineano, "in quanto il pensiero unico moderno e globalista cerca di allontanare i popoli dalla tradizione cristiana, sostituendola con altri credi materialistici ed antitradizionali che coinvolgono anche le azioni della politica”. Il sottotitolo della rivista, Geopolitica e tradizione, riassume perfettamente il pensiero fondante dell'iniziativa editoriale, guardata con grande interesse e sostegno dalle parti del Cremlino.
Sulla vicenda dell'Ucraina e di tutto quello che ha scatenato a livello internazionale (sanzioni in primis), sulla crisi siriana e l'intervento militare russo contro l'Isis, sui difficoltosi rapporti con la Turchia, gli studiosi russi di “Katehon”hanno spesso anticipato i tempi. Tre anni fa, ad esempio, nel corso del convegno leghista di Torino, che incoronò Matteo Salvini segretario federale, uno dei promotori di Katehon, Alexey Komov, sottolineò che in Ucraina si stava preparando un blitz armato antigovernativo ed antirusso con la scusa di favorire i rapporti con l'Ue. Pochi mesi dopo, lo stesso Dugin, invitato ad un convegno a Milano dall'Associazione culturale Lombardia Russia, dichiarò che Putin non sarebbe stato a guardare senza reagire ai tentativi di destabilizzare la Siria dell'alleato Assad. Ma a Katehon collaborano anche studiosi di tutta Europa, dalla Francia alla Grecia, dalla Germania alla Serbia.
Alcuni di loro collaborano con i partiti identitari e sovranisti che in questi ultimi mesi stanno incrementando i loro consensi ovunque, altri sono docenti universitari o consiglieri di importanti esponenti governativi, altri ancora insegnanti e studiosi “puri” di geopolitica. Con un unico comune denominatore: la difesa della tradizione dell'Europa cristiana, oggi minacciata non soltanto dal terrorismo internazionale, ma anche e soprattutto dal mondialismo che si cova dentro da anni. E termini quali “guerre di civiltà”, tra Islam e Europa (o meglio, Eurasia), qui sono banditi e lasciati alla propaganda dei vari Huntington, lautamente stipendiati dalle centrali di potere globalista. Perchè, come spiega Katehon, esiste una cultura tradizionale islamica con la quale si deve necessariamente dialogare mantenendo una propria identità ed esistono, spesso finanziati proprio dagli occidentali, caricature estremistiche e violente dell'islamismo che invece vanno combattute con decisione e senza buonismi ridicoli. Proprio come sta facendo la Russia di Putin oggi in Siria e come regolarmente scrivono gli studiosi di Katehon.