Il Soggetto Radicale vincitore di Dio e del nulla

27.02.2023
«Si affacciò in me un’altra idea, assolutamente estrema: e se l’intero processo ciclico di degradazione dall’Età dell’Oro all’Età del Ferro fosse solo una conseguenza dell’avventura del Soggetto Radicale? E se questo soggetto generasse i vari piani di un Inferno sempre più condensato al fine – singolare, forse addirittura riprovevole – di mettersi alla prova nell’abisso della realtà, per incontrare finalmente, al culmine della discesa, il totalmente altro da sé?». (Aleksandr Dugin, Teoria e Fenomenologia del Soggetto Radicale, AGA Editrice, Milano 2019, pag. 310).

L’Ars maieutica di Aleksandr Dugin

Nel pensiero e nello stile filosofico e metapolitico di Aleksandr Dugin, improntato alla diffusione e all’attuazione del multipolarismo geopolitico e culturale, nonché fondato sulla multipolarità del pensiero che, al dire di Lorenzo Maria Pacini:

«entra in contatto con i vari poli istituendo una relazione che non produce omologazione o annullamento, ma conoscenza dinamica e creativa (…) così da poter preservare la singolarità di ciascuna idea, cultura, tradizione per quello che è» (Introduzione a Aleksandr Dugin, Politica Aeterna, AGA Editrice, Milano 2022, pag.17),

possiamo ritrovare una innovativa e originale modalità filosofica e pedagogica di rinascita strutturale della mens di Socrate e della sua Arte della levatrice, tesa a far partorire nei seguaci del suo pensiero la verità sempiterna del Logos. Alla luce della pedagogia esperienziale, Dugin appare e, anzi, è sostanzialmente paragonabile ad un buon seme, o meglio ad un enzima o ad un potente catalizzatore, il quale gettato nel tino dell’anima – dove ogni pellegrino del Logos spreme col suo sangue “per il bene della causa” il vino buono della Tradizione –, favorisce la sua trasformazione da individuo militante e/o soldato politico a Soggetto Radicale:

«per giungere ad una meta che il pellegrino scoprirà durante l’itinerario, perché prenderà forma a seconda delle proprie scelte. Durante questo percorso, che va ben oltre le dimensioni della nostra soggettiva comprensione, sarà possibile entrare nello stile e nel merito che Dugin imprime nelle pagine delle sue opere con l’obiettivo di innescare il movimento della curiosità, che è principio del filosofare, e che segna l’inizio di una trasformazione individuale il cui esito è parte di quel Mistero che si fa pedagogo nel corso della nostra esistenza. (…)

«La guida, che nella fattispecie del nostro caso è il filosofo Dugin, ha il compito di orientare la ricerca tanto all’esterno, fra i meandri della Storia, tanto all’interno, nel labirinto del Sè in cui si compie il lavoro autentico e radicale, quello che conta davvero e che è capace di modificare ciò che sta fuori (…) il bello di questa lettura sarà proprio la possibilità di cambiare direzione in qualsiasi momento, proprio come avviene durante il cammino, con la meraviglia di non perdersi mai poiché guidati interiormente in un processo trasformativo che ci porta, prima o dopo, alla scoperta di chi siamo realmente». (Ivi, pp. 8-9).

Chi entra in contatto con gli scritti di Dugin e chi, più fortunato, con la verità della sua persona, si rende subito conto di trovarsi davanti ad una personalità poliedrica coltissima e ricca di umanità, a un vero gigante dell’intelletto russo e mondiale. La cui straordinarietà non è data tanto dall’immensa conoscenza dello scibile da lui posseduta, quanto dalla profondità e dalla vastità della sua intuizione, una struttura dell’anima/coscienza ossia del Sé, capace di manifestarsi ordinariamente soltanto dopo un grande lavorio su sé stessi. Tuttavia, la grazia propria di Dugin – con meraviglia dei suoi lettori affamati di verità – consiste nella capacità di risvegliare in loro lo stesso potere d’intuizione, con improvvisi guizzi di luce intellettuale di ordine socratico che danno consolazione, forza, strutturano l’interiorità dell’individuo secondo l’ordine naturale-divino e orientano alla scelta nella lotta di Civiltà per un mondo multipolare.

Riflessioni sul Soggetto Radicale

Con queste premesse e in questa direzione va anche a collocarsi, dall’iniziale enzima duginiano gettato nel tino della nostra anima, la raccolta di articoli sul Soggetto Radicale da noi scritti e ora giunta alla sua ventiseiesima puntata, che ha visto anche, a metà dell’opera, la pubblicazione del volume Mistica Guerriera del Soggetto Radicale, edito da AGA nel dicembre 2022 con prefazione di Lorenzo Maria Pacini.

Lungi dall’essere ritenute da chi scrive quali interpretazioni esclusive del pensiero duginiano, le riflessioni sul Soggetto Radicale espresse nei nostri articoli e da noi argomentate in vista sia di una meditazione interiore di ordine riflessivo, sia di un dialogo interpersonale e di Area sul tema, rappresentano limpidamente la maturazione – certamente mai superbamente intesa come definitiva e compiuta – che il buon fermento di Dugin ha saputo realizzare nel nostro cuore, nella nostra mente, nella nostra anima e nella nostra weltanschauung. La sostanza ultima di questi articoli, può venire intercettata e letta a tutti gli effetti come una serie di riflessioni critiche ex post, scaturite da una profonda lettura dei testi di Dugin, i quali in itinere ha suscitato un’esperienza contemplativa di tipo metafisico capace di operare il risveglio luminoso dell’anima e delle sue strutture di ordine intuitivo, empatico, penetrante, consapevole.

In un prossimo articolo, sulla scorta delle intuizioni e delle riflessioni di Luca Siniscalco e di Lorenzo Maria Pacini sulla Ars Regia usata da Aleksandr Dugin come alchimia di decostruzione (nigredo), costruzione (albedo) e proiezione (rubedo) del ragionamento filosofico, ne tracceremo un interessante parallelo con il processo di lavorazione interiore proprio della via purgativa, della via illuminativa e della via unitiva caratteristici della tradizione ascetica e mistica cristiana, in ordine alla teoria e alla fenomenologia proprie dell’antropologia mistica.

Al momento, invece, ci permettiamo di sintetizzare, di perfezionare e di arricchire per mezzo di autorevoli citazioni, ciò che abbiamo scritto nel precedente articolo “Dall’Arcangelo Michele al Soggetto Radicale: la filiazione del desiderio”, il quale rappresenta il punto attuale di ancoramento nella nostra ricerca teologica, metafisica, antropologica e fenomenologica concernente la realtà del Soggetto Radicale, così come ci viene soggettivamente ispirata dagli scritti di Aleksandr Dugin (l’articolo è visibile al seguente link: https://www.ideeazione.com/dallarcangelo-michele-al-soggetto-radicale-la-filiazione-del-desiderio/).

Una scelta d’amore come scelta dell’Amore

«Quando da giovane lessi Cavalcare la tigre di Julius Evola, rimasi folgorato da una frase di Nietzsche riportata nel libro, secondo cui il superuomo è “vincitore di Dio e del nulla” (…) Secondo Nietzsche, il superuomo vince Dio e il nulla. Perché parliamo di questa figura, estranea al nostro ambiente tradizionalista? (…) Ho passato decenni a riflettere sul “vincitore di Dio e del nulla”. Il mio primo articolo programmatico, scritto in francese, era dedicato proprio al superuomo. Come suo ampliamento, nacque il libro – inedito – I Templari dell’Altro (…) Il libro inedito I Templari dell’Altro è dedicato proprio a questo: usando strumenti mitologici, filosofici, mistici, sociologici, politici, psicologici e fenomenologici, descrivo il progetto del Soggetto Radicale, che attende la desacralizzazione del mondo per affermare sé stesso, la purezza d’acciaio del suo spirito, sempre identico a sé e assolutamente invincibile. Il suo essere ama il materialismo, la materia, vedendovi una sfida – gli piace meno l’idealismo, perché lo dà per scontato. Il suo spirito brama l’ultima prova, la prova più terribile, l’immersione nella gelida cascata delle acque materiali e infernali. È lì che afferma la propria dignità e un’incomparabile superiorità». (Aleksandr Dugin, Teoria e Fenomenologia del Soggetto Radicale, AGA Editrice, Milano 2019, pp. 304,306, 311).

Il Soggetto Radicale, attraverso la discesa negli inferi, “per incontrare finalmente, al culmine della discesa, il totalmente altro da sé” (Dugin), realizza in questo modo la sua purificazione (katharsis) e lo svuotamento di sé (kenosis). Katharsis e kenosis, rappresentano la dinamica esistenziale (dynamis) dell’acquisizione del suo desiderio di Dio. Durante la “immersione nella gelida cascata delle acque materiali e infernali” (Dugin), la sua nietzschiana volontà di potenza viene annientata, viene trasformata e, infine, viene manifestata come angelologica volontà di totale appartenenza al Divino.

In questo passaggio metafisico dall’ultraumano del superuomo alla soprannaturalità dell’angelo fedele, si realizza, tramite una grande sofferenza esistenziale, quel capovolgimento cosmico interiore che porterà il Soggetto Radicale all’immersione e all’abbeveramento nella fonte primordiale di MIKA’EL per spegnere per sempre il suo a-teistico supplizio e, quindi, conseguire la sua filiazione angelologica come messaggero del desiderio di Dio.

Un passaggio metafisico di filiazione angelologica sofferto, generato lentamente e inesorabilmente dalla scoperta della verità incontrovertibile e della conseguente necessità antropologica del desiderio di Dio, all’interno dell’immane prova della discesa negli inferi e dei tre gradi tanatologici di conoscenza impersonale e/o personale di Thanatos, l’angelo della morte. (Vedi link precedente per approfondimento sui gradi tanatologici di conoscenza della Morte)

Siffatto desiderio di Dio, il quale si manifesta come volontà di totale appartenenza al Divino, e che ridisegna completamente la cartografia interiore del Dasein proprio del Soggetto Radicale, viene confermato esistenzialmente da due felici passaggi ad alta intensità spirituale racchiusi nelle Confessioni di Sant’Agostino:

«Fecisti nos ad Te, et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te. Tu ci hai creati per Te, ed il nostro cuore è inquieto, finché non si riposi in Te». (Agostino d’Ippona, Confess. 1, 1; Migne P.L. 32, 661).

«Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo, e nelle bellezze che hai creato, deforme, mi gettavo. Eri con me, ma io non ero con te. Da te mi tenevano lontano quelle cose che, se non fossero in te, non esisterebbero. Hai chiamato e hai gridato e hai rotto la mia sordità, hai brillato, hai mostrato il tuo splendore e hai dissipato la mia cecità, hai sparso il tuo profumo e ho respirato e aspiro a te, ho gustato e ho fame e sete, mi hai toccato e mi sono infiammato nella tua pace». (Agostino d’Ippona, Confessioni, X, 27, 38, in Benedetto XVI, Udienza Gen. 30 gennaio 208).

Il vincitore di Dio e del nulla

Nella metafisica il Bene è la natura dell’Essere, il quale è il fondamento di tutte le cose e le cose sono la dimostrazione della sua esistenza come Essere (Vedi ad es. le Cinque Vie di San Tommaso d’Aquino). Così in teologia l’Amore è la natura di Dio che è l’Essere, il fondamento di tutte le cose e le cose sono la dimostrazione della sua esistenza come Dio Amore. La relazione col Divino, quindi, per ogni individuo si basa sull’amore, anche per il Soggetto Radicale, radice dell’individuo.

Perciò, in questa logica d’amore – sola logica possibile ed esclusiva –, per il Soggetto Radicale essere “vincitore di Dio e del nulla”, significa vincere Dio con il proprio amore, in quanto la “totalità” espressa dal suo struggente desiderio di Dio, penetra e vince il cuore dell’Essere di Dio, di “Io Sono Colui che È”. Nell’apertura dell’Uovo del mondo e nella discesa della propria anima verso il basso, nel Sole di Mezzanotte dell’Urgrund antropologico-esistenziale, nel desiderio totalizzante scaturito dalla sua filiazione angelologica, il Soggetto Radicale quindi ritrova Dio e lo vince con il suo ardente desiderio d’amarlo, vive nella sua Presenza e, in questa glorificazione dell’Essere, egli trionfa, distrugge e vince anche il non-essere del nulla.

Questa nuova condizione di vincitore di Dio, di trionfatore sull’Amore assoluto vissuta dal Soggetto Radicale, rappresenta uno stato spirituale intriso di umiltà, gratitudine, grandezza in Lui e determinazione a combattere contro i nemici di Dio, uno status che viene ben espresso dal contenuto del Salmo 139, rivelazione poetica e mistica della realtà della Presenza Divina vissuta nella sua anima:

«Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile. Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: “Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte”, nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce. Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno. Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio! Se volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te. Se tu, Dio, uccidessi i malvagi! Allontanatevi da me, uomini sanguinari! Essi parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano. Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che si oppongono a te! Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici. Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità». (Salmo 139 [138], 1-24).

La volontà di totale appartenenza di ordine angelologico che abbiamo sinteticamente fin qui descritto, possiamo decisamente identificarla con la Volontà Post-sacrale di cui ci parla Aleksandr Dugin e che rappresenta il risveglio del Soggetto Radicale:

«Vi propongo ora alcune formule complementari al Soggetto Radicale. In primo luogo, una Volontà Post-sacrale non generata dalla Tradizione, né ammessa dalle religioni; essa viene emanata dal Soggetto Radicale, a cui fa ritorno: esige un risveglio immediato e incondizionato. Il suo senso più profondo risiede nell’essere slegata dalla Tradizione esterna. Essa sorge in assenza della Tradizione, dopo che si è già verificato l’occultamento del paradigma premoderno, ma anche dopo la fine del moderno, nel corso della transizione verso la fase più terribile – il postmoderno. Nulla risveglia il Soggetto Radicale ad eccezione di questa Volontà Post-sacrale (…) Il Soggetto Radicale è l’actor della Nuova Metafisica, il suo punto più estremo e polare. Esso appare quando è ormai troppo tardi e tutto il resto è scomparso. Il suo risveglio non può essere pianificato, ma è provocato dalla Volontà Post-sacrale, che non coincide con il sacro, ma nemmeno con il nulla». (Aleksandr Dugin, Ivi, pp. 311, 68).

La Volontà Post-sacrale è una pulsione animica innata di ordine intuitivo/istintivo, un impulso dell’Atman, una corrente vitale di piena coscienza del Sé. Ossia, è la presa di coscienza sperimentale da parte dell’anima della sua condizione di creaturalità e di totale dipendenza dal Divino che è Amore, ma che vuole l’anima stessa libera di scegliere o di non scegliere il suo Amore. Perché oltre l’eros e l’agape, Egli desidera la philia dell’anima, la possibilità di diventare Amici, nonostante il salto ontologico tra Creatore e creatura (che Egli, per i battezzati, colma con il suo amore per mezzo dei meriti del suo Figlio, l’Uomo-Dio Gesù).

La Volontà Post sacrale, “che non coincide con il sacro, ma nemmeno con il nulla” (Dugin), prende forma quando il Soggetto Radicale nella parousia del suo abbandono, della sua sofferenza a-teistica nella “immersione nella gelida cascata delle acque materiali e infernali” (Dugin), ha intuizione circa la verità incontrovertibile che la sua natura profonda è desiderio di Dio, e che questo stesso desiderio d’istinto lo spinge naturalmente – in una scelta di totale libertà – alla conseguente necessità antropologica di totale appartenenza al Divino. Una scelta di totale libertà Post-sacrale, senza il sacro, alle porte del nulla “per incontrare finalmente, al culmine della discesa, il totalmente altro da sé” (Dugin), alla quale il Soggetto Radicale dice un convinto ed immediato Sì:

«Il Soggetto Radicale decide separando in profondità gli spazi dell’essere, realizzando così quella esperienza sovrana che, complementarmente a Schmitt, è stata concepita da Georges Bataille – il quale la definì nei termini di un’“adesione lampante, e in un certo senso solare, all’istante”. L’esperienza della decisione si coagula nella Volontà Post-sacrale, che risveglia la fiamma del Soggetto Radicale». (Aleksandr Dugin, Ivi, Dalla Prefazione di Luca Siniscalco pag. 22).

In questo modo l’“immersione nella gelida cascata delle acque materiali e infernali” (Dugin), si trasforma ipso facto nell’immersione e nell’abbeveramento da parte del Soggetto Radicale nella fonte primordiale di MIKA’EL, per così conquistare la sua filiazione angelologica come messaggero del desiderio di Dio, nella Volontà Post-sacrale di totale appartenenza al Divino e nel suo “impossibile” – inteso come imprevedibile o, meglio, non previsto – “risveglio” nella lotta per il Grande Risveglio contro l’unipolarismo e il globalismo, imposti dal Grande Reset dei demoniaci signori dell’oro di Davos:

«Il risveglio del Soggetto Radicale cade nei domini dell’impossibilità, caratteristica di questa metafisica nuova – la post-metafisica, o metafisica del superuomo – che infatti è impossibile per definizione, essendo in tutto e per tutto imprevista. Secondo i programmi, il dramma del mondo è all’ultimo atto. Null’altro dovrebbe accadere sennonché, improvvisamente, un istante prima della fine, inizia qualcosa di nuovo. Gli spettatori stanno per alzarsi dopo aver visto il balletto, le sedie stridono, ma improvvisamente comincia un’opera nuova, che non potrebbe né dovrebbe esistere. Ma… cosa succede? Gli attori sul palco si mettono a cantare, l’opera si sviluppa in un dramma, poi in rock and roll. Sbalordito, il pubblico mormora: “Impossibile! Lo spettacolo dovrebbe essere terminato”. Il buffet è finito, la metropolitana sta per chiudere, i biglietti sono esauriti, le luci della città si spengono, per strada non c’è nessuno… Ma il dramma è al suo culmine… Sta accadendo qualcosa che non può avvenire in un teatro normale, nella vita di tutti i giorni… Eppure, accade. Ecco un’immagine dell’impossibilità. L’impossibilità del trionfo da parte del Soggetto Radicale non deriva da ostacoli materiali o dallo scetticismo dei politologi – da questo punto di vista, tutto è possibile – ma dal rapporto metafisico tra possibilità e impossibilità. Il Soggetto Radicale sorge fuori da ogni logica ciclica; non da qualcosa, ma oltre ogni probabilità – contro tutto e tutti. Non solo contro l’umanità, smarrita e agonizzante, ma soprattutto contro le fasi metafisiche dell’Uovo del Mondo – nella cui logica complessiva non c’è nulla di programmato, salvo il capovolgimento finale. Tale impossibilità non coincide con il capovolgimento, ma è qualcosa di fondamentalmente diverso, un inaudito stravolgimento metafisico degli scenari tradizionali e delle pulsazioni dell’Essere. Insolita e inattesa, questa metafisica è il centro del nostro lavoro spirituale. È una dimensione interiore e sacra, post-sacrale, ancora più profonda del tradizionalismo e della nostra lotta contro il mondo moderno e postmoderno. Ecco perché è così difficile comprenderla». (Aleksandr Dugin, Ivi, pp. 311-312).

È la metafisica del Chàos, come precursore del Kosmos, dell’Ordine Divino. Una nuova filosofia del Caos, su base fortemente esperienziale che secondo Aleksandr Dugin dobbiamo avere il coraggio di costruire, la quale non è adatta ai deboli di spirito, e che secondo Lorenzo Maria Pacini è metodo, stile e modo di pensare in una azione continua ed efficace per l’edificazione di un nuovo mondo, il mondo multipolare.