Il Russiagate visto da Mosca
Aleksandr Dugin, considerato dai nemici il “filosofo più pericoloso del mondo”, è autore de “La quarta teoria politica”, studio che teorizza il superamento delle due dottrine del passato (fascismo e comunismo) e dell’unica dottrina rimasta in vita nel presente (quella liberale), tutte definite “totalitarie”. Per Byoblu ha rilasciato una intervista a larghissimo campo, toccando anche i temi del “Russiagate” italiano.
Recentemente in Russia si è svolta un’importante tornata amministrativa. I giornali mainstream italiani hanno parlato dell’inizio del tramonto di Putin. Si tratta di una lettura corretta?
No, è una visione non corretta della situazione. Il potere di Putin è sempre solido. Dal punto di vista quantitativo il risultato elettorale non cambia quasi nulla. Altra cosa è invece il livello qualitativo. Putin è arrivato al termine del suo quarto mandato e ha perso l’occasione per tracciare una strada duratura, per organizzare il “putinismo dopo Putin”. Questo è un problema. La popolazione teme che finita l’era Putin tornino al potere i liberali.
Finita l’esperienza Putin è quindi concreto il rischio che la Russia torni a rivivere i tempi bui dell’era Eltsin?
Questa è una questione aperta. Nessuno sa cosa accadrà nel dopo Putin. In Russia esistono tre livelli: il popolo è tradizionalista, poi c’è una élite che spinge per la globalizzazione e l’occidentalizzazione e infine c’è Putin che è parte dell’élite, ma condivide i valori del popolo. Putin è un leader popolare e “populista” perché ascolta la gente, circostanza questa che le élite non tollerano. In ogni caso, i cittadini russi non legittimeranno mai il ritorno al potere dei liberali, ma purtroppo Putin non ha preparato la sua successione e quindi tutto può, in ipotesi, accadere in futuro. Putin potrebbe ancora indicare un suo successore che persegua la sua politica di vicinanza al popolo. Esistono figure di questo tipo, ma sono minoritarie fra le oligarchie prevalenti. Per questo, finita l’era Putin, lo scontro tra popolo ed élite sarà inevitabile. I globalisti stranieri proveranno a influenzare queste dinamiche di potere appoggiando le élite russe. Questo è certo.
Hai parlato della “dicotomia tra popolo ed élite”. Anche in Italia questo tema è molto sentito. Negli ultimi tempi è naufragata l’esperienza del governo “giallo/verde”, che era stata dipinta dalla grande stampa come l’avvento del primo governo “populista” nel cuore dell’Europa. Che idea ti sei fatto a tal proposito?
Il “populismo integrale” è il futuro dell’Europa. I “giallo/verdi” hanno avuto una importanza storica. L’Italia era all’avanguardia nel cambiamento degli equilibri europei: era il futuro posto nel presente, ma in assenza di una maturità ideologica non hanno retto. La responsabilità principale è del M5S che si è alleato con il centro globalista liberale. Questa è la fine del M5S.
Ma la situazione è difficile anche per la Lega, che ha una ideologia ondivaga. La Lega ha la tentazione di allearsi per reazione con il centro liberale di Berlusconi. Sarebbe un errore imperdonabile. Salvini potrà superare questa difficile fase politica solo non cadendo nella trappola dell’alleanza con i liberali di destra, che sono identici al Pd. Il “populismo integrale” è entrato nella fase critica, ma Salvini può resistere alle “sirene” conservando così il suo ampio consenso.
La morte del populismo di sinistra del M5S ha creato un vuoto, questo vuoto potrà essere colmato dal nuovo partito di Diego Fusaro (“Vox Italia”, ndr), filosofo a favore del popolo che conosce l’importanza dei valori tradizionali. Questa è la risposta giusta per riempire un vuoto evidente. Gli italiani non possono accettare il tradimento del M5S: dopo tutte le critiche rivolte dai grillini come si può giustificare una improvvisa alleanza con Renzi?
La destra e la sinistra sono strumenti del dominio liberale. Chi crede nella tradizione viene diffamato come fascista e chi crede nella giustizia sociale viene chiamato “stalinista”. Le élite liberali vogliono dividere gli uni dagli altri. Questa volta le élite sono riuscite a disarticolare il primo governo populista. Bisogna imparare da questa esperienza per il futuro. Il sistema non può tollerare un governo del “populismo integrale”. Oggi il sistema in Italia ha usato la sinistra populista per i suoi obiettivi, ma domani potrà utilizzare la destra. Per questo dobbiamo dare forza ai partiti che rappresentano davvero gli interessi del popolo
Hai scritto un libro importante, quello su “La quarta teoria politica“. I giornalisti italiani spesso ti dipingono come un “nazista”, ma tu nei tuoi libri condanni con chiarezza l’esperienza fascista. Come ti spieghi questa circostanza?
In tutti i miei libri sviluppo la critica del fascismo e, inoltre, non sono mai stato comunista: sono un antiliberale. Il liberalismo esiste oggi ed è il pericolo più grande perché è prevalente. Il male assoluto della modernità è il liberalismo totalitario; il comunismo lo combattevo quando esisteva, che senso ha combattere oggi fascismo e comunismo se non esistono più? Io odio il razzismo in tutte le sue forme; il liberalismo è razzista, nasce dentro il contesto del colonialismo anglosassone. Rifiuto ogni tipo di razzismo: razzismo biologico, razzismo culturale, razzismo economico e razzismo delle civiltà. Oggi bisogna lottare contro il liberalismo perché è la forza dominante, è la rappresentazione più radicale della modernità politica. Le altre due ideologie moderne, comunismo e fascismo, sono criticate in tutti i miei libri, ma sono già finite. Sono antiliberale e sono antimoderno, e non credo che i valori dell’Occidente moderno siano universali. Le altre civiltà devono poter scegliere i propri valori senza farsi imporre le priorità dai liberali. Io sfido il liberalismo e siccome i liberali non sanno come rispondere alle mie analisi, allora usano etichette del passato – fascista e comunista – per colpirmi. Alcuni intellettuali liberali, come Bernard-Henri Lévy, hanno capito che devono attaccare le mie idee nel merito. Gli intellettuali italiani, invece preferiscono solo demonizzarmi perché non sono originali, non hanno abbastanza cervello e non sono abbastanza autonomi per uscire da questo schema e accettare la mia sfida antiliberale che non è né fascista, né comunista evidentemente.
I giornali italiani ti hanno tirato in ballo in merito al Russiagate che ha colpito Salvini. Hanno provato a dipingerti come un uomo più interessato ad agevolare affari che come un filosofo e un uomo di cultura.
Io sono un filosofo. Conosco molti politici che si occupano di strategia. Non ho niente in comune con chi si occupa di affari, intrighi, finanza. Questo scandalo ha colpito Gianluca Savoini, persona che conosco, ha aiutato il rapporto culturale tra Italia e Russia. Non so nulla degli aspetti economici della sua attività, ma Savoini ha fatto cose buone per migliorare la reciproca conoscenza fra la cultura russa e quella italiana. A me interessano solo le idee, non gli affari. Sono sicuro che questo scandalo finirà per mostrare che non c’era niente dietro tutto questo.
Siamo di fronte a un attacco pretestuoso a Salvini, a una fake news. I liberali utilizzano sempre questi sistemi per screditare i propri nemici. Salvini non ha ricevuto niente dal Cremlino, anche perché le sue relazioni con la Russia erano trasparenti. Salvini ha sempre detto che Putin è un suo punto di riferimento, ne apprezza infatti la difesa dei valori tradizionali e conservatori. Salvini ha sposato liberamente queste convinzioni sulla base di una condivisione morale e politica, non per interesse materiale ed economico.
Putin, è vero, ha condizionato la politica americana, ma non nell’accezione che intendono i liberali. Putin ha influenzato gli americani perché li ha indotti con il suo esempio a votare per un personaggio, Trump, che come lui che ha dichiarato guerra alle élite. Trump ha usato Putin come modello per vincere le lezioni. In questo senso è stata certa e positiva l’influenza di Putin sulle elezioni americani.
Quando si sgonfierà la bolla del Russiagate, Salvini ne uscirà rafforzato. Il capo della Lega è interessato a “La quarta teoria politica”, ne abbiamo parlato insieme molte volte. Salvini è interessato alla tradizione e alla religione, ma non ha nulla a che vedere con il fascismo: è solo un politico che considera la libertà del suo popolo e dell’Italia un valore assoluto, come fanno del resto sia Trump che Putin.
Questo aspetto fa paura ai liberali e ai globalisti che vogliono imporre il proprio punto di vista a tutti i popoli indistintamente e a tutte le civiltà. Per questo l’ideologia liberale è totalitaria. D’altronde Popper (pensatore di riferimento per tutti i liberali, ndr) definiva “nemici” tutti quelli che non apprezzano il concetto di “società aperta”. Questo è il vero razzismo.
Tutti i popoli devono lottare contro queste aberrazioni, ogni singolo popolo deve combattere per la propria libertà condannando ogni forma di razzismo e xenofobia. La mia Teoria del mondo multipolare è rispetto per l’altro, è scuola di antirazzismo. I liberali negano agli altri il diritto di essere differenti e non omologati, ma l’altro deve avere il diritto di esistere senza diventare per forza come i liberali desiderino che sia. Noi russi, ad esempio, non vogliamo essere come gli americani: non ci riteniamo né migliori, né peggiori, ma semplicemente diversi e non vogliamo prendere lezioni da loro. Il nostro “euroasiatismo” è apertura verso l’Europa e verso l’Asia senza nessun pregiudizio. Crediamo nella pacifica convivenza fra i diversi popoli e le diverse nazioni. E lavoriamo per questo.