Il punto morto
Siamo a mezzanotte, impaziente cresce l’attesa dell’alba nel buio della notte, il sole non abbisogna di noi per sorgere o imbrunire, il risveglio dei soggetti è affar nostro, rinascenza o precipitazione nel nulla perfetto. Attenti a maghi, falsi profeti, cammellieri in cerca di oasi nel deserto, vedette di miraggi, “se qualcuno vi dice: “il Cristo è qui”, oppure: “è là”, non lo credete […]”.
Il cardinale Reinhard Marx ha pubblicato la lettera di dimissioni da arcivescovo di Monaco e Frisinga indirizzata al Papa il 21 maggio scorso. Scrive il porporato: “[…] per me si tratta di assumersi la corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa […]” Nell’esordio della missiva esprimeva questa riflessione: “Indubbiamente la Chiesa in Germania sta attraversando dei momenti di crisi. La crisi viene causata anche dal nostro personale fallimento, per colpa nostra. […] Mi pare-e questa è la mia impressione-di essere giunti ad un “punto morto”che, però, potrebbe diventare anche un punto di svolta […]”. Il cancro della pedofilia ha prodotto metastasi in tutti i continenti nella Chiesa cattolica (non sola in questa); per decenni, o meglio secoli, si è colpevolmente creduto di poter soffocare il male col cuscino del silenzio, zittendo voci, sigillando fessure, imbavagliando la vittime innocenti con l’autorità d’una posizione dominante sulle tremule anime dei fedeli. Il cardinale denuncia l’immobilismo della Chiesa, la mancanza di un’autentica presa di coscienza delle istituzioni sullo scandalo della pedofilia, ci si è ritirati nel guscio comodo della responsabilità soggettiva dei fatti delittuosi il che non coinvolgerebbe il sistema ecclesiastico. Da questo “arrocco” ne deriverebbe il diniego d’ ogni riforma e la Chiesa stessa pare ormai parcheggiata in un vicolo cieco, il punto morto, mentre frenetica la vita scorre lungo le vie adiacenti.
Quale la svolta allora dopo questa mezzanotte? E’ acclarato che il cardinale Marx, nel posizionamento teologico, sia nell’ala progressista nel dibattito in corso all’interno del “concilio inter nos”, il sinodo episcopale della Chiesa tedesca. Tanti i temi, alcuni assai spinosi quali il decentramento da Roma, le Chiese nazionali, il sacerdozio femminile, il sacramento nuziale per i presbiteri, la pastorale degli omosessuali, ecc. Punti nodali della svolta in senso antropologico per essere chiesa nel mondo, del mondo, non confinata sull’Acropoli, dal tempio all’Asty senza ritorno.
Il mare è in burrasca, le acque agitano minacciose la Navicella di Pietro, i flutti la scuotono violenti e paiono ghermirla capovolgendo la carena col fine di disperdere greggi e pastori affogandoli nella brodaglia del sincretismo religioso, così gli scandali si susseguono aprendo falle nello scafo, è un tiro al bersaglio facile, comodo, perché a bordo non ci sono artiglierie di rimando ma solo pescatori confusi, impauriti in preda ai timori d’uno scisma.
Questa mezzanotte, crediamo, non sia tempo di riforme forgiate sui desiderata d’una società fluida, cangiante, la Chiesa non è la vispa Teresa della filastrocca ma – è nostra convinzione – quella di Maria Maddalena di notte già in cammino verso il sepolcro, attesa delle prime luci dell’alba all’ottavo giorno, “se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede”scriveva S. Paolo ai Corinzi, credere e annunciare la resurrezione di Cristo è la sola svolta, nel gridare questo messaggio si gioca la separazione del grano dalla zizzania.