I giganti occidentali dell'IT stanno diventando tossici

18.08.2020
La notte tra il 27 e il 28 luglio, Google ha bloccato gli account YouTube di diversi media russi (il canale televisivo Tsargrad, la Double-Headed Eagle Society, il gruppo anti-aborto “Za Zhizn!”, Geopolitica.ru) e account di posta elettronica individuali. La motivazione per tutti loro era la stessa: la violazione delle leggi sull'esportazione. Qualche tempo prima, anche diversi altri media russi (Anna News, News Front, Crimea 24, Federal News Agency) avevano subito delle discriminazioni.
 
La situazione è stata commentata dall’addetto stampa presidenziale Dmitry Peskov e dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che hanno entrambi condannato le azioni della compagnia americana, ma senza dire se saranno prese misure per tutelare i diritti e gli interessi dei cittadini russi.
 
Mentre [prima] erano Facebook e Twitter a scatenarsi così tanto, cancellando e bloccando gli account di gruppi, politici, opinion leader e organi di stampa, il testimone è ora passato a un altro gigante dell'IT e questo è ancora più duro. Per lo meno, Google sta contraddicendo le sue stesse regole, poiché i suoi Termini di Servizio stabiliscono che la società deve prima avvisare il proprietario dell'account se viola il contratto. Non è stato così. Inoltre, se si bloccano canali YouTube di alcuni media non si adattano alla visione dell'azienda, che dire degli account di posta elettronica privati? Alla domanda sulla legalità delle sue azioni, tuttavia, Google ha risposto che gli account sono stati rimossi in conformità con la legge.
 
E non sono solo i cittadini e le organizzazioni russe ad aver sofferto per mano dei monopolisti occidentali. In passato, anche i Paesi europei sono stati colpiti da tale blocco globale. Per la maggior parte, ad essere presi di mira sono stati i media patriottici e i privati.
 
Qui non stiamo semplicemente assistendo alla censura, ma a molte questioni molto più importanti.
 
In primo luogo, poiché non sono solo i cittadini della Russia, ma anche i Paesi dell'Occidente ad essere soggetti a filtri e al divieto della libertà di espressione, potremmo dire che la morte del contratto sociale nella società liberal democratica è alle porte. Secondo questo concetto, i cittadini cedono alcuni dei loro diritti al governo in cambio della salvaguardia dei loro interessi. Ora, tuttavia, i governi in Occidente non hanno il potere di proteggere gli interessi dei loro cittadini. Sebbene ci sia ancora una parvenza di democrazia e i cittadini votino per i rappresentanti di vari partiti per modificare le leggi e continuare a prendersi cura dei loro interessi in conformità con lo spirito dei tempi, molte delle principali società IT stanno ora imponendo in modo aggressivo i loro prodotti e le loro regole.
 
È significativo che i rappresentanti dell'ideologia liberale, che apparentemente dovrebbero proteggere la libertà di espressione, abbiano risposto ottimisticamente al blocco e alla cancellazione degli account. In particolare, il deputato francese Meyer Habib, commentando l'arresto dello scrittore francese Alain Soral, ha affermato [1] che “Facebook e YouTube hanno iniziato finalmente a fare un po’ di pulizia, la Francia deve seguire”.
 
Non c'è da stupirsi che Google, Amazon, PayPal, Facebook, Twitter e una serie di altre importanti società statunitensi siano state soprannominate Silicon Mafia [2], poiché non sono sempre responsabili nei confronti del governo degli Stati Uniti e possono usare il loro capitale per fare pressione per i propri interessi sul Congresso e la Casa Bianca. Queste aziende stabiliscono le proprie regole del gioco che sono lontane dalle norme democratiche.
 
Mentre Google, Facebook e Twitter cercano ed eliminano gli account dei “dissidenti”, PayPal è famoso per essere in grado di bloccare il denaro degli utenti senza motivo [3]. È praticamente impossibile tornare indietro, poiché le vittime di PayPal scrivono da anni su vari forum. Amazon censura autori di vari Paesi negando loro l'opportunità di utilizzare il suo mercato.
 
Probabilmente ci sono domande che le autorità di regolamentazione di vari Paesi dovrebbero porre a Google e ad altre società riguardo a dove memorizzano i dati degli utenti e su quali server. Da un punto di vista della sicurezza nazionale, dovrebbero essere analizzati Google Maps e il suo browser web [4]. Non va dimenticato che l'azienda opera nell'interesse del Pentagono [5], sviluppando progetti di cloud storage e di intelligenza artificiale.
 
Questo tipo di collaborazione mostra che, nonostante la retorica di Donald Trump contro alcune società a causa di opinioni politiche diverse (ad esempio Jeff Bezos, proprietario di Amazon e Washington Post, che è sempre stato critico nei confronti di Trump), gli interessi del governo degli Stati Uniti coincidono con le aspirazioni della Silicon Mafia nella maggior parte dei casi. Inoltre, nella relazione vi è una chiara simbiosi.
 
La US National Cyber ​​Security Alliance lavora a stretto contatto con aziende tecnologiche leader come Google, Facebook, Dropbox e Microsoft. E parte del finanziamento dato alla Silicon Mafia arriva direttamente dalle agenzie di intelligence statunitensi. Ad esempio, Palantir è stato creato come parte di un progetto del fondatore di PayPal Peter Thiel nel 2004 e il suo primo investitore esterno è stata la società di capitale di rischio della CIA, In-Q-Tel. L'elenco dei clienti di Palantir include il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, la CIA, l'FBI, l'esercito, i marines, l'Air Force, i dipartimenti di polizia a New York e Los Angeles e un gran numero di istituzioni finanziarie statunitensi. Va notato che Palantir è stato implicato in uno scandalo nel 2011, quando è stato accusato di “creare con mezzi illeciti dossier elettronici su oppositori politici della Camera”.
 
Nel 2012, la direttrice della DARPA Regina Dugan è andata a lavorare per Google [6]. Secondo Dugan, semplicemente non poteva dire “n”" ad una tale “azienda innovativa”. E uno dei fondatori di Google, Eric Schmidt, è un consulente tecnico di Alphabet e un membro del consiglio di amministrazione dell'azienda. È anche presidente del Defense Innovation Board [7] del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
 
Google, Jigsaw e la Fondazione Hewlett stanno fornendo sostegno finanziario al Defending Digital Democracy Project presso il Belfer Center dell'Università di Harvard, che è stato lanciato nel luglio 2017. Naturalmente, l'idea dell'interferenza russa nelle elezioni (sia passate che future) viene promossa in ogni modo possibile.
 
E la manipolazione degli account dei social media è un tentativo di distruggere qualsiasi punto di vista alternativo. Ciò è confermato da un rapporto speciale [8] pubblicato il 4 agosto 2020 dal Dipartimento di Stato americano. Il titolo del rapporto è “I pilastri dell'ecosistema della disinformazione e della propaganda della Russia”, ed è lungo circa 80 pagine. Il rapporto menziona i media i cui account sono già stati cancellati, una serie di altre pubblicazioni e alcuni siti web in Occidente. La maggior parte delle affermazioni fatte dagli autori del rapporto (i loro nomi non vengono forniti) sono infondate e prive di fondamento.
 
Il 5 agosto, c'è stato un briefing [9] con l'inviato speciale del Dipartimento di Stato americano sul rapporto, che è stato definito “la prima analisi completa dell'ecosistema di disinformazione e propaganda della Russia”. Secondo il Dipartimento di Stato, “la Russia in genere cerca di minare le istituzioni democratiche e le norme democratiche e di diffondere paura e confusione, oltre a cercare di creare dubbi sulle norme democratiche”.
Non c'è dubbio che tale lavoro d’accatto sia stato svolto in vista delle imminenti elezioni presidenziali in modo che il Dipartimento di Stato potesse giustificarsi davanti ai contribuenti statunitensi e dimostrare il proprio valore. Ma se gli autori provassero ad analizzare cosa sta succedendo nel loro Paese e il numero di siti web statunitensi impegnati nella diffusione di teorie del complotto e nell'incitamento alla violenza e all'odio interetnico (interreligioso), allora ci sarebbe abbastanza lavoro per tenerli occupati per molti anni a venire.
 
È chiaro da questi esempi che la Westpoint Mafia [10], come viene chiamato l'attuale establishment politico statunitense, lavora a stretto contatto con la Silicon Mafia, che sta diventando non imputabile anche in altri Paesi. Anche la loro presenza sta diventando sempre più tossica. Se dovessimo guardare il problema dal punto di vista del consumatore ordinario, allora lui o lei sta affidando i propri dati (lettere personali, archiviazione di file) ad un gruppo di aziende dubbie. E questi dati potrebbero essere utilizzati senza il loro consenso o un giorno semplicemente scomparire.
 
È impossibile dire che un [determinato] Paese abbia piena sovranità [11] se vi accadono cose come queste. La questione deve essere affrontata con urgenza. Sebbene Google sia stata multata di 1,5 milioni di rubli da un tribunale di Mosca il 10 agosto per aver rifiutato di filtrare contenuti vietati, la mossa è considerata insufficiente. In passato, a questi giganti americani tossici dell’IT sono state spesso inflitte multe molto più elevate da vari Paesi europei. Per amor di giustizia e per la protezione dei diritti degli individui, può darsi che gli sforzi internazionali siano esattamente ciò che è necessario per limitare la crescente influenza della Silicon Mafia.
 
 
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Articolo originale di Leonid Savin:
Traduzione di Costantino Ceoldo