Escalation di violenze a Gerusalemme

12.05.2021
Secondo alcuni analisti una clausola degli accordi Emirati-Bahrain e Israele spalanca la porta alle preghiere degli ebrei nel luogo sacro.

Nel pomeriggio del 10 maggio la brigata di Al-Qassem a Gaza ha dato un ultimatum agli occupanti israeliani di lasciare il complesso di Al-Aqsa e rilasciare i prigionieri. Un'ora dopo sono stati lanciati missili da Gaza verso Gerusalemme. Un missile anticarro è stato sparato contro una jeep dell'esercito israeliano vicino al confine di Gaza. Successivamente altre raffiche di missili sono state sparate da altri gruppi di resistenza contro obiettivi vicino a Gaza.

L'esercito israeliano ha annullato l'inizio di una manovra su larga scala che aveva programmato di eseguire nei prossimi 30 giorni. Quella manovra è stata vista come una preparazione per un attacco a tutto campo contro Hezbollah in Libano. Ieri Hezbollah aveva annunciato una mobilitazione generale delle sue forze per scoraggiare un potenziale attacco a sorpresa. Le truppe israeliane sono ora in allarme per una potenziale escalation all'interno di Israele e Gaza. Dopo quattro elezioni Israele non ha ancora un nuovo governo. Il primo ministro Netanyahu è sotto processo per corruzione. Una guerra più ampia che può trasformarsi in una vittoria potrebbe aiutarlo a evitare un giudizio e ottenere voti per le prossime elezioni. Secondo la tradizione giudaica, l’antico tempio ebraico si trovava proprio dove si trova ora la moschea di Al-Aqsa. Il movimento sionista aspira a ricostruire il tempio, il terzo, ma per poterlo fare devono prima rimuovere la moschea.

Secondo un’inchiesta di Terrestrial Jerusalem (TJ) un’organizzazione non governativa israeliana, le affermazioni contenute negli accordi di normalizzazione fra Emirati Arabi Uniti (EAU), Bahrain e Israele,  (noti come “Accordi di Abramo”) segnano un “cambiamento radicale dello status quo” e hanno “conseguenze di vasta portata e potenzialmente esplosive”. Le violenze che si stanno susseguendo in questi giorni dipendono da quegli accordi.

Secondo lo status quo stabilito nel 1967, solo i musulmani possono pregare sull’al-Haram al-Sharif [il Nobile Santuario in arabo, cioè la Spianata delle Moschee], Monte del Tempio, secondo gli ebrei, noto anche come complesso della moschea Al-Aqsa. I non-musulmani possono visitare il sito, ma non pregare. Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, aveva confermato questo status quo in una dichiarazione formale nel 2015. Tuttavia, una clausola inclusa nei recenti accordi fra Israele e gli Stati del Golfo indica che potrebbe non essere più così. Secondo la dichiarazione congiunta fra USA, Israele e EAU rilasciata il 13 agosto 2020 dal presidente americano Donald Trump: “Come sancito nella Visione di Pace, tutti i musulmani che vengono in pace possono visitare e pregare nella moschea di Al-Aqsa e gli altri siti sacri a Gerusalemme devono restare aperti ai fedeli pacifici di tutte le fedi”.

Ma Israele definisce Al-Aqsa come ‘struttura di una moschea’, come nella dichiarazione, chiarifica la relazione di TJ. “Secondo Israele (e apparentemente gli Stati Uniti), tutto quello che c’è sul Monte che non sia la struttura della moschea, è definito come ‘uno degli altri siti sacri di Gerusalemme’, aperto a tutti, ebrei inclusi, per pregare”, dice la dichiarazione.

“Questa scelta di terminologia non è né casuale né un passo falso e non può essere vista se non come un tentativo intenzionale, seppure furtivo, di lasciare la porta spalancata alla preghiera ebraica al Monte del Tempio, cambiando così radicalmente lo status quo”.

La stessa dichiarazione è stata ripetuta nell’accordo con il Bahrain.

I palestinesi sono preoccupati da tempo per i possibili tentativi di partizione della sacra moschea, come è successo con la moschea di Ibrahimi [la Tomba dei Patriarchi per gli ebrei] a Hebron.

Nel corso degli anni si è sviluppato un Movimento del Tempio, costituito in gran parte da “ebrei religiosi nazionalisti di estrema destra che cercano di cambiare lo status quo”, riferisce TJ. Alcuni chiedono la preghiera per gli ebrei all’interno del complesso sacro, mentre altri mirano a costruire il Terzo Tempio sulle rovine della Cupola della Roccia che, secondo le profezie messianiche, annuncerebbe la venuta del Messia.

Nel corso degli anni, l’ONG israeliana Ir Amim ha pubblicato numerose relazioni di questo gruppo, un tempo marginale, ma che oggi fa parte di una tendenza politica e religiosa dominante e gode di stretti legami con le autorità israeliane.

Questi attivisti credono che permettere agli ebrei di pregare nel complesso e dividere il sito sacro fra musulmani ed ebrei sia un passo verso la sovranità, per raggiungere un giorno il loro scopo finale, la costruzione del tempio. 

Una dichiarazione più sfacciata è stata inclusa nell’ “accordo del secolo”, il piano per il Medio Oriente svelato alla fine del gennaio 2020 da Trump e Netanyahu alla Casa Bianca.

Jared Kushner, importante consigliere e genero di Trump, è stato la persona di maggior spicco che ha lavorato alla proposta, mentre a Ron Dermer, Ambasciatore israeliano negli USA, è stata attribuita la formulazione dell’accordo.

Il piano stipula che “lo status quo del Monte del Tempio/Haram al-Sharif dovrebbe rimanere inalterato”, ma nella frase successiva si dice anche che: “persone di ogni fede possono pregare sul Monte del Tempio/Haram al-Sharif”.

La clausola ha causato polemiche e ha spinto David Friedman, Ambasciatore USA in Israele, a tornare sui suoi passi durante l’incontro con la stampa il 28 gennaio 2020. “Non c’è nulla nel piano che imporrebbe modifiche dello status quo senza l’accordo fra tutte le parti”, ha detto.

La rapida ritrattazione di Friedman della frase contenuta nel piano di Trump attesta che probabilmente Dermer l’aveva inserita e che Kushner non l’aveva capita. Il fatto che sia stato Friedman a ritrattare e non la Casa Bianca significa anche che il linguaggio del piano di Trump è ancora ufficiale e determinante quando si arriverà al dunque.

Gli accordi di normalizzazione arrivano dopo che le autorità israeliane hanno installato degli altoparlanti sui lati est e ovest del complesso di Al-Aqsa senza il permesso del Waqf (istituzione islamica).

Il complesso sacro è amministrato dal Waqf islamico con sede in Giordania. Secondo lo status quo, Israele è responsabile solo della sicurezza fuori dai cancelli. Nel suo rapporto TJ nota che nell’accordo non si parla del Waqf e del suo ruolo autonomo.

In queste ore, intanto, Israele ha ucciso 20 palestinesi a Gaza e ne ha ferito centinaia a Gerusalemme mentre divampano le tensioni ad Al-Aqsa.