Dugin a Shanghai: Relazioni internazionali e geopolitica – Seconda Lezione [1]
“Geopolitica: Teorie, concetti, scuole e dibattiti”
La geopolitica è una branca separata dell’analisi strategica. Esistono alcuni collegamenti tra le teorie delle Relazioni Internazionali e le teorie geopolitiche, ma la Geopolitica è un campo assolutamente originale e indipendente del pensiero e dell’analisi strategica. In questa lezione [N.d.T. suddivisa per ragioni editoriali in più parti] parleremo dei paradigmi, dei concetti, delle scuole e dei principali dibattiti della geopolitica.
La geopolitica può essere definita come una disciplina che studia le relazioni e le interazioni tra spazi (territori), Stati, civiltà, popoli ed economia. Si tratta di un contesto molto più ampio di quello delle Relazioni internazionali, perché le teorie delle Relazioni internazionali studiano solo le relazioni tra Stati. La geopolitica è molto più ampia. Innanzitutto, è incentrata sulle relazioni tra lo Stato e lo spazio (territorio) – e non solo, ma anche tra culture e popoli, il tutto inserito nello spazio. Lo spazio in geopolitica svolge lo stesso ruolo del tempo per la storia. L’analisi geopolitica si basa sulla centralità dello spazio.
Lo spazio, in qualsiasi senso, non solo quello materiale, è sincronicità. È qualcosa che accade simultaneamente. È un approccio sincronistico, non diacronistico. Storicamente, la geopolitica si è sviluppata a partire dalla geografia politica e dall'”antropogeografia”. È una sorta di geografia politica e umana. Entrambi i termini sono stati introdotti nel XIX secolo dal professore tedesco Friedrich Ratzel (1844-1904). Per geografia politica si intende la relazione tra lo Stato e il territorio, o lo spazio. Lo stesso Ratzel utilizzò nelle sue ricerche anche il termine antropogeografia, che significa geografia umana. L’anthropos, o uomo, è il più importante in questo caso. Nelle Relazioni Internazionali nessuno parla dell’uomo o dell’umano, ma solo dello Stato. In Geopolitica non è così. La Geopolitica cerca di coinvolgere più livelli di analisi rispetto alle Relazioni Internazionali. Per questo motivo ci sono stati problemi con questa disciplina, perché alcuni studiosi pensano che sia troppo ampia e che includa troppi livelli in un unico concetto, e quindi non è una scienza precisa.
L’elemento successivo della Geopolitica fu l’idea dello studioso svedese Rudolf Kjellen (1864-1922). Egli propose l’idea che lo Stato è un essere vivente. Si trattava di un atteggiamento organico nei confronti dello Stato. Se ci sono esseri viventi che si muovono, allora gli Stati si muovono o hanno determinate relazioni con la terra. Si tratta di un concetto organicista. Kjellen e Ratzel appartenevano alla stessa scuola filosofica dell’organicismo. Consideravano la vita, compresa quella politica, come qualcosa di naturale, non meccanico, ma organico.
Qual è dunque lo spazio della Geopolitica? È qualitativo, non quantitativo. Non è uno spazio “fisico” o “scientifico”, la qualità dello spazio è qualcosa di simile allo “spazio vitale”. Il concetto di spazio vitale, o Lebensraum, è stato introdotto da Ratzel. In seguito, il termine è stato utilizzato per indicare lo spazio che un popolo in crescita deve occupare per soddisfare i propri bisogni, ma questo era un uso pratico e pragmatico del termine. In origine, Lebensraum, nel contesto delle idee di Ratzel, significava proprio lo spazio che vive – “spazio vivente”, in un atteggiamento organico e qualitativo. Lo spazio è qualità, dove gli orientamenti contano. Questo è molto più dello spazio aristotelico che dello spazio della fisica moderna, è uno spazio quantistico-meccanico, con orientamenti diversi. Lo spazio è diverso se si va a Nord, a Sud, a Est o a Ovest, non sono concetti relativi. Esiste una sorta di Sud assoluto o di Nord assoluto, di Ovest assoluto o di Est assoluto. Tale spazio è una sorta di categoria carica di caratteristiche proprie. Lo spazio o il territorio è un destino. Con questo atteggiamento, lo spazio ottiene una sorta di significato storico. Lo spazio non è indifferente, è una categoria organica molto speciale. Lo spazio è anche più importante del tempo. Anche questa osservazione fa della Geopolitica una disciplina postmoderna, perché la modernità è incentrata sul tempo, sulla storia e su come tutto cambia nel processo irreversibile del tempo e del progresso.
La Geopolitica afferma che la categoria più importante della vita umana e delle relazioni politiche è lo spazio. Se voi, il vostro Paese, la vostra cultura o il vostro popolo vivete in un tipo di spazio, questo avrà valori speciali, una politica speciale e un’organizzazione politica speciale – se, ad esempio, vivete su un’isola o in uno spazio costiero, sarete obbligati ad avere un sistema politico diverso, un insieme di valori culturali e così via.
Lo spazio, come fondamento della strategia, fu valutato anche dal pragmatico ammiraglio americano Alfred Thayer Mahan (1840-1914). Il termine “Geopolitica” fu usato per la prima volta da Rudolf Kjellen; “geografia politica” e “antropogeografia” da Ratzel, e “geostrategia” da Mahan. Questi sono i padri fondatori o precursori della Geopolitica.
Ma in realtà la Geopolitica come disciplina si è formata più tardi, all’inizio del XX secolo. Il contesto della nascita della Geopolitica era la strategia imperiale britannica. Il vero fondatore della Geopolitica fu il britannico Sir Halford Mackinder, imperialista inglese, partigiano e promotore del rafforzamento dell’impero britannico. Pensò ai principi fondamentali della strategia imperiale britannica e cercò di concettualizzarli, basandosi sulla geografia politica di Ratzel e sulla geostrategia di Mahan e di altri autori – alcuni britannici, altri americani.
Il contesto è molto importante. La geopolitica come disciplina è nata nel contesto dell’Impero Britannico all’inizio del XX secolo, quando l’Impero Britannico era ancora fiorente – non alla fine o in mezzo al declino, ma in quello che poteva essere l’apice dell’Impero Britannico, quando i britannici dominavano il mondo attraverso gli oceani e avevano colonie come l’India, la Cina – che era quasi una colonia, non formalmente, ma sotto l’influenza della Gran Bretagna – il Giappone, l’Iran, il Medio Oriente, la Turchia e quasi tutta l’Africa. Mentre le colonie tedesche erano molto piccole, i francesi e la Gran Bretagna condividevano la maggior parte dell’Africa. L’Impero britannico era vivo e fiorente. Il contesto della geopolitica era quindi il Great Game, “Grande Gioco”.
Il “Grande Gioco” era l’idea che il nemico più importante dell’Impero britannico, poco prima dell'”era della geopolitica”, fosse la Russia imperiale, che esercitava un controllo crescente sull’Asia centrale e minacciava le colonie inglesi in Medio Oriente e in India, cercando di spingersi a sud fino all’Afghanistan, e considerando anche l’espansione russa nel Caucaso – tutta questa crescente potenza della Russia era considerata il principale nemico dell’Impero britannico. Questo era il Great Game. Molti aspetti della geopolitica internazionale globale durante il XIX e l’inizio del XX secolo possono essere spiegati in termini di Grande Gioco.
È la strategia imperiale britannica, compreso il Great Game, a costituire il contesto della nascita della geopolitica. L’Impero britannico aveva bisogno di controllare le rotte commerciali sul continente, ma soprattutto negli oceani e nei mari, poiché il potere dell’Impero britannico si basava sul controllo delle rotte commerciali. Questa era quasi la “legge”: che l’Impero britannico controllasse le rotte commerciali in tutto il mondo. Questo era l’aspetto fondamentale della strategia britannica, il sistema delle colonie, poiché la Gran Bretagna controllava e sfruttava molte colonie in Africa, Asia e così via. L’idea, una delle preoccupazioni principali dell’imperialismo britannico, era quella di conservare l’Impero britannico. La geopolitica è nata come riflessione teorica sull’imperialismo anglosassone, era un approccio puramente occidentale e imperialista. Tale era il contesto. È molto importante collocare la scienza e i metodi in condizioni storiche concrete.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini