APPUNTI DI TEOLOGIA POLITICA CONTEMPORANEA. PARTE 2
Le caratteristiche delle religioni
La sintesi riassuntiva delle religioni fin qui condotta risulta necessariamente ristretta e riduttiva. Tuttavia non ho mancato di rimarcare quegli elementi che servono a mettere in luce le conseguenze politiche delle dottrine religiose.
Prenderò in esame tre parametri che risultano decisivi per determinare gli atteggiamenti dei soggetti politici nelle relazioni inter-nazionali o inter-civiltà.
1. La religione è trascendente e rivelata oppure immanente ed elaborata?
Questo parametro mette in luce se le finalità dell'azione umana sono terrene o ultraterrene e simmetricamente se la norma morale è rigida o flessibile.
Le civiltà informate da religioni che hanno fini ultraterreni sono tendenzialmente tolleranti e disposte al compromesso sulle questioni pratiche periferiche, che cioè non toccano gli obiettivi centrali teleologici. Di converso hanno norme morali rigide perché emanate direttamente dalla divinità, e quindi non modificabili dall'uomo.
Le civiltà regolate da religioni prive di aperture ultraterrene sono più rigide sugli obiettivi pratici e più flessibili sulle norme morali, che vengono viste come mezzi, modulabili secondo convenienza, per conseguire gli obiettivi pratici.
2. La religione è per sua natura espansiva, oppure è privata, riservata ai fedeli originari?
E' evidente che questo è un parametro fondamentale che condiziona tutte le relazioni esterne degli Stati e delle civiltà. La religione espansiva, di una comunità in annuncio o conquista, porta all'incremento dello scambio e con esso al progresso, d'altro lato ha insito in sé il rischio dell'aggressività. Viceversa, la religione privata, di una comunità chiusa, è tendenzialmente isolazionista, ma quasi certamente pacifica.
3. La religione è inclusiva o esclusiva?
Con questo quesito si intende esaminare se le conversioni alla religione da parte di esterni sono ammesse e auspicate oppure non ammesse e se i convertiti sono parificati ai credenti originari oppure sono in qualche modo subordinati.
Questo parametro ha importanti conseguenze sull'omogeneità sociale e, con essa, sulla stabilità dello Stato o della civiltà.
Le caratteristiche delle religioni delle civiltà: 1 - il gruppo orientale
Religione della civiltà giapponese.
Sia lo Shintoismo, sia il Buddismo fanno riferimento a realtà soprannaturali, tuttavia queste non sono intese in senso trascendente, quanto piuttosto in senso panteistico. La religione giapponese non si basa su di una rivelazione divina, il Buddismo addirittura dichiara esplicitamente che la sua conoscenza è frutto di una ricerca dell'uomo. Dunque il valore del primo parametro è basso.
La religione giapponese non è particolarmente espansiva, anche se nel dopoguerra sono state espresse delle tendenze di conquista economica finalizzata all'esportazione della propria cultura (che per i Giapponesi è molto simile alla propria religione). Tali tendenze sembrano motivate più da un revanscismo postbellico o dalla paura di non essere capiti dai “barbari stranieri” che non da un genuino bisogno di condividere le proprie credenze, tant'è vero che hanno avuto vita breve. La religione giapponese va classificata con un tasso basso di espansività.
Anche l'inclusività dei giapponesi è bassa, dato che la loro religione è molto focalizzata sui culti degli avi e sulle relazioni familiari. La tendenza della religione giapponese è dunque quella di essere territoriale e privata.
Religioni cinesi.
Riguardo al primo quesito, la situazione cinese è affine a quella giapponese: non esiste un chiaro concetto di trascendenza, per cui i mondi spirituali si intrecciano con quelli materiali. Il Confucianesimo addirittura non li contempla affatto. Non vi è nessun accenno ad una rivelazione soprannaturale, pertanto il valore del primo parametro è basso. Considerando che Budda propone la sua dottrina agli altri uomini per pura compassione, che il Confucianesimo è un affare di ordine interno e che il Taoismo non ha nessuna spinta al proselitismo, si conclude immediatamente che il tasso di espansività della religione cinese è basso. L'inclusività della religione tradizionale cinese resta bassa e legata al territorio, pur con l'eccezione del Buddismo che è religione universale (sviluppata in ogni tempo e luogo, indipendentemente dalle condizioni originarie), ma non espansiva, quindi disposta ad accogliere chi chiede di entrare, senza però invitare alcuno.
Induismo.
Questa religione si proclama rivelata e soprannaturale, ha dunque un valore alto nel primo parametro. Per via della circoscrizione in caste, con una limitazione razziale e di discendenza familiare per la casta sacerdotale, la sua espansività è bassa. Per le stesse ragioni non è neppure facilmente inclusiva, ma sostanzialmente privata e legata al territorio d'origine.
Le caratteristiche delle religioni delle civiltà: 2 - l'Islam
Islam sciita, sunnita, sufi.
Allah è un Dio trascendente, conosciuto per rivelazione, per cui il valore del primo parametro è alto. Il musulmano ha obbligo di proselitismo, per cui la religione è fortemente espansiva. La religione è anche del tutto inclusiva: il convertito è islamico a tutti gli effetti. Tuttavia, riguardo al terzo punto va rimarcata una tentazione di ipocrisia degli Stati islamici: dato che i sottomessi “del libro” sono tenuti al tributo, in certe epoche o zone ha fatto comodo conquistarli e tollerarli, per avere una forza lavoro che mantenesse i musulmani originari, tenendoli in condizione di “vacanza pagata”. Inoltre bisogna registrare una certa uniformità culturale nell'alveo dell'Islam, dovuta all'orientamento fideistico, che svaluta le conquiste della ragione, e all'uso obbligatorio della lingua araba per la lettura del Corano.
Wahabismo.
I primi due parametri sono alti alla stessa stregua dell'Islam tradizionale. Il valore basso sta nel tasso di inclusività, dovuto all'accento che il wahabismo pone sulla distruzione e morte degli infedeli ed eretici.
Le caratteristiche delle religioni delle civiltà: 3 - il gruppo cristiano
Cattolicesimo.
La religione cattolica è fortemente orientata al trascendente ed è rivelata. Il primo parametro è alto.
Anche il cattolico, come il musulmano, ha l'obbligo stabilito dal fondatore di espandere la fede. Quindi la religione cattolica è fortemente espansiva, soprattutto considerando che si sviluppò originariamente nel contesto civile dell'Impero romano, che era espansivo a sua volta. La religione cattolica è totalmente inclusiva, come lo fu l'Impero romano che concedeva facilmente la cittadinanza ai popoli conquistati. L'alto tasso di soprannaturalità delle azioni religiose ha permesso anche il fenomeno dell'inculturazione, cioè il recupero delle tradizioni locali in chiave cristiana, di modo che l'inclusività del Cattolicesimo non riguarda solo le persone, ma, caso unico, anche le etnie e le culture.
Ortodossia.
Il primo parametro è alto, identicamente a quello cattolico. L'espansività dell'ortodossia è però inferiore a quella cattolica. Innanzitutto per motivi storici, dato che l'Impero d'oriente ebbe meno occasioni di espansione politica e dovette quasi sempre difendersi dalle invasioni, prima barbare e poi musulmane. In secondo luogo per motivi spirituali, avendo posto l'Ortodossia maggior accento sull'interiorità rispetto all'azione. Ad esempio la figura del monaco, che tanto influenzò la cristianità pre medioevale e alto medioevale, nella Chiesa romana era attiva e contemplativa (ora et labora), mentre nella Chiesa ortodossa è solo contemplativa e spesso eremitica. Ciò non toglie che, in quanto cristiana, la Chiesa ortodossa resti moderatamente espansiva. L'Ortodossia è pienamente inclusiva.
Le caratteristiche delle religioni delle civiltà: 4 - l'occidente
Anche se due religioni su tre (neo-Giudaismo e Protestantesimo anglosassone) fanno riferimento al Dio trascendente (la religione massonica, per quel che vale, si proclama terrena, un umanitarismo filantropico), all'atto pratico il primo parametro non è molto alto. Infatti per via degli stravolgimenti del Talmud (ebraico) e del libero esame della Bibbia (protestante) la norma morale resta fortemente manipolabile e aggirabile e la teologia è improntata al relativismo. Spesso le finalità dell'azione religiosa sono più terrene che soprannaturali.
Non c'è dubbio invece che il secondo parametro sia alto: si tratta di corpi fortemente espansivi. In particolare il neo-Giudaismo legge il deuteroIsaia come una promessa di dominio mondiale, i WASP si vedono parimenti come eletti, e il massone si impegna a “squadrare la pietra” (cioè a modellare la mentalità corrente) per sottomettere il mondo ai principii massonici, sotto un unico governo mondiale.
L'inclusività di queste religioni resta però più bassa che alta. Mentre nell'Ebraismo antico la conversione era auspicata e alla terza generazione il convertito veniva parificato ai fedeli originari, il neo-Giudaismo mette un forte accento sulle linee di sangue, sforzandosi di vietare i matrimoni misti. Non solo, in occasione del rimpatrio in Israele è risultato che gli ebrei sefarditi (di etnia semita) fossero discriminati rispetto agli ashkenaziti (di origine ariana) e i falascià dell'Eritrea (di pelle scura) venissero addirittura perseguitati. Se questo è il trattamento riservato agli stessi ebrei, si immagini quello riservato ai non-ebrei, definiti dal Talmud “animali parlanti”.
Il Protestantesimo anglosassone in teoria sarebbe inclusivo, in pratica poco. Anche qui gioca un ruolo la preferenza per il tipo razziale bianco-caucasico, e la chiusura delle oligarchie dirigenziali, per cui l'accoglienza al convertito è consentita solo ai livelli gerarchici più bassi della società.
Lo stesso si dica per la Massoneria, dove i nuovi adepti sono introdotti in un sistema di cieca obbedienza ai superiori e da essi giudicati come persone infime, che frequentano quelle logge che gli alti gradi chiamano con disprezzo “officine blu”.
Orientamenti politici delle civiltà
La tendenza religiosa si traduce inevitabilmente in pensiero politico. Il codice morale del singolo è il paradigma che struttura la politica interna, mentre lo stile di relazione interpersonale dei singoli diventa il modello della politica estera della civiltà. Per questa ragione è possibile interpretare alcuni orientamenti politici tipici delle civiltà come conseguenza delle caratteristiche delle religioni che le informano.
In particolare i tre parametri esaminati sopra hanno delle precise ripercussioni. Il tasso di trascendenza funziona come coefficiente moltiplicatore dell'intensità degli altri due parametri, soprattutto perché uniforma la tensione teleologica dei popoli che costituiscono la civiltà, smorzando così la variabilità del pensiero dei singoli governanti o delle singole etnie. E' anche un indice di permeabilità della civiltà agli influssi esterni e di modificabilità del suo ordinamento.
Espansività e inclusività, oltre ai significati immediati già segnalati sopra, si caratterizzano per il loro rapporto. A seconda degli accoppiamenti nei valori di questi due parametri, scaturiscono differenti modelli e tendenze politiche nelle rispettive civiltà, come suggerisco nella successiva tabella.
Provo ora a passare in rassegna le civiltà in esame per trovare la loro collocazione nella tabella.
Civiltà giapponese.
E' un caso di valore basso-basso modificabile, per via di un basso tasso di trascendenza. La collocazione geografica del Giappone ha però giocato un ruolo ambivalente in quanto la navigazione (strumento necessario per un'isola) è stata per moltissimi secoli il mezzo di trasporto e comunicazione più efficace al mondo. Quindi la civiltà giapponese non è mai stata veramente isolata, anche se limitava le sue relazioni allo stretto necessario: per lo più con la Cina e qualche altro paese limitrofo. Le situazioni conflittuali interne ed esterne sono sorte quasi sempre per influenza o iniziativa esterna: l'organizzazione interna (e le sue lotte di potere) provenivano dal modello cinese, i conflitti esterni furono suscitati soprattutto dagli occidentali che interruppero due secoli di forte l'isolazionismo nel 1853, facendo firmare al Giappone i “trattati ineguali” sotto la minaccia delle armi. Il successivo espansionismo militare giapponese fu concepito come il tentativo di creare un avamposto che difendesse la madrepatria.
Civiltà cinese.
E' più vicina al valore basso-basso, che non al valore alto-basso. La forma rigidamente gerarchizzata della società ha prodotto periodicamente rivalità per il potere, scontri interni e rivolte.
I rapporti con l'esterno sono stati più il frutto di iniziative straniere che non cinesi. Per secoli la Cina ha subito invasioni barbariche, non sempre respinte, che qualche rara volta produssero persino una certa integrazione tra gli autoctoni e i nuovi arrivati. L'elemento che ha scatenato un importante cambiamento nelle relazioni esterne è stato l'arrivo delle potenze occidentali. La guerra dell'oppio e la colonizzazione britannica hanno infuso nella cultura cinese il bisogno di una difesa attiva e non puramente passiva. La vittoria nella guerra economica del 2000 può essere vista come metodo esterno di preservazione della civiltà interna.
Civiltà indiana.
Ha un valore basso-basso rafforzato dall'alto tasso di trascendenza. La domanda che si pone il politico indiano è “come risolvere i problemi dell'India”. La posizione dell'India nel mondo non è un problema che tocchi particolarmente gli indiani. Persino la liberazione dal dominio coloniale inglese è avvenuta senza reazioni in eccesso, come invece è accaduto alle civiltà dell'estremo oriente
Civiltà islamica.
Ha un valore alto-alto, con forte coefficiente di trascendenza. Queste caratteristiche produrrebbero un forte dinamismo, paradossalmente ostacolato dalla notevole rigidità interna ed esterna dell'Islam, che ha prodotto reazioni difensive nelle civiltà limitrofe. Questa rigidità si manifesta con l'uso della forza bruta: internamente con l'abbondante applicazione di pene molto pesanti (amputazioni, pena di morte) per reati abbastanza comuni, esternamente con la guerra, che nei secoli è stata usata di frequente come metodo di espansione della religione.
La variante del Wahabismo ha un parametro di inclusività più basso, manifestando una particolare intolleranza verso l'eretico e l'infedele, soprattutto perché amplia molto le definizioni di eretico ed infedele rispetto all'Islam tradizionale, moltiplicando così, in modo paranoico, il numero dei nemici.
E' certamente una religione che induce una politica estremamente aggressiva e incline alla violenza.
Civiltà cristiana.
Il Cattolicesimo ha un valore alto-alto con forte coefficiente di trascendenza. Se non fosse per l'eccezionalità cristiana di ricercare un'espansione consensuale, che non mira alla sottomissione ma all'assenso della coscienza, sarebbe come l'Islam. Ciò non toglie che le civiltà cattoliche lungo il corso dei secoli abbiano combattuto delle guerre, principalmente per la difesa della propria identità.
E' la religione più dinamica del pianeta in quanto è stata capace sia di produrre la propria civiltà, sia di attecchire all'interno di civiltà differenti; questo anche grazie al concetto di Stato laico, che le è proprio. Oggi tuttavia non esiste più una civiltà cattolica circoscritta.
L'Ortodossia è simile al cattolicesimo, solo che ha un parametro di espansività medio-alto, non così alto come quello cattolico. Anche l'inclusività della civiltà ortodossa è piena ma prudente, meno immediata di quella cattolica.
Civiltà occidentale.
Le tre religioni tipiche dell'occidente convergono sulla finalità del dominio terreno globale. Ciò si traduce ovviamente in un orientamento politico, con un effetto di inderogabilità dell'obiettivo tipico delle religioni ad alto tasso di trascendenza, anche se in questo caso la volontà di Dio è spesso una copertura pretestuosa per la volontà propria. La civiltà occidentale ha dimostrato nella storia un tasso alto di espansività (imperi coloniali) e un basso tasso di inclusività: al riguardo si può segnalare il primo genocidio sistematico dell'era moderna, quello dei nativi americani (i cosiddetti pellerossa) che non fu uno sterminio semplicemente de facto, bensì de iure, in quanto molti Stati americani emisero taglie sugli scalpi indiani. Altro esempio di esclusività è quello della tratta dei negri per lo sfruttamento della schiavitù. Si ribadisce che questo è un elemento tipico delle religioni occidentali: si pensi alla fondazione massonica del Ku-Klux-Clan, ai predicatori puritani del sec. XVII, che considerandosi popolo eletto, si riproponevano di creare una nuova civiltà dopo aver liberato la terra americana dai “pellerossa figli di Satana”e al rabbino Ovadia Yussif che ancora nel 2009 affermava, citando il Talmud, che i gentili sarebbero stati creati da Dio solo per servire gli ebrei (“Dio li creò in forma di uomini in onore di Israele poiché i goyim non furono creati ad altro fine se non quello di servire i giudei giorno e notte…” - Midrasc Talpiot fol. 255 d.-).
Abbiamo visto casi di parametri basso-basso, alto-alto, alto-basso e per completezza vorrei indicare un esempio di civiltà a parametri basso-alto, anche se non rientra nell'elenco iniziale. Si tratta infatti di una civiltà in autodissoluzione (ormai fagocitata dalla civiltà occidentale e incapace di esprimersi quale civiltà autonoma) ed è quella europea, in cui la crisi demografica e l'immobilismo politico, indici di bassa espansività, vedono per converso un'apertura all'immigrazione incontrollata che sfiora l'invito suicida all'invasione.
Egemonia e multipolarismo
Gli orientamenti politici, generati dalle caratteristiche delle religioni, si ripercuotono innanzi tutto sulle categorie fondamentali del politico, ovvero sui giudizi nei termini di “amico o nemico”.
Il caso limite dell'accoppiamento basso-alto, che vedrebbe tutti amici meno che se stessi, dà luogo a una non-civiltà e quindi a una politica di agonia transitoria che si spegne automaticamente.
Gli altri accoppiamenti invece producono orientamenti stabili e ben visibili.
Il caso basso-basso produce una certa indifferenza verso l'altro da sé, quindi ha il problema di sottostimare l'amicizia e non sfruttare adeguatamente i vantaggi che da questa provengono, ma ha il fattore positivo di non considerare nessuno nemico, finché non venga a produrre danni all'interno della propria civiltà. Questo atteggiamento, con maggiore o minore intensità, è proprio delle civiltà indiana, cinese e giapponese.
Il caso alto-alto promuove al massimo l'interazione con l'altro da sé, cercando di avere solo amici e anzi, a questo fine, cercando di plasmarli. Il punto di partenza è il riconoscere l'esistenza del diverso e considerarla un'opportunità. Naturalmente l'orientamento politico di queste civiltà si distingue per come affronta l'atteggiamento della controparte: le attese, i processi di trasformazione e gli esiti negativi. Le civiltà di origine cristiana riconoscono la legittimità dell'esistenza di realtà completamente diverse e cercano di promuovere l'amicizia attraverso la cooperazione. La civiltà islamica fa più fatica ad accettare queste diversità, anche se le componenti tradizionale e mistica della sua società hanno accettato la coesistenza con altre realtà dopo secoli di ricorso alla guerra, alla fine di un un processo che è giunto alla maturazione all'inizio del sec. XIX.
Il caso più problematico è evidentemente quello dell'accoppiamento alto-basso, perché espandersi senza integrare significa sottomettere violentemente o eliminare.
I rappresentanti di questa tendenza sono il Wahabismo e l'occidentalismo radicale, che si adoperano sia sul fronte interno, cioè per per diventare l'espressione di tutto l'Islam e di tutto l'occidente, sia sul fronte esterno, cioè per piegare tutto il mondo al loro dettato. L'uso abbondante del terrorismo per questi fini è sintomatico del mancato riconoscimento della dignità della controparte, che nella concezione di queste civiltà, sostanzialmente non ha diritto all'esistenza. Se il terrorismo di marca islamica è più sovente semi-privato e quello occidentale è più spesso un terrorismo di Stato, ciò è dovuto solo a situazioni contingenti e non mancano gli esempi opposti, come il terrorismo di Stato saudita nella guerra in Yemen e quello semi-privato a lungo utilizzato nell'America centrale.
Un maestro del diritto ha denunciato che “i tentativi - in passato codificati dallo jus publicum europaeum - di umanizzare la guerra attraverso il diritto sono venuti definitivamente meno. A tal punto che lo stesso Nemico, una volta logoratasi la sua originaria condizione di justus hostis, si è trovato improvvisamente spogliato … del suo status naturale: quello di “nemico giuridicamente riconosciuto, distinto dal criminale e dal bruto” (Schmitt, 1950, “Il nomos della terra”, Adelphi, Milano, 1998 ).
Il riconoscimento giuridico del nemico a cui allude Schmitt, è contenuto nel trattato di Westfalia, in cui si ammetteva la sovranità degli Stati e quindi il loro diritto a un'esistenza autonoma. Le civiltà che rispettano questo principio hanno una visione multipolare, cioè di accettazione di coesistenza col diverso, e sono quelle con un valore simmetrico (alto-alto oppure basso-basso) nei parametri di espansività e inclusività. Quindi le civiltà indiana, cinese, giapponese, ortodossa, latino-americana e in qualche misura quella islamica tradizionale, sono civiltà spontaneamente multipolari, pur con sfumature diverse nel loro approccio politico.
Quando una civiltà non ammette l'esistenza di altri soggetti governati da principii differenti, il suo unico atteggiamento nel confronto di civiltà diverse è quello di sottometterle, praticando così l'egemonismo.
Bisogna notare che il conflitto può presentarsi anche tra civiltà multipolari, ma tale conflitto cessa quando il soggetto che si sente depauperato nella sua identità, sia essa economica territoriale o culturale, riesce a ripristinarla.
Non così per una civiltà egemonica, per cui il conflitto è la relazione standard con le civiltà differenti e che considera i propri principii la caratteristica distintiva dell'umanità.
La guerra si svolge allora nella forma di ultima guerra finale dell'umanità. Tali guerre sono necessariamente intensive e disumane poiché, superando il politico, squalificano il nemico anche sotto il profilo morale come sotto tutti gli altri profili e lo trasformano in un mostro disumano, che non può solo essere sconfitto, ma deve essere definitivamente distrutto, cioè non deve essere più soltanto un nemico da ricacciare nei suoi confini.
Tale concetto assoluto di nemico viene rifiutato (da Schmitt) in quanto inumano. E' assoluto perché pretende riconoscimento incondizionato e contemporaneo assoggettamento dell'individuo al suo ordinamento e pretende di conseguenza non solo la soppressione, ma l'autosoppressione del nemico per mezzo dell'autoaccusa pubblica [ Schmitt “Il concetto di politico” -1939- in “Le categorie del politico ed il Mulino 1972 p. 120 e nota].
Nelle civiltà multipolari la relazione di amicizia è quella che si svolge nel rispetto dei reciproci confini (non solo in senso territoriale ma anche in senso lato) e l'inimicizia insorge quando questi confini vengono violati.
Per una civiltà egemonica “amico” è colui che si sottomette spontaneamente e “nemico” colui che si deve sottomettere con la forza.
Tuttavia, scopo di questo saggio è affermare che il pensiero egemonico e quello multipolare non provengono semplicemente da differenti scuole politiche, ma affondano le loro radici direttamente nel pensiero religioso. Pertanto l'idea che questi orientamenti possano mutare a seguito del dibattito accademico nelle facoltà di scienze politiche è puramente illusoria.
Conclusioni
Keynes ha scritto acutamente... le idee degli economisti e dei filosofi politici, così quelle giuste come quelle sbagliate, sono più potenti di quanto comunemente si ritenga. In realtà il mondo è governato da poche cose all'infuori di quelle. Gli uomini della pratica, i quali si credono affatto liberi da ogni influenza intellettuale, sono spesso gli schiavi di qualche economista defunto.
Pazzi al potere, i quali odono voci nell'aria, distillano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro (“Teoria generale dell'occupazione dell'interesse e della moneta”, libro VI, cap 24, par V).
Espandendo questo stesso concetto si può affermare che i grandi moti politici che rappresentano le azioni delle civiltà e le loro reciproche relazioni di incontro o scontro, sono governati da correnti teologiche antecedenti, e che ben poche cose hanno determinato il passato e determinano tuttora il corso della storia all'infuori di quelle.
Il momento presente però è particolarmente critico poiché l'umanità ha ampliato in modo esponenziale le proprie possibilità, comprese le sue capacità distruttive. La presenza di civiltà egemoniche perfettamente disposte a ricorrere a queste enormi capacità distruttive può essere un pericolo per la sopravvivenza stessa dell'umanità.
Particolarmente significativo è il fatto che esistano due civiltà egemoniche contrapposte, e che entrambe queste civiltà si reputano nel giusto e una delle due, la civiltà occidentale, affermi paradossalmente di essere nel giusto poiché diffonde la tolleranza (talvolta chiamata democrazia).
Allorquando l'occidente e il Wahabismo si esprimono come civiltà, qualunque forma di dialogo con essi diventa impossibile. Infatti il rifiuto della ragione tipico del Wahabismo (e in realtà di gran parte dell'Islam) trasforma il loro operato, comprese le loro relazioni, nell'applicazione di un corpus dogmatico non modificabile e neppure interpretabile. In modo simmetricamente opposto, il relativismo occidentale trasforma ogni preteso dialogo in un mezzo (per la controparte un inganno) per perseguire il proprio inderogabile fine egemonico.
Per ora le civiltà egemoniche, sembrano sorprendentemente più dedite ad aggredire le civiltà multipolari che a contendere fra di loro. Ma la riduzione dell'influenza delle civiltà multipolari non fa che avvicinare il momento dell'inevitabile conflagrazione.
Forse anche quello che appare un progetto fantapolitico, come la terza guerra mondiale auspicata da Pike nella sua lettera a Mazzini, non è così utopistico se letto alla luce della potenza delle idee.
Il testo recita: La Terza Guerra Mondiale dovrà essere fomentata approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli Illuminati fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra dovrà essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d'Israele) si distruggano a vicenda... e a prima vista potrebbe apparire impossibile che gli agenti di una setta riescano a suscitare divergenze capaci di sfociare in una guerra di distruzione totale: quali provocazioni, quali maneggi, quali delitti potrebbero a tal punto condizionare il corso degli eventi?
Non si tratta certo di agenti segreti armati fino ai denti e vestiti con impermeabile e occhiali scuri. Piuttosto scrittori, filosofi e predicatori che hanno saputo infiltrare nella cultura istituzionale le dottrine dell'esclusivismo radicale, che sono il messianismo democratico per l'occidente e il wahabismo per l'Islam: ecco due agenti provocatori dello scontro assolutamente efficaci e credibili!
Un inganno che favorisce l'azione distruttrice delle civiltà egemoniche è quello di esprimersi a nome di realtà apparentemente affini, ma diverse nella sostanza, in modo da coinvolgere nell'azione politica un numero di soggetti maggiore di quelli che la promuovono. Un errore in cui oggi cadono ancora molte persone è quello di considerare l'occidente cristiano e il mondo arabo islamico, senza rendersi conto di quanto siano generiche imprecise e anche false queste affermazioni. Piacerebbe al Wahabismo e all'occidentalismo radicale di rappresentare una civiltà coesa e univoca, quando la battaglia sul fronte interno non è ancora vinta e sacche di resistenza sono ancora attive!
Il più prezioso alleato degli imperi egemonici sono i media che forgiano la cosiddetta “opinione pubblica”, un sottile inganno che consiste in questo: far credere che l'opinione pubblica sia quello che pensa la gente, quando invece è ciò che i giornali raccontano di quello che pensa la gente e la differenza può essere enorme.
Credo che la divulgazione di queste differenze sia un'opera utile per frenare l'azione degli agenti totalitari: identificare l'elemento radicalizzante permette il discernimento della situazione e l'intervento degli anticorpi culturali.
Comunque, riassumendo un'ultima volta il punto d'arrivo della nostra indagine, se non consideriamo le singole religioni e le singole civiltà, ma i gruppi di esse coerenti dal punto di vista dell'orientamento politico, notiamo come siano caratterizzati da due scuole di pensiero che si contrappongono.
La prima scuola vuole combattere un nemico inteso come civiltà diversa-opposta e vincerlo con l'annientamento delle differenze o la soppressione fisica; per la seconda scuola il nemico non è un'altra civiltà, ma il partito trasversale di coloro che vogliono lo scontro: secondo questa linea di pensiero la vittoria consiste nel preservare la propria identità non tanto battendo il nemico sul campo (estrema ratio), quanto piuttosto riuscendo a evitare la guerra.