Lettera di Julius Evola a Ernst Jünger
Due grandi pensatori tradizionalisti (in un senso significativamente diverso del termine), Julius Evola ed Ernst Jünger, non si sono mai incontrati di persona, anche se entrambi avevano amici in comune. Si sa che Evola ha letto con molta attenzione tutti gli scritti di Jünger e ha scritto un intero libro sul suo “Operaio”, con una peculiare interpretazione della sua figura di uomo eroico e distaccato, un aristocratico dello spirito. Evola non amava l’opera di Jünger degli anni ’40-’50, in cui vedeva concessioni all’umanesimo classico e al mito della particolare via dell’Occidente, anche se Eliopoli, a quanto pare, doveva sembrare al barone italiano più comprensibile e vicino all’opera. Purtroppo Evola non è sopravvissuto alla pubblicazione di “Evmesville” (1977) – un romanzo in cui Jünger, dopo aver creato l’immagine dell’anarca, si avvicina nuovamente al concetto evoliano dell’uomo differenziato, l’uomo isolato tra le rovine come migliore forma di sopravvivenza dei tradizionalisti nell’epoca buia dei lupi sulla terra…