Una regola per la giustizia
Sono profondamente convinto che non ci sia giustizia senza giustizia universale. Vent’anni fa, sono stato Amicus Curiae per tre anni nel Tribunale dell’Aia per l’ex Yu e il Ruanda, nel loro caso contro il presidente Slobodan Milošević.
È stato condannato per crimini di guerra nel maggio 1999, mentre erano ancora in corso i bombardamenti della NATO sulla Jugoslavia. È stata la prima volta nella storia che il capo di uno Stato sovrano è stato condannato e processato. Allo stesso tempo, nessun capo di Stato dei Paesi della NATO è stato chiamato a rispondere della responsabilità di 75 giorni di bombardamenti su civili e infrastrutture civili con munizioni all’uranio impoverito, pur avendo agito in totale contrasto con i principi delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
C’è qualcosa che vorrei sottolineare per rendere le cose più chiare. Nelle note introduttive del processo contro il Presidente Slobodan Milošević, il 13 febbraio 2002, Karla Del Ponte ha osservato che si trattava del primo caso nella storia in cui il capo di un Paese sovrano veniva processato. Poi, aveva invitato il suo vice, il procuratore Rheinfeld, a parlare e a spiegare meglio le sue parole, nei dettagli. Poi, ha detto: “Onorevole Corte, più di mezzo secolo fa, il giudice Jackson, il principale procuratore del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga, disse quanto segue: ‘Le malefatte che ora cerchiamo di perseguire erano così deliberate, così malvagie e così distruttive, che la civiltà non avrebbe potuto sopravvivere alla loro ripetizione'”. “Questa è una frase del giudice Jackson che Rheinfeld ha citato e poi ha aggiunto: “Jackson aveva parlato della pesante responsabilità che derivava dal primo processo tenuto in occasione dei crimini contro la pace. All’epoca, la Corte sperava che la sentenza servisse da deterrente per i leader mondiali. La speranza era che questo tipo di processi, come quello di Norimberga, non fossero più necessari. Sembra che la speranza sia stata vana, sembra che la storia si ripeta e che le lezioni non siano state apprese, se mai lo sono state. Oppure sono state ignorate e dimenticate. Questo processo rappresenta l’inizio e il primo processo mondiale contro l’ex capo di Stato per i crimini commessi mentre era capo di Stato.
E questo è il problema che ho menzionato all’inizio: la giustizia universale. Due mesi prima del discorso di Karla del Ponte, in quella Corte avevo parlato proprio di giustizia universale e che non era possibile parlare di giustizia solo per due punti del globo – il Ruanda e l’ex Jugoslavia, ma che il discorso doveva essere universale.
Un anno dopo quegli eventi, fu istituita la Corte Penale Internazionale Permanente dell’Aia, con lo scopo di perseguire ogni capo di qualsiasi Stato che avesse iniziato una guerra e commesso crimini contro la pace. E tutti voi sapete come stanno le cose e cosa è successo dal 2002: che tipo di guerre sono state scatenate.
Ora c’è questo scontro in Ucraina – e ora c’è solo una domanda: chi è incaricato di selezionare il crimine da perseguire? Come e perché il Procuratore della Corte Penale Permanente dell’Aia ha deciso di avviare un procedimento penale contro il capo di Stato russo – ok, forse deve farlo – ma nel caso in cui dovesse farlo, la giustizia universale richiede che tutti, tutti i capi di Stato che lo hanno preceduto, che hanno commesso crimini contro la pace, dal 2002 – non voglio nemmeno citare i loro nomi o menzionare i loro crimini di guerra, che non è scaduto, da Hiroshima ad oggi. Non c’è stato un giorno senza guerra dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ci deve essere una responsabilità per i crimini contro la pace e deve essere una regola universale per la giustizia e deve avere una dimensione universale e tutti coloro che hanno commesso un crimine devono essere perseguiti. Tutti.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini