Kemi Seba: la Russia fa la guerra al globalismo
L’operazione militare della Russia in Ucraina è un passo decisivo per cambiare l’ordine mondiale globale. È la fine del vecchio mondo unipolare e l’emergere di un nuovo mondo multipolare. È così che viene percepito, anche dagli antiglobalisti in Africa che difendono l’idea del panafricanismo – l’unificazione dei paesi africani per proteggere la sovranità identitaria, culturale e geopolitica. Il corrispondente di Katehon ha parlato dei cambiamenti globali e regionali con la principale rappresentante contemporanea di questo movimento, la leader di Urgences panafricanistes, Kemi Seba.
Come influiranno gli eventi in Ucraina sull’equilibrio globale del potere? L’Africa sarà interessata da questi cambiamenti?
Questi eventi colpiranno il mondo intero, non solo l’Africa, perché siamo già in guerra. La guerra al globalismo è condotta da coloro che sostengono la multipolarità. Quello che sta accadendo tra Ucraina e Russia è uno scontro tra chi vuole “occidentalizzare” l’umanità e chi vuole proteggere l’identità dei popoli.
La reazione di Vladimir Putin alla NATO e all’Occidente è destinata a influenzare anche l’Africa e altri continenti. Perché l’Occidente attacca sia Vladimir Putin che l’Africa, l’America Latina e il Medio Oriente, e destabilizza altri continenti in modo simile.
Più l’Occidente si destabilizza, meglio è per le forze che vogliono liberarsi dal globalismo neoliberale occidentale.
Le autorità di alcuni paesi africani sostengono che l’Ucraina sta cercando di reclutare i loro cittadini per la guerra (in particolare in Senegal). Qual è il tuo atteggiamento nei confronti di questo, quanto è accettabile?
È un comportamento colonialista, che gli ucraini hanno adottato dai loro padroni occidentali: il desiderio che gli africani in questo caso agiscano nell’interesse dell’Occidente, non dell’Africa. È un caso caratteristico di disprezzo, e qui la cosa più triste è che alcuni africani si uniscono ai battaglioni di Zelensky e dell’oligarchia occidentale.
Le sanzioni sono state imposte contro la Russia, la stessa sorte è toccata a diversi paesi africani, come il Mali. Come possiamo uscire da questa pressione delle sanzioni? Ci sono dei meccanismi?
Ecco perché è così importante in questo momento insistere su un mondo multipolare, costruendo un’alleanza tra i diversi poli di civiltà che resistono a un mondo a taglia unica.
Un certo numero di paesi africani contemporanei sono stati portati al potere da militari patriottici, ma l’Occidente insiste che dovrebbero cedere il potere a governi civili il più presto possibile. I militari dovrebbero ascoltare queste richieste?
Non è necessario consegnare il potere ai civili. I più grandi governanti della storia africana sono stati tendenzialmente militari: Gheddafi, Thomas Sankara, Gerry Rawlings. Essere militari non è in conflitto con la lotta per la liberazione dell’Africa. Al contrario!
Inoltre, dobbiamo tenere presente che tra i civili, ci sono quelli che sono influenzati dall’Occidente (che, a sua volta, vuole conquistare questi paesi) e ci sono quelli, come noi, che sono antiglobalisti e che vogliono la sovranità dei popoli, guidati da persone come noi, in un’alleanza con i militari.
Potrebbe fare degli esempi di questi politici?
In paesi come il Mali, persone come Ben Servo (pseudonimo dell’attivista Adam Diarra, ndr) hanno una possibilità, se vanno al potere. Bisogna prestare più attenzione ai civili come Ousmane Sonko in Senegal – vicini al popolo, e allo stesso tempo potenzialmente in grado di ottenere il potere.
Perché i panafricanisti sostengono la cooperazione con la Russia quando sembrerebbe che la Russia sia una potenza extra-regionale esterna all’Africa?
Perché pensiamo che la Russia si stia opponendo all’egemonia occidentale. Ma vogliamo cooperare con la Russia così come vogliamo cooperare con il Venezuela, Cuba e l’Iran. Siamo russofili e iranofili, ci avviciniamo a tutti coloro che sono contro il globalismo. Gli africani vogliono prima di tutto salvare se stessi, e cerchiamo un sostegno che ci permetta di liberarci. Molti altri movimenti di liberazione lo hanno fatto, per esempio Hamas in Palestina. È una tradizione di resistenza politica.
Sul ruolo della tradizione nel panafricanismo contemporaneo. Come vede questa componente della lotta per l’identità e la sovranità? Esiste una “idea africana”?
— Crediamo che l’Africa, sia musulmana che cristiana, tornerà alla tradizione nella sua sensibilità africana; ci sono molti movimenti di questo tipo.
L’idea africana è la base del concetto di panafricanismo. L’idea primordiale africana unisce diverse grandi famiglie linguistiche, che a loro volta formano un’unica macro-famiglia, con un patrimonio di civiltà comune, con obiettivi comuni, con un destino comune. Si tratta addirittura del Dasein dell’Africa.
Qual è la sua visione del futuro dell’Africa?
Un’Africa che ha sovranità economica, controlla le sue risorse e conclude partenariati con chi vuole e non con chi le viene imposto. Un’Africa che ha anche una sovranità culturale mentre l’Occidente cerca di colonizzare e dare una forma mentale specifica. Per esempio, in Iran, anche a livello di film, vengono trasmessi valori persiani o islamici. Dobbiamo anche controllare la componente culturale.
Pertanto, la Nuova Africa dovrà garantire la sua sovranità culturale, ideologica, economica e politica.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
Foto: Idee&Azione
24 marzo 2022
https://www.ideeazione.com/kemi-seba-la-russia-fa-la-guerra-al-globalismo/