L’anatomia del populismo e la sfida della Matrix

04.12.2018

Le proteste che hanno avuto luogo in Francia, simboleggiate dai “gilet gialli”, riguardano una fetta sempre più ampia della società. Molti analisti politici hanno già definito questo movimento una “nuova rivoluzione”. L’entità che tale fenomeno ha raggiunto ne rende assolutamente necessaria un’analisi più approfondita.

Indubbiamente, abbiamo a che fare con una vivida manifestazione del moderno populismo europeo. Il senso del populismo come fenomeno sta nel radicale cambiamento impresso alla struttura politica della società, formatasi nel periodo della rivoluzione francese e basata sulla contrapposizione tra destra e sinistra.

I movimenti populisti respingono il classico schema politico destra/sinistra e non seguono nessun rigoroso atteggiamento ideologico, né afferente alla destra né alla sinistra. È proprio questa la forza e il successo del populismo: esso non gioca secondo le regole prestabilite dal sistema. Tuttavia, anche il populismo ha una sua logica: nonostante la spontaneità che lo caratterizza, è del tutto possibile rintracciare una certa logica e persino individuare l’embrione di un’ideologia populista, che sta prendendo forma sotti i nostri occhi.

Innanzitutto, il fatto che i movimenti populisti si scaglino contro l’élite politica nel suo complesso senza distinzioni di sorta, sia essa di destra o di sinistra, è sorprendente. Questa è “la rivolta della periferia della società contro il suo centro”. Nella sua famosa opera, il sociologo americano Christopher Lasch ha designato la forma di governo prevalente nella moderna società occidentale come la “rivolta delle élite”. All’inizio del XX secolo, sulla scia di Ortega y Gasset, si dissertava della “rivolta delle masse”, la cui crescente influenza sulla politica sembrava minacciare di distruzione la cultura occidentale, il Logos europeo. Ma Christopher Lasch ha osservato una tendenza politica nuova: sono le élite che oggi distruggono la cultura e il Logos europeo. Queste nuove élite occidentali, giunte all’apice del potere unicamente grazie alla loro intraprendenza e alla loro immensa volontà di potenza, sono ben più spregevoli e di gran lunga più distruttive delle masse.

Una persona comune conserva ancora in sé alcune tradizioni culturali; è praticamente impossibile imbattersi in un “proletario puro” nella vita. Ma la moderna élite capitalista, lungi dal possedere un animo aristocratico o quantomeno un briciolo di signorilità, è avida di potere, cariche e comodità, e progressivamente si è nutrita di arrivisti e opportunisti, che rappresentano la forma pura della disumanizzazione: in nome del denaro e del potere, essi sono pronti a tutto, cambiano qualsiasi ideologia e tradiscono qualsiasi ideale. Allo stesso tempo, in questa “nuova élite” hanno iniziato sempre più ad infiltrarsi categorie marginali, soggetti che non provenivano dal popolo bensì da gruppi periferici, al cui interno sono presto diventate predominanti le minoranze – etniche, culturali, religiose (spesso settarie), sessuali. È questa gentaglia, secondo Christopher Lasch, a costituire la base della moderna élite globalista che sta distruggendo le fondamenta della civiltà.

Di conseguenza, il populismo – incluso quello dei gilet gialli – può essere considerato come una rivolta del popolo che si ritorce contro le élite, ree di aver rotto il legame sociale perdendo completamente la loro connessione con la società. Le élite hanno costruito un mondo a loro immagine e somiglianza, in cui regnano doppiopesismo, norme politicamente corrette e demagogia liberale.

In questo mondo, semplicemente non vi è posto per i popoli e le società che si presentano nella loro forma autentica e genuina, e non mutata secondo i desiderata di questa nuova élite. Infatti, una tipica rappresentante della “nuova élite”, Hillary Clinton, sconvolta dal successo del populista di destra Donald Trump, ha iniziato ad insultare apertamente ai cittadini americani medi, definendoli “deplorables”, dei miserabili. E i “deplorables” per tutta risposta, hanno scelto Trump, non solo perché lo amavano, ma anche per vendicarsi della Clinton, la “strega globalista”.

Macron appartiene esattamente allo stesso tipo di “nuova élite”. È curioso che alla vigilia delle elezioni francesi, il quotidiano Libération sia uscito con il titolo “Faites ce que vous voulez, mais votez Macron” (Fate ciò che volete, ma votate per Macron). Un’evidente parafrasi di Aleister Crowley, che nel XX secolo si proclamò l’Anticristo e la Bestia 666: “Do what thou wilt shall be the whole of the Law” (Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge). In altre parole, le folle sottomesse dovrebbero votare per Macron non per un particolare motivo, non per le sue idee e virtù, ma semplicemente perché questa è la legge imperativa dell'élite dominante. E l’élite mostra un disprezzo così evidente per le masse sottomesse che non si preoccupa nemmeno di sedurle con promesse irrealizzabili: “votate Macron, questo è un ordine e non c’è niente da discutere”. Votate e poi sarete liberi. Deplorables. E questo è tutto.

In Italia, dove la maggioranza netta della popolazione ha votato per la destra populista della “Lega” o per la sinistra populista dei “Cinque stelle”, insieme questi partiti sono riusciti a creare il primo governo populista nella storia europea.

Veniamo ora alla Francia. Anche se i contatti politici tra il populismo di destra del Front National e il populismo di sinistra di Mélenchon sono praticamente inesistenti, oggi il populismo francese si è riunito nell’eroica rivolta dei gilet gialli. I gilet gialli sono “deplorables”, sia di destra che di sinistra (ma non della destra liberale, né della sinistra liberale). I populisti di destra sono terrorizzati dalla folle politica della nuova élite in materia di immigrazione e dalla distruzione di ciò che resta dell’identità francese. I populisti di sinistra sono indignati dalle disastrose politiche economiche dei liberali che fanno solo gli interessi del grande capitale: del resto, tutti sanno che Macron è il protetto dei Rothschild.

La rivolta dei gilet gialli contro Macron è una rivolta contro l’élite liberale dominante. Ma oggi questa contrapposizione non può più essere posta nei termini della destra e della sinistra classiche. Macron può essere definito di sinistra in relazione al sostegno delle migrazioni, alla protezione delle minoranze, alla legalizzazione delle “perversioni” e al cosiddetto “marxismo culturale”, d’altro canto sotto il profilo economico lo si può collocare a destra in quanto strenuo difensore degli interessi del grande capitale e della burocrazia europea. Egli è un globalista puro, che non disdegna esplicite dichiarazioni di appartenenza alla massoneria (il suo famoso segno con le mani, raffigurante un triangolo), e persino l’utilizzo di slogan palesemente satanici: “Fai ciò che vuoi, vota per Macron”. La rivolta dei gilet gialli – populisti di destra e di sinistra – è precisamente contro la combinazione di destra liberale e sinistra liberale incarnata da questa nuova élite.

Se Mélenchon e Marine Le Pen non possono unirsi politicamente perché troppo distanti, essendo il primo troppo a sinistra e la seconda troppo a destra, allora in luogo dei leader politici ci penseranno i gilet gialli a convogliare e riunire i populisti francesi. I gilet gialli non sono semplicemente contro la politica economica o migratoria, essi sono contro Macron in quanto simbolo di un intero sistema, contro la globalizzazione, contro il totalitarismo liberale, contro lo status quo. I gilet gialli rappresentano una rivoluzione populista e popolare. E il termine “popolo” (populus, “le peuple”) nel concetto di “populismo” deve essere inteso letteralmente.

Non si tratta di una massa astratta o di un proletariato impersonale, questi sono gli ultimi uomini viventi ad essersi levati contro il potere globale della genia mondialista, insorti (come riteneva Lasch) per la cultura e la civiltà, ma anche per l’uomo in quanto tale, per il popolo, per Dio. Oggi non c’è più destra e sinistra: c’è solo il popolo contro l’Elite. Così, i gilet gialli stanno scrivendo una nuova pagina della storia politica, una nuova ideologia. Macron non è più solo il nome di una persona ma anche un’etichetta, rappresenta il marchio della Matrix. E per la nostra e la vostra libertà, deve essere distrutto.  Così parlano i gilet gialli, ed essi dicono il vero…

Traduzione di Donato Mancuso