Tradizione

24.11.2016

La conoscenza è il centro di ogni forma di potere. Ogni civiltà della storia, e certamente anche delle epoche preistoriche, si è sempre basata su una organizzazione piramidale che vedeva al proprio vertice uomini dotati di una superiore comprensione del mondo manifesto e di quello invisibile.

L’ateismo era sconosciuto agli antichi dei cinque continenti, ed il Sacro ordinava ogni momento dell’esistenza. Il contatto personale o collettivo con il sovramondo, il mondo invisibile ma reale, scandiva le stagioni della vita di ogni uomo, dalla nascita alla morte. Anche nel mondo indoeuropeo delle origini, prima che le migrazioni portassero all’allontanamento dalla patria primordiale, il contatto col divino era centrale ed essenziale allo svolgimento di ogni funzione pubblica e privata.

Le lingue delle popolazioni di origina indeuropea conservarono a lungo, e fino ai giorni nostri, il significato di questa unione tra la terra ed il cielo. Rito significa connessione, contatto, unione (latino “ritus”, sanscrito “rtà”). A lungo i popoli che nacquero successivamente alle migrazioni, che presero vie diverse, dirigendosi in terre lontane migliaia di chilometri dalla zona d'origine, conservarono identità di costumi e di lingua rispetto ad un lontano passato comune, ad oggi interrotto ormai da diverse migliaia di anni. Per questo motivo risulta rilevante, ad esempio, il conservatorismo degli indoeuropei di ogni latitudine, rispetto alle questioni sacre.

George Dumezil definisce appunto i romani antichi “conservatori” in materia religiosa, e tale definizione ben si sposa con altre Tradizioni indoeuropee e non solo. Al latino Pater corrisponde il sanscrito Pitar, al latino Ignis (fuoco) corrisponde il sanscrito Agni, La poca variabilità semantica e linguistica trova corrispondenza anche nei riti e nelle cerimonie. Basti citare il rito dell’equus october, celebrato al Campo di Marte alle Idi di ottobre, dove si sacrificava il cavallo più veloce di tutte le legioni. Questa cerimonia centrale del calendario romano trova identica descrizione nei testi sacri vedici, ed i sacerdoti maggiori dei due popoli, lontani migliaia di anni e chilometri dalla separazione migratoria, si chiamarono Flamines e Brahamanes conservando l’evidente somiglianza con l’antica definizione di lingua iperborea Bhlagmen. Piccoli esempi, per mostrare che per gli antichi il segreto della conoscenza, del potere, quale attributo di origine celeste finalizzato a mediare i rapporti tra la dimensione invisibile e quella terrena, tra Dei ed uomini, era custodito soprattutto dalla invariabilità dei riti, delle parole sacre e cerimoniali.

A questa descrizione dell’esistenza, avrebbero sostanzialmente aderito tutte le popolazioni del cosmo, così come esposto nella teoria della tradizione unica primordiale, che, se non ebbe un centro unico di carattere geografico, per certo ben rappresenta l'idea di un mondo concepito, in profondità, alla stessa maniera, da tutte le popolazioni antiche del pianeta.

La Tradizione unica, principio superiore e non umano, prende forma attraverso le Tradizioni, ovvero l'incarnazione specifica che ogni popolo diede al principio universale, nelle quali le differenze segnavano le diversità espressive ed attitudinali, senza per questo scalfire la concezione generale condivisa, ovvero quella di un modo costituito essenzialmente da una influenza che viene dall'alto e che gli uomini accolgono, ricambiando a loro volta con i culti ed ogni altra forma di collegamento col divino.

Ogni razza o popolo ha una diversa composizione di elementi: ad una maggiore presenza di "fuoco" corrispondeva la preminenza dell’elemento marziale e guerriero, all’aria una propensione alla meditazione ed alla ascesi mistica, e così via. La perennità, l’immutabilità, la inalterata ed inalterabile identità formale e sostanziale dei riti costituiva per gli antichi la garanzia della sopravvivenza del Kosmos e l’allontanamento del Kaos, da tenere a bada con una rigorosa attenzione liturgica e cerimoniale.

Nei secoli, prima attraverso le religioni rivelate abramitiche, poi a causa delle filosofie profane, ed infine per le ideologie, il mondo tradizionale arretrò (almeno nella forma visibile), cedendo il passo a quello moderno attraverso formule diverse, prima di ordine religioso e poi, via via, chiamate progresso, evoluzione, emancipazione. Tutti coloro i quali furono costretti ad interrompere le antiche usanze, ed a tagliare i ponti con il mondo invisibile dei Padri, vissero da allora un’esistenza menomata e solo parzialmente risarcita da significati spirituali, sopravvissuti in parte e sotto altre forme, ma secolarizzati, pietrificati, nelle religioni dominanti in occidente.

Dal tempo dello spegnimento del Fuoco di Vesta a Roma, o dalle conversioni forzate dei Sassoni da parte di Carlo Magno, fino agli ultimi "pagani" dell’anno mille in Scandinavia, gli uomini d’occidente arrancano e sopravvivono attraverso un’esistenza spirituale monca, ridotta, circoscritta ad un fideismo dogmatico, generalmente esclusivista ed intollerante, che ha fornito delle colpevoli "aperture" ad ogni forma di (presunto) progresso razionale, freddo, meccanico, fino a diventare ideologia della tecnica e poi biotecnica, che non portando in sé l’ordine del Kosmos è foriero di Kaos, disordine interiore individuale e collettivo.

Clonazione, traffico di organi, riproduzione artificiale, alterazioni alimentari, avvelenamento dell’ambiente, distruzione di specie animali e vegetali, costruzione di megalopoli con venti milioni di abitanti, disboscamenti feroci, perdita delle tradizioni popolari, uso diffuso di droghe e forme di dipendenza da alcool e psicofarmaci, allontanamento da ogni forma di sacralità, sono il naturale compimento di un percorso, che parte inizia con l'avvento delle religioni monoteistiche in Europa, che, volontariamente o meno, come ben teorizzato da Julius Evola, ha portato l'uomo europeo al materialismo e ad ogni altra concezione anti spirituale.

La despiritualizzazione del mondo manifesto, con la concentrazione di ogni significato sacro attorno alle figure celesti ed agli eventi storico sacrali che ne caratterizzarono l’avvento, portò allo svuotamento dei significati simbolici e profondi che, fino ad allora, avevano avuto il mondo naturale quale unica rappresentazione panteistica e multiforme di un mondo invisibile. La dimensione religiosa dogmatica e fideistica, sulla quale si attestarono le varie forme di abramitismo, si diffuse e sopravvisse grazie al substrato arcaico di forme cultuali precedenti, alle quali si diede nuova forma. Basti pensare al Natalis Solis Invicti, che diventa il giorno della nascita di Gesù, o i riti Januari trasformati nel miracolo di un santo forse mai esistito, per stessa ammissione della Chiesa cattolica. Ma non poteva durare a lungo la suggestione dogmatica cristiana, perché la visione fredda di una natura lontana e per certi versi nemica, insieme alla violenza delle conversioni religiosa e la percezione delle altre civiltà come inferiori, ed in alcuni casi animalesche, portò inevitabilmente a forme di positivismo e di percezione fredda dell’esistenza che furono i presupposti dell’illuminismo e di ogni altra forma di materialismo.

L’unicità storica di questi eventi, così come descritti, sta nel fatto che sono accaduti diversamente da quanto è sempre avvenuto nella storia. Ogni civiltà è sempre stata sostituita da un’altra civiltà, diversa nella sua espressione formale, ma simile nei principi superiori, che si imponeva generalmente attraverso la conquista, o la germinazione dall'interno di sensibilità arcaiche che si imponevano con forme diverse.

Quella che invece vediamo regolare le nostre esistenze, dopo il periodo ibrido costituito dal Medioevo, non è propriamente una civiltà, ma piuttosto una delimitazione spazio temporale, una non-civiltà, volta al controllo delle coscienze, che non ha un obiettivo, una finalità, né per i singoli uomini, né per i popoli e gli Stati.

Coloro i quali rappresentano i vertici delle istituzioni politiche, diversamente dal passato, appaiono subalterni e di secondo livello, non sono uomini di potere, piuttosto burattini nelle mani di chi detiene il controllo generale, e tutto ciò appare evidente anche a chi non ha elevate cognizioni “dietrologiche”, o "sottili". Quella che domina la scena politica, culturale ed economica dal XVI secolo non è una civiltà, ma un piano di dominio che controlla e struttura la realtà secondo la necessità della maggior affermazione del dominio stesso e non secondo l’obiettivo di benessere ed ordine individuale e comunitario che le antiche civiltà ponevano al centro del loro intento.

Per questi motivi l’uomo moderno guarda con grande suggestione e nostalgia ad ogni espressione dell’antichità, seppur mediata dal mezzo tecnico cinematografico, libresco o altro, e quanto più il contesto è incontaminato e primordiale e portatore di un risguardo critico della modernità, maggiore è il fascino e la suggestione, basti pensare al mondo dei nativi americani o agli ultimi samurai.

E’ la commozione per un mondo perduto, non certo per un mondo mai esistito e fantasioso, che si accompagna tristemente all’idea che non potrà mai più tornare. Idea instillata nelle nostre cellule cerebrali da chi fonda il suo potere sulla nostra perdita di speranza. Con questo fine, ogni civiltà tendente alla realizzazione individuale basata sullo spirito e sui miti che sempre sorressero gli uomini, viene fatta apparire utopica, infantile, astratta, impossibile da realizzare nel presente e nel futuro, e mai esistita realmente nel passato. Sotto il velo oscuro di questo mondo e delle sue devastazioni, per quanto difficile da immaginare, c’è la vita vera, lo splendore, la normalità. Che attende di essere nuovamente svelata e vissuta, da Uomini finalmente tornati tali, immuni da controlli psichici ed ipnotici, tornati Signori di se stessi e della propria vita.

Il potere con il quale i Signori Oscuri del Sistema riescono a controllare la realtà è fondato esattamente sulle stesse premesse che abbiamo citato per le antiche civiltà. Con la differenza che loro non hanno dimenticato le tecniche evocative che danno agli uomini l’assistenza del mondo invisibile per il dominio terreno. Con la differenza che essi bramano esclusivamente lo sfruttamento umano, la vampirizzazione del'energia naturale costituita da ogni singolo essere vivente, destinato ad essere nient'altro che preda dello sfruttamento, della tirannia dell'uomo sull'uomo, grazie alla quale essi esercitano il loro dominio. Non sto parlando di una razza o di un popolo, di una nazione o di entità sovranazionali. Il discorso della composizione di questo Ente che precede la realizzazione degli eventi, e dopo averli realizzati li domina, e è molto più complesso e merita trattazione specifica che si potrà affrontare in futuro.