Elezioni a Tuvalu: un’analisi delle implicazioni sulle relazioni con Taiwan e la Cina
Le elezioni nazionali tenutesi lo scorso 26 gennaio nel piccolo Stato insulare del Pacifico, Tuvalu, hanno attirato l’attenzione globale, poiché il destino delle relazioni diplomatiche con Taiwan e la Cina continentale pende su un filo sottile. In un contesto in cui le potenze globali come gli Stati Uniti e la Cina lottano per influenzare la regione del Pacifico, queste elezioni hanno assunto un significato particolare, mettendo in evidenza la complessa rete di alleanze e rivalità che caratterizzano il panorama geopolitico della regione.
Tuvalu, un arcipelago la cui stessa esistenza è minacciata dai cambiamenti climatici, ha visto i suoi poco più di 6.000 elettori registrati decidere il futuro politico della nazione composta da circa 11.200 abitanti. I risultati di queste elezioni sono stati attesi con ansia da attori internazionali come la Cina, Taiwan, gli Stati Uniti e la vicina Australia, poiché si inseriscono in un contesto più ampio di competizione per l’influenza nella regione, come dimostra il recente riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese da parte di Nauru.
Una delle questioni chiave che ha influenzato queste elezioni è stata appunto la posizione di Tuvalu sul fronte della diplomazia internazionale, in particolare riguardo alle sue relazioni con Taiwan e la Cina. In un momento in cui solo dodici Stati nel mondo mantengono relazioni diplomatiche formali con Taiwan, Tuvalu si è trovata al centro della sfida tra coloro che erano favorevoli al mantenimento delle relazioni con l’isola e coloro che invece erano disposti ad aprire le relazioni con Pechino, che considera Taiwan una parte indivisibile del suo territorio. Tuvalu ha infatti mantenuto un legame stretto con Taiwan fin dal 1979, quando ha stabilito relazioni diplomatiche con l’isola, restando ancora oggi uno dei pochi Paesi che mantiene questa linea.
L’elezione, dunque, ha visto un confronto tra diversi candidati, tutti ufficialmente indipendenti e non affiliati a partiti politici, ma ognuno con una visione diversa sulle relazioni internazionali di Tuvalu. Il Ministro delle Finanze, Seve Paeniu, ha sottolineato la necessità di rivalutare i legami con Taiwan dopo le elezioni, suggerendo che il nuovo governo dovrebbe decidere quale tra Taiwan e la Cina possa meglio rispondere alle esigenze di sviluppo di Tuvalu. Allo stesso tempo, il Primo Ministro uscente Kausea Natano, considerato come il principale sostenitore di Taipei, ha mantenuto la sua posizione orientata verso Taiwan, sostenuto da altri candidati come Enele Sopoaga e Simon Kofe che hanno espresso il loro appoggio a Taiwan in passato.
Oltre alle questioni internazionali, anche l’aspetto ambientale ha giocato un ruolo significativo in queste elezioni, con Tuvalu che si trova di fronte alla minaccia imminente dei cambiamenti climatici e all’innalzamento del livello del mare. La nazione insulare ha costantemente ribadito la necessità di azioni urgenti per affrontare i cambiamenti climatici nei forum internazionali, poiché la sua stessa esistenza è minacciata dall’innalzamento del livello del mare. Questo ha reso la questione del supporto internazionale per affrontare i cambiamenti climatici un tema centrale nelle elezioni, con diverse fazioni politiche che promettono azioni concrete in questo settore.
Anche in quest’ambito, le elezioni si sono svolte in un contesto di crescente concorrenza tra Cina e Stati Uniti per l’influenza nella regione del Pacifico. Tuvalu è stata oggetto di attenzioni da entrambi i contendenti, con gli Stati Uniti che hanno recentemente promesso di collegare la nazione insulare al resto del mondo attraverso cavi sottomarini per le telecomunicazioni, allo scopo di contrastare l’influenza crescente della Cina nella regione.
Per quanto riguarda le relazioni con l’Australia, invece, al centro del dibattito c’è stato un recente accordo stipulato con il governo federale di Canberra, denominato Australia–Tuvalu Falepili Union, che prevede un coinvolgimento australiano nella sicurezza di Tuvalu in cambio di garanzie di sicurezza e un percorso di residenza in Australia per i cittadini minacciati dai cambiamenti climatici. Un accordo di questo tipo ha suscitato un dibattito interno sulla sovranità e sull’indipendenza di Tuvalu.
Una volta pubblicati i risultati, la mancata rielezione di Natano ha fatto pensare alla possibilità di un cambiamento di rotta nella politica estera del governo di Funafuti. L’ormai ex Primo Ministro era infatti considerato come il leader della “fazione pro-Taiwan” (e dunque filostatunitense), e la sua mancata rielezione ha aperto le porte ad una nuova maggioranza. Tuttavia, la “fazione filocinese” non è riuscita ad imporre un proprio candidato alla guida del governo, con Feleti Teo che è stato eletto alla carica di Primo Ministro il 26 febbraio, con voto unanime da parte dei sedici deputati.
Feleti Teo è considerato come favorevole al mantenimento dei legami con Taiwan, ed è inoltre stato uno dei principali promotori dell’accordo con l’Australia, motivo per il quale gli esperti ritengono che Tuvalu non dovrebbe cambiare il proprio orientamento in politica estera, almeno a breve termine. Tuttavia, le sfide interne ed esterne legate ai cambiamenti climatici, alla sicurezza e alla dipendenza economica da parte di attori esterni potrebbero portare l’arcipelago a rivalutare la propria posizione al fine di aprire le relazioni con un partner potenzialmente importante come Pechino.