Narrazioni distorte promuovono gli omicidi mirati di palestinesi
Un recente sondaggio del Palestinian Centre for Policy and Survey Research ha evidenziato come i palestinesi siano in gran parte favorevoli alla resistenza armata contro il colonialismo di Israele. Cosa ancora più importante, i palestinesi hanno nuovamente affermato di non aver più bisogno di prendere spunto dalle principali fazioni politiche palestinesi, indicando un netto distacco dalla politica degli anni precedenti che monopolizzava la resistenza a seconda delle fazioni e del territorio geografico.
Nel sondaggio, il 71% dei palestinesi è favorevole alla formazione di gruppi di resistenza armata come la Tana dei Leoni e il Battaglione Jenin. L'Autorità Palestinese ha continuato a perdere il favore della popolazione della Palestina occupata, con l'80% dei partecipanti al sondaggio contrari alla consegna dei membri dei gruppi di resistenza all'AP. In relazione a ciò, l'86% degli intervistati palestinesi si è dichiarato contrario alla persecuzione dei membri dei gruppi di resistenza da parte dell'Autorità palestinese.
A questi risultati si contrappone la dichiarazione di Avigdor Lieberman, ex ministro degli Esteri israeliano e attuale capo del partito Yisrael Beiteinu, che ha chiesto una politica di omicidi mirati contro i leader di Hamas a Gaza. “Non possiamo accettare le 'regole del gioco' in cui possono infiammare la Giudea e la Samaria mentre sono immuni a Gaza”, ha dichiarato Lieberman, riferendosi alla resistenza palestinese nella Cisgiordania occupata. Ha anche chiesto un'operazione militare su larga scala nei territori palestinesi occupati per sedare la resistenza.
L'attuale resistenza palestinese - legittima secondo il diritto internazionale - non segue la politica delle fazioni palestinesi, preferendo invece mantenere un fronte unificato che comprenda tutti i gruppi. Inoltre, il sostegno ad Hamas nella Cisgiordania occupata non è un fenomeno recente, ma il risultato della corrotta esistenza dell'AP guidata da Fatah.
Riferendosi all'incursione israeliana nel campo profughi di Jenin, in cui sono stati uccisi cinque palestinesi (un sesto è poi morto per le ferite riportate), il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha sottolineato che “i combattenti della resistenza di tutte le fazioni erano uniti sul campo di battaglia. Questo dimostra che la resistenza esiste ancora nelle città della Cisgiordania”.
Qui sono in gioco due narrazioni. Una è il fronte unificato verso cui i palestinesi si stanno muovendo e che abbraccia la loro lotta anticoloniale. L'altra ritrae Hamas come l'epitome della resistenza palestinese e la ragione per cui la resistenza palestinese esiste. Gran parte di ciò è attribuito alla discrepanza tra Gaza e la Cisgiordania occupata in termini di rappresentazione, così come alle diverse reazioni alle loro uniche realtà socio-economiche e politiche. Ora che l'Autorità palestinese ha perso gran parte del suo controllo sulla Cisgiordania occupata, Hamas si profila come una minaccia maggiore nella narrazione ufficiale, nonostante i palestinesi si stiano chiaramente orientando verso una resistenza unificata che comprenda tutte le fazioni e che rimanga indipendente.
L'appello di Lieberman agli omicidi mirati sfrutta l'immagine di Hamas come sinonimo di resistenza palestinese. Il movimento viene utilizzato per promuovere la politica israeliana degli omicidi mirati, un obiettivo apparentemente razionale nella narrazione coloniale. L'impatto, tuttavia, non è limitato a Gaza. Una crescente resistenza palestinese indipendente, fuori dal controllo dell'Autorità palestinese, è una realtà incontrollata che Israele deve affrontare. Mantenere la narrativa di Hamas come fonte esclusiva di resistenza può essere usato come facciata per Israele e l'Autorità palestinese per normalizzare le uccisioni extragiudiziali di palestinesi nella Cisgiordania occupata.
Articolo originale di Ramona Wadi
Traduzione di Costantino Ceoldo