Le élite africane hanno bisogno di un migliore pensiero strategico nel nuovo mondo multipolare
L’anno scorso, a dicembre, 49 capi di Stato africani sono stati ospitati dal presidente Joe Biden a Washington, in occasione del Vertice dei leader USA-Africa. Nel recente passato, abbiamo assistito a viaggi simili dei leader africani a Londra, Pechino e Mosca. Questi viaggi avvengono in un momento in cui il mondo si sta riallineando dal punto di vista geopolitico. La Cina sta iniziando a flettere i suoi muscoli diplomatici per risolvere i conflitti, come ha fatto tra l’Arabia Saudita e l’Iran, che hanno recentemente concluso cinque giorni di discussioni ospitate dalla Cina, concordando di ripristinare le relazioni diplomatiche.
L’India, che tradizionalmente era un alleato occidentale, sta ora giocando con la geopolitica dell’“autonomia strategica”. Lo si vede chiaramente dal modo in cui l’India ha affrontato la guerra tra Russia e Ucraina.
I recenti sviluppi indicano che Paesi come Brasile, Russia, Cina e Venezuela chiedono una valuta alternativa al dollaro per regolare i loro scambi commerciali. È giusto concludere che in meno di 15 anni gli Stati Uniti non saranno più l’unica potenza. Ma la domanda per molte élite africane dovrebbe essere: come possono sfruttare questo spostamento di potere globale per lavorare al raggiungimento dei propri interessi.
Un punto da sottolineare è che la soluzione a molte delle sfide dell’Africa non sarà risolta da persone esterne al continente, ma da persone interne al continente. Le principali risoluzioni del recente vertice USA-Africa a Washington non fanno che rafforzare questa opinione.
Quando i leader africani si sono recati a Washington, hanno chiesto la creazione del Consiglio consultivo del Presidente sull’impegno della diaspora africana negli Stati Uniti, il primo forum spaziale USA-Africa, l’annuncio formale del sostegno di Biden all’Unione africana affinché diventi membro permanente del G20 e l’impegno di 55 miliardi di dollari per portare avanti le priorità condivise dall’Africa e dagli Stati Uniti nel quadro dell’Agenda 2063 dell’Unione africana.
Nessuna di queste risoluzioni prese a Washington funzionerà in modo sostenibile se l’Africa sarà ancora un continente con Paesi che continuano a commerciare poco tra loro. Attualmente, secondo le stime della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, il commercio intra-africano rappresenta appena il 14,4% delle esportazioni totali africane, il valore più basso del pianeta, rispetto al 66,9% dell’Europa, al 63,8% dell’Asia e dell’Oceania e al 44,4% delle Americhe.
L’Africa è ancora l’unico continente in cui i partner commerciali della maggior parte dei Paesi si trovano al di fuori del continente stesso. Nessun viaggio dei leader africani a Washington, Pechino, Londra, Bruxelles e Mosca porrà rimedio a questa situazione. Semmai, è ancora ampiamente nell’interesse di queste potenze globali mantenere lo status quo in cui gli africani commerciano poco tra loro.
Volare all’interno dell’Africa costa il 45% in più che altrove e spesso è più difficile. Se si vuole arrivare a Tunisi da Libreville, in Gabon, bisogna passare per Parigi. I viaggiatori aerei africani pagano prezzi dei biglietti più alti e tasse più elevate rispetto ai viaggiatori di qualsiasi altra parte del mondo. Come può un viaggio a Washington e a Pechino risolvere questo problema?
L’Africa nel suo complesso si sta perdendo il turismo d’affari e il commercio a causa del suo scarso servizio aereo. Se l’élite al potere vuole trasformare le economie africane, deve esserci una strategia coerente a livello di Unione Africana. Un viaggio dei leader africani a Washington non risolve in alcun modo la questione. Oggi, in Africa, il trasporto aereo è ancora limitato da quelli che i giuristi chiamano accordi bilaterali sui servizi aerei (da Paese a Paese). È un mercato molto frammentato. La situazione dovrebbe cambiare. Per esempio, all’interno della comunità dell’Africa orientale, dovremmo renderci conto che le compagnie aeree autonome non sono redditizie. Perché dovremmo avere la Kenya Airlines, la Rwanda Air e l’Uganda Airlines se sono tutte entità in perdita molto inefficienti?
Se gli africani vogliono sviluppare una migliore leva geoeconomica nei negoziati geopolitici con le potenze globali, dato che il mondo sta diventando sempre più multipolare, è necessario che i leader africani e l’Unione Africana cerchino prima di tutto soluzioni all’interno dell’Africa. L’Africa deve mettere in atto strategie per la redditività economica, affinché le imprese sostenibili possano prosperare in Africa.
Continuare a fare viaggi a Washington, Pechino e Bruxelles non risolverà alcun problema, organizziamoci prima al nostro interno.
Traduzione di Costantino Ceoldo