La frattura geopolitica nel Partito della Sinistra tedesco
Il 28-29 maggio a Magdeburgo, si svolgeva il congresso del Partito della Sinistra tedesco (die Linke). I rappresentanti di uno dei più grandi partiti di opposizione tedesco hanno eletto la leadership e discusso i piani per lo sviluppo del partito per le elezioni parlamentari che si terranno nel 2017. Come ci si aspettava, la direzione del partito è stata rieletta. Katja Kipping e Bernd Riexinger sono stati rieletti co-presidenti del partito. Tuttavia, gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato che non possono gestire le sfide dello scorso anno, con la popolarità del partito scesa in modo significativo nella propria roccaforte, la Germania orientale. Il congresso ha inoltre evidenziato la spaccatura interna causata dalla posizione sui migranti e dalla possibilità di una coalizione più ampia con altri partiti di sinistra.
Il partito di sinistra come un fenomeno politico
Il “Partito della Sinistra” venne formato da rappresentanti dal partito socialdemocratico della Germania e del popolare Partito del socialismo democratico della Germania dell’Est, successore del Partito Socialista Unificato di Germania, il partito al governo nella DDR. Nelle ultime elezioni nel 2013, il partito ha avuto l’8,6% dei voti, ottenendo così 64 dei 630 seggi del Bundestag. Fin dall’inizio il partito ha riunito forze piuttosto disparate: la vecchia sinistra, cresciuta nello spirito marxista-leninista nella Germania democratica, quella “riformata” della Germania democratica (tipico esempio è Gregor Gysi), la “nuova sinistra”, la sinistra radicale della Germania occidentale, e Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale (WASG), partito in gran parte composto da dissidenti socialdemocratici e sindacalisti, con a capo (non ufficialmente) Oskar Lafontaine, ex-ministro delle Finanze tedesco nel 1998-1999. Lafontaine, sovranista tedesco e seguace di Friedrich List, è contrario a che il Paese attragga manodopera straniera danneggiando gli interessi dei lavoratori tedeschi, sostiene notevolmente il partito sul piano elettorale. Tuttavia, ciò ha portato il “Partito della Sinistra” ad essere criticato dai radicali di sinistra secondo per principio cui non vanno difesi gli interessi della classe operaia tedesca, ma solo tutelati gli interessi delle minoranze e l’attrazione dei migranti.
Crisi dei rifugiati e conseguenze
Nel 2015, la crisi dei rifugiati in Germania ha fatto riemergere le vecchie fratture. La coniuge di Lafontaine e capo della fazione parlamentare del Partito della Sinistra al Bundestag, Sarah Wagenknecht, con cautela si oppone alla politica dell’accettazione illimitata dei migranti. Dopo le aggressioni sessuali di Capodanno a Colonia, Wagenknecht ha dichiarato, “Chiunque abusi dei diritti dei loro ospiti ha anche perso i propri diritti“. A marzo in un’intervista al “Berliner Kurier” ebbe modestamente il coraggio di dire: “Non tutti i profughi possono venire“. “Non possiamo prendere un milione o più di rifugiati ogni anno“, ha detto. Questo bastava a garantirsi che i rappresentanti della sinistra radicale nel partito iniziassero a criticarla aspramente. E in occasione della conferenza del partito a Magdeburgo, gli “antifascisti” della sinistra radicale si distinguevano tirandole una torta. Avevano già fatto lo stesso atto becero a una eurodeputata di “Alternative per la Germania”, Beatrix von Storch. La crisi della migrazione e la posizione del partito sui migranti (la leadership ha cercato di dissociarsi dalle dichiarazioni di Sarah Wagenknecht) ha inferto un duro colpo alla posizione del partito in Germania orientale. Così, secondo recenti sondaggi, il Partito Cristiano Democratico (CDU) e il gemello bavarese Unione cristiano sociale, ricevevano il 30,5% dell’approvazione, il Partito socialdemocratico (SPD) il 19,5%. Il terzo posto è stato preso dal partito degli euroscettici “Alternativa per la Germania”, supportato dal 15% dei tedeschi. I “Verdi” hanno avuto il 13% e il “Partito della Sinistra” il 10%. La leadership del Partito della Sinistra riconosce che “Alternativa per la Germania” gli ha preso parte dell’elettorato. L’ex-leader del partito di sinistra, il parlamentare Gregor Gysi, in una recente intervista alla rete RND s’è dichiarato “scioccato dal fatto che i poveri, i lavoratori senza diritti non ci votano, non siamo più il partito della protesta in Oriente, non più che in occidente”. AfD è ora il maggiore partito di opposizione della Germania. Il motivo del deflusso degli elettori di “sinistra” è chiaro, la posizione pro-migranti della leadership del partito, ma invece di correggere gli errori, essa è pronta a fare del partito uno strumento degli intrighi politici, il cui principale obiettivo è isolare la sempre più popolare “Alternativa per la Germania”.
Strategia anti-AfD
L’organo del Partito della Sinistra, Neues Deutschland, ha iniziato una campagna per formare una coalizione di sinistra con SPD e Verdi contro il “fascista” AFD. Uno dei principali promotori di tale idea nel partito di sinistra è Gregor Gysi. Paradossalmente l’alleanza del partito coi partiti della sinistra liberale viene chiamata “Strategia contro la tendenza di destra”. I gruppi trotzkisti affiliati al Partito di sinistra, Marx 21, Alternativa socialista (SAV) ed Organizzazione internazionalista rivoluzionaria (RIO) auspicano l’alleanza con l’Unione cristiano democratica e l’Unione cristiano sociale per fermare il AfD. La leadership del partito, soprattutto Katja Kipping e Bernd Riexinger, condividono l’idea di un’ampia coalizione. Sarah Wagenknecht vi si oppone. “Un candidato comune a cancelliere con partiti che si distinguono per lo smantellamento dello stato sociale, le pensioni misere, il precariato, il TTIP e l’esportazione di armi in zone di guerra , in realtà indebolirà la sinistra”, dichiarava in un’intervista al gruppo mediatico “WAZ”. Il congresso del partito ha accusato l’attuale coalizione di politiche neoliberiste e ancora una volta ha respinto l’idea della coalizione anti-AfD.
Frattura geopolitica
Così vediamo due linee sul partito nella nuova direzione. Da un lato, Sarah Wagenknecht, della vecchia sinistra che simpatizza apertamente con il “socialismo reale” sovietico e tedesco-democratica, e si pronuncia contro un’alleanza coi partiti della sinistra liberale che seguono l’agenda atlantista filo-USA. Allo stesso tempo, lei e il marito si oppongono alla migrazione illimitata, essendo uno strumento del capitale globale usato per minare la posizione della classe lavoratrice nativa, minacciandola con la creazione di un nuovo esercito di riserva dei lavoratori a bassa retribuzione. Nel caso della coppia Lafontaine-Wagenknecht vediamo l’unione della sinistra sovietica “stalinista” con la socialdemocrazia europea sovranista, sia a livello personale che politico. L’orientamento continentalista geopolitico, la posizione anti-globalista e il desiderio di proteggere gli interessi dei lavoratori tedeschi avvicinano questa parte della sinistra alla destra euroscettica continentalista, in particolare il AfD. Dall’altra parte vediamo i sostenitori dell’alleanza “per la ricostruzione della Germania dell’Est” (Gregor Gysi), sinistra libertaria (Katja Kipping) e dei trotzkisti coi partiti della dirigenza contro l’AfD. Una particolare attenzione di tale alleanza dovrebbe provenire dai Verdi, movimento politico che condivide l’agenda emancipatrice della sinistra post-’68 (marxismo culturale), ma totalmente privo di idee sulla tutela degli interessi della classe operaia. In realtà, tali esponenti della nuova sinistra sono più preoccupati di proteggere le minoranze che di promuovere gli interessi dei lavoratori tedeschi, divenendo così la parte più aggressiva dei liberali, promuovendone la stessa esiziale agenda globalista. Vogliono eliminare non solo l’AfD ma distruggere qualsiasi alternativa in Germania, distruggendo il partito di sinistra come partito della classe operaia tedesca e rimodellarlo sulla sinistra europeista finanziata da Soros e al servizio della banda di dottrinari liberali filo-sodomiti e filo-migranti. La vittoria di tale linea farà della rimozione di Sarah Wagenknecht dalla posizione di leader del partito questione di tempo. Se non troverà un partner nella lotta anti-globalista, lei e i suoi sostenitori saranno emarginati. Lo scenario più spaventoso per la dirigenza tedesca e globalista sarebbe l’unità, forse non formale ma profonda ed essenziale, comprensiva e di mutuo sostegno, tra i rappresentanti della destra e della sinistra continentaliste. Insieme avrebbero la possibilità di resistere alla coalizione globalista Naturalmente, i globalisti cercheranno di evitarlo facendo pressione su Sarah Wagenknecht e i suoi sostenitori a ‘sinistra’ e sulla leader di AfD Frauke Petry a ‘destra’.
Traduzione di Alessandro Lattanzio (SitoAurora) - fonte : http://katehon.com/article/german-left-partys-geopolitical-split