Con la Russia e contro le élite la rivoluzione populista italiana

27.06.2018

«Il vostro governo è un fatto rivoluzionario e radicale, storico, e indietro non si torna», è sicuro Aleksandr Dugin, 56 anni, filosofo. A suo tempo fondatore con Eduard Limonov del Partito nazionalbolscevico russo (simbolo: una falce e martello nera su sfondo bianco e rosso, ricorda ben altro) Dugin si è progressivamente avvicinato alla cerchia di intellettuali più vicini a Vladimir Putin. Ma soprattutto è considerato uno dei massimi teorici mondiali della fusione tra elementi di sinistra con altri di destra: nazionalismo, anticapitalismo, antiglobalismo e famiglia tradizionale. L'altroieri era a Roma ospite di Casapound.
Negli ultimi anni ha avuto molti rapporti anche con associazioni vicine al Carroccio.
Cosa pensa quindi di questa alleanza fra Lega e M5S?
«È un fatto che entrerà nei libri di storia come un nuovo inizio. Ci vedo una realizzazione delle mie idee. Un populismo di destra e uno di sinistra che si uniscono, che fanno fronte comune contro le élite mondialiste.È l'unica risposta di popolo possibile e vincente. Non era mai avvenuto, in Italia siete i primi.
Siete al centro del mondo».
Lei praticamente dice le stesse cose di Steve Bannon, l'ex consigliere di Trump. Anche la storica divisione tra Russia e Usa non esiste più?
«Sì, condivido molto del suo pensiero. E anzi, mi sarei augurato un'unione tra Trump e Bernie Sanders. Non si tratta di essere anti-americani o no, ma di restituire ai popoli una vera democrazia».
Cos'è un governo populista? Come opera secondo lei?
«Le democrazie oggi sono state usurpate dal liberismo delle élite. Si parla di populismo in termini dispregiativi, per demonizzare un fenomeno di risposta a governi che hanno fatto gli interessi di piccole e ricche minoranze. Un governo populista lavora per migliorare la vita delle maggioranze».
Ma queste élite di cui parla chi sono alla fine?
«Chi detiene il potere della grande finanza, famiglie come i Rotschild, speculatori come George Soros, i fautori di capitalismo post-moderno e individualista, il Fmi, le forze atlantiste.
Spersonalizzano interi popoli, massificano le culture, puntano alla sparizione dell'individuo. Ma i popoli non si sentono più rappresentati da loro. Per questo in Italia c'è stata una vittoria dalla portata globale, non so come finirà questo esperimento ma è un processo irreversibile».
Trump però è un ottimo rappresentante del potere che lei contesta.
«Trump sta tradendo il suo elettorato, preso ostaggio dai globalisti. Non sta mantenendo la promessa di rompere con l'establishment. Ma più che Trump in sé è stata fondamentale la sua elezione, con quel programma, con quelle parole d'ordine. Lui passerà forse, ma il popolo americano ha dato un messaggio chiaro. In Italia Lega e M5S invece sono più sincere nella loro difesa degli interessi popolari».
La Ue finirà in frantumi?

«Penso che la scelta dovrà essere affidata ai popoli europei stessi.
Personalmente penso che una Europa sovrana e indipendente sarebbe importante per il mondo intero. Ma oggi è nelle mani di fanatici ultraliberisti e temo non sia riformabile».
Per questo l'Italia dovrebbe guardare all'asse russo-cinese?
«Io so che la Cina alterna politiche socialiste con altre di stampo nazionalista, poi di fatto però l'obiettivo è la crescita della classe media. Il benessere del popolo cinese. Ed è ciò che sta avvenendo. Quindi lo considero un esempio positivo a cui guardare».
In Russia cosa si dice del governo italiano?
«C'è grande soddisfazione di vederlo guidato da due forze amiche del nostro paese».
Però se la prende con i disperati del Mediterraneo, non con i banchieri.
«Il problema dell'immigrazione come lo avete voi noi in Russia non lo conosciamo. Non mi esprimo sulla vicenda però noto che Matteo Salvini sta facendo ciò che aveva promesso in campagna elettorale.
Questo segna la differenza con il passato. Il popolo italiano chiede di fermare gli afflussi? E allora così sia.
Se cambierà idea allora potranno riprendere. Il populismo segue la volontà popolare».
È un po' generico come concetto, non esistono conflitti all'interno di ogni popolo?
«Esistono, ma la situazione è più confusa rispetto al passato. La sinistra di sistema è tale culturalmente ma poi è di destra sul piano economico. Le élite sono di sinistra anche loro, ma lavorano per aumentare le disuguaglianze a proprio favore. Invece la gran parte delle persone normali oggi è di sinistra sul piano sociale, perché chiede sicurezza, lavoro, protezione; e di destra su quello culturale, quindi un ritorno ai valori della tradizione, della famiglia, delle identità».
Più che giallo-verde, nelle sue parole sembra di intravedere un governo rossobruno.
«Anche questo è un dispregiativo.
Non c'è niente di rosso né di bruno in questo governo. La Lega può sembrare di destra ma è pure per la giustizia sociale. Il M5S incarna un populismo di sinistra moderata.
Non vedo alcun nazionalismo razzista né alcun stampo totalitario all'opera. Siete sulla strada giusta».

 

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