120 giorni difficili e impegnativi
Con la conferenza presso Dex comunità politico-culturale di Verona, ho chiuso un ciclo di interventi relativi alla crisi Ucraina-Russia-Occidente che mi ha visto fortemente impegnato per quattro mesi, giorno su giorno e spesso notte su notte. Interventi pubblici, a Varese, Modena, Città di Castello e da ultimo Verona, con tanti altri incontri più riservati (non pubblici e non propagandati) con piccole locali comunità umane prive di insegna, non aggregate in uno specifico movimento. Impegno esercitato anche su FB, poi in campo editoriale (ultima “fatica” Spasibo Russia); impegno per un lavorio frenetico dietro le quinte per “cavalcare” al meglio gli interessamenti mediatici, un lavoro quest’ultimo che ha poi avuto pieno successo grazie all’intelligente, efficace e fondamentale intermediazione di Rainaldo Graziani che ha passato pure lui le notti ad “addomesticare” le intemperanze mediatiche, a creare connessioni, contatti e aggiustare format: senza di lui sul lato mediatico nessun buon risultato sarebbe stato “bancato”.
È stato un “lavoro” difficile ed estenuante, più psicologicamente che fisicamente, andato a sovrapporsi a tutta una serie di mie personali problematiche che malignamente si son date tutte appuntamento nello stesso momento spazio-temporale. Maledizione a me quando ho optato per una vita non facile: avrei dovuto invocare una vita MODERATAMENTE difficile invece di fare lo spaccone con il Destino ed invocarla difficilissima e ardimentosa all’ennesima potenza, anche se poi non dovrei proprio lamentarmi pensando a quel che hanno dato e passato ben altri storici “militanti” che nel corso del tempo si sono donati alla causa: paragonato al loro il mio “sacrificio” è ben poca cosa.
Perché pesantezza e affaticamento più psicologico che fisico? Cerco di spiegarlo.
Quel che si è palesato in Ucraina è dramma e tragedia, osservato dalle masse occidentali ben ammaestrate dai profeti del mainstream, nello stesso modo in cui un branco di scimmie osserverebbero un videogioco, mentre le rispettive élite politico-amministrative europee si comportano come assatanati ludopatici seduti al tavolo della roulette dove, più perdono, più rilanciano… e rilanciano impegnando i sodi e i destini dei sudditi inebetiti. Tutto questo è già di per sé pesante da sopportare per un normale cittadino dotato di minima sensibilità, ma diventa macigno per chi ha alle spalle una vita di milizia ed è da sempre impegnato per la costruzione/ricostruzione dei fondamentali culturali, geopolitici e “ideologici”, e deve dunque assistere allo sgretolamento di quei pilastri fattuali che parevano solidi, adatti a rendere l’edificio concettuale ad uso dell’“uomo libero” che la libertà anela a mantenerla e semmai ad implementarla.
Anni addietro si guardava con una buona dose di “invidia” alla “sinistra” per la sua capacità di svolgere analisi complesse sul Capitalismo e le sue guerre imperialiste, il cipiglio con cui affrontava la questione NATO, sfruttamento delle classi più disagiate, etc. Oggi chi come me nel tempo si è relazionato con pezzi della sinistra, sopra tutto quella radicale, è costretto a guardarla con profonda desolazione nel vederla sensibile agli squilli di tromba della propaganda occidentale, in particolare quella USA, e appecorarsi ai suoi desiderata. Per i sedimentati concettuali che nel corso del suo declino ha nel frattempo accumulato come dottrina, là dove non si è schierata con lo strumento di aggressione statunitense (Ucraina) si è ridotta a girare a vuoto attorno al pacifismo, quanto di più etereo possa esserci quando la parola è data ai cannoni.
A “destra” le cose vanno anche peggio. Ha ripreso quota il nazionalismo borghese e patriottardo, con sonora smentita del portato culturale dei Maestri di punta. C’era stato un primo impazzimento nel 2014 quando il fascino per le rune rotanti fece perdere lucidità a quei segmenti della destra radicale che pure si erano evoluti rispetto alle posizioni del ciarpame del neofascista da cui si erano originati (e io con loro; non rinnego certamente le mie origini né le maschero).
Presero lucciole per lanterne e già allora io presi posizione e, senza falsa modestia, mi riuscì di rimettere sui giusti binari una buona parte di quei segmenti. Ma all’alba del 24 febbraio la regressione ideologica si è presentata puntuale come la morte a mangiarsi i cervelli, a far perdere lucidità. Il fascino dei battaglioni sedicenti (e creduti tali) “nazifascio” ha dato la stura all’armamentario ideologico più reazionario e obsoleto che si potesse immaginare. Si sono sviluppate teorie e analisi che io ancora non mi capacito come sia possibile leggerle senza muovere al sorriso di compatimento. Si cerca di leggerle tutte con rispetto e oggettività, ma è veramente impossibile prenderle sul serio. E fin qui, ancora poco male. Si vuole credere che tutte le notti Biden e Putin concordino il da farsi in Ucraina per umiliare l’Europa e in primis la Germania? Lo si creda. Del resto ricordo bene quando negli anni Novanta mentre ero impegnato nel far conoscere il Mondialismo e quel che rappresentava, finendo sulle pagine de l’“Espresso” – per lo slogan allora concepito “Il mondialismo ti uccide” – dove si poneva l’interrogativo: “Ma chi sono questi che ce l’hanno con i mondiali di calcio”? uno di quelli che oggi sottoscrive la teoria dell’inciucio putinian-bideniano, nella partita di calcio Germania-Italia, lo ricordo bene dicevo, tifare per la Germania… Questa è una delle tipiche molle “culturali” che spingono ad elaborare certe analisi. Ci si creda a queste analisi se proprio fa piacere. Ma là dove io ho provato veramente profondo disgusto è quando ho scoperto che c’erano persone posizionate su quella linea che non stavano facendo della PROFEZIA sostenendo che i miliziani “nazisti” asserragliati nell’Azvostal si sarebbero fatti trucidare uscendo allo scoperto armi in pugno (cose che io ritenevo possibile stando alle loro dichiarazioni in base alle quali il vocabolario in uso non contemplava la parola “resa), ma AUSPICAVANO la mattanza, perché quella mattanza sarebbe tornata utile per edificare il nuovo mito degli invincibili dei “nazifascio” che non si arrendono, e utilizzare poi questo mito come “rinfaccio” ai traditori dell’idea par mio e, cosa più atroce, per formattare sulla base di quel “mito del sacrificio” gli attuali militanti di alcuni segmenti “di destra”. Quello che avrebbe potuto comportare questa bella pensata ve lo lascio immaginare… altro che le mattanze degli anni Settanta!
Da parte di questi segmenti della “destra radicale” in sostegno all’Ucraina contro la Russia, non solo la tirata in ballo di idee razziste (“slavi razza inferiore”, “russi sub umani e belve asiatiche” etc.) o le solite tesi anticomuniste da DC anni Cinquanta (sono bolscevichi che vogliono spianare la meravigliosa civiltà occidentale) ma anche l’accusa a noi “filoputiniani” (sic!) di obnubilamento per non capire che la Russia non è lo Stato Imperiale della Tradizione di cui noi andremmo dicendo. Lo abbiamo spigato per lungo e per largo, ma fanno finta di non capire. Noi “russofili” ben sappiamo che in Russia operano i tentacoli del liberismo occidentale, che parte della sua politica è condizionata dai tic occidentali e dai corrispettivi valori. Ben sappiamo che Mosca non è la Callipoli platoniana, ma altrettanto bene sappiamo, e diciamo, che oltre ai liberali radicali amici e consimili degli oligarchi, oltre ai liberisti moderati (tra i quali io faccio entrare pure Putin….
Che fiducioso dell’economia liberale di sicuro lo è stato fino a tutto il 2021) c’è anche una forte presenza non solo fra il popolo ma anche nelle stanze della Duma e, quel che più conta, nello stesso Cremlino, di una “forza russa tradizionale” che concepisce il liberismo come nemico mortale e vive di valori e principi altri. Uomini che la questione Occidente non l’assumono solo dal punto di vista economico, che la NATO non la leggono solo come mero strumento militare in forza agli USA per reggere l’unipolarismo planetario, implementare l’imperialismo atlantista finalizzato ad inglobare anche il Pacifico con tutto il contorno. Questi uomini concepiscono lo scontro di civiltà e sanno che mantenere distinto globalismo (commerciale-finanziario) e Mondialismo (concezione politico-valoriale dell’Ordine Mondiale) è impossibile e che sfidando l’illusione della Russia putiniana, (ma anche quella cinese, indiana, e parzialmente quella iraniana e turca… tutti quelli ancora dotati in qualche modo di afflato imperiale) Mondialismo e Globalismo radicale non possono essere mantenuti separati. Il Globalismo viene assunto come cavallo di Troia dal Mondialismo. Putin si era illuso di poter mantenere questa separazione e ha reagito quanto è stato del tutto palese che Liberismo, Globalismo, Mondialismo, NATO è un tutt’uno, un infernale strumento “satanico” ad uso del predatore statunitense. E a questi uomini e alle espressioni culturali che esprimono che noi si fa riferimento.
Questa Operazione Militare Speciale in Ucraina via via trasformatasi in guerra è uno scontro di Civiltà. Per il multipolarismo, che ogni polo non deve pretendere di imporsi sull’altro, s’intende che il polo Occidentale non deve mettere becco sulla struttura valoriale, concettuale, culturale, sociale, politica degli altri poli. Viva l’Occidente dei suoi valori, belli o brutti e lasci agli altri poli decidere di quali valori vivere, belli o brutti che siano. La Russia pre 24 febbraio 2022 accettava la globalizzazione come fattore neutro, ma siccome così non ha potuto essere, e la crisi ucraina l’ha ben disvelato, allora NIET! alla globalizzazione. Questa guerra rende possibile che l’idea Imperiale riprenda quota e che effettivamente la Russia possa mondarsi dell’infezione occidentalista. C’è questa possibilità. Lo scontro è aperto e si vedrà come finirà. Ma resta il fatto che i “sinistri” devono farsene una ragione: è anche un regolamento di conti con il capitalismo vamipresco. I “destri”, invece, devono farsi una ragione diversa: oggi Mosca non è Callipoli, non è la Treza Roma inverata, ma è la potenziale Callipoli e la potenziale Terza Roma. E chi è come me posizionato sa bene come stano le cose i cui prodromi li racconta da trent’anni non discostandosi mai dalla “linea”. Dicano di se stessi la stessa cosa, se possono, i “sinistri” e i “destri”.
Chiudo allegando il link del sito dove è posto in vendita Spasibo Russia. Da oggi alla Ritter, prossimamente alle librerie di Roma e su IBS (che stranamente non ci fa entrare per caricare la scheda del libro. Chissà che anche IBS, come già Amazon ci ha bannati… ma chi se ne frega!
E con la pubblicazione di Spasibo Russia mi aspetto una convocazione urgente dal Copasir nella persona fisica di Adolfo Russo… non avvenisse, il mio ego ne risentirebbe.
Link per leggere e/o ordinare Spasibo Russia