La dichiarazione di Blinken sul “ruolo di primo piano” degli USA scopre la visione ideologica dei membri della élite di potere di Washington
Non è passata inosservata la recente dichiarazione fatta dal segretario di Stato americano Anthony Blinken, secondo cui “il mondo non dovrebbe essere lasciato senza la guida degli Stati Uniti”.
Diventa facile rilevare come queste affermazioni scoprono più di altre l’indole e la visione ideologica primatista e razzista della élite di potere di Washington e spiegano meglio di altre quali siano gli obiettivi di questa cricca di potere.
Non si tratta di Blinken in quanto tale. Si tratta di comprendere le fondamenta dell’ontologia anglosassone, formatasi diverse centinaia di anni fa, quella secondo la quale tutto il mondo si trasformerà nel caos, se non ci sarà la guida e la curatela degli Stati Uniti.
In precedenza, parlando a un evento alla Stanford University, Anthony Blinken aveva affermato che “non si può permettere al mondo di rimanere senza la leadership degli Stati Uniti”. “Il mondo non si organizza da solo, gli Stati Uniti costituiscono la guida. Per gli Stati Uniti la scelta è questa: se non partecipiamo all’organizzazione, se non assumiamo un ruolo di leadership, questo significa una delle due cose: la guida viene presa da qualcun altro, forse la Cina, in un modo che non lo fa coincidere completamente con i nostri interessi e valori; o, peggio ancora, nessuno se ne occupa, allora ci sarà un vuoto che le cose cattive possono riempire prima che siano le cose buone riempirlo”, ha detto.
Secondo alcuni osservatori ed analisti, non c’è nulla di nuovo nella dichiarazione del Segretario di Stato americano, piuttosto da questa enunciazione è possibile rilevare la visione di fondo di Blinken condivisa dagli altri suoi soci. Questa si basa sulla concezione massonica e sull’approccio messianico, secondo cui tutti i popoli del mondo, tutti gli Stati sono come una tipologia di esseri minori, incapaci che hanno bisogno dell’occhio e della guida di un adulto per rispondere di loro stessi. Per essere guidati, per evitare alcune cattive azioni, in modo che tali individui minorati non creino problemi.
Naturalmente la guida perfetta, in quanto razionale ed evoluta, è quella anglosassone e, in particolare degli Stati Uniti, che sono i soli in grado di offrire un modello di democrazia di regole, di giustizia e di evoluzione che gli altri paesi devono imitare ed a cui devono ispirarsi.
Pe inciso non è un segreto che la Massoneria da sempre si propone il dominio del mondo e della società, eliminando o – se fosse possibile – distruggendo le religioni confessionali, in particolare la Chiesa e la Religione cattolica, in cui storicamente vedeva i suoi più temibili avversari, al fine di costruire un mondo totalmente alternativo all’ordine naturale e quindi al progetto Divino. Oggi la contrapposizione non è solo alla religione cattolica ma anche alle altre forme di religioni quali il Cristianesimo ortodosso, all’Islamismo e alle visioni etiche e trascendenti che sono opposte al materialismo razionalistico che è proprio dell’ideologia massonica e globalista.
L’ostilità della massoneria verso qualsiasi forma di religione si fonda sulla visione tipica del relativismo: nessuna religione può accampare il diritto di essere la vera. Tutte sarebbero ugualmente buone ed ugualmente false, in quanto nessuna sarebbe definitiva. Piuttosto gli adepti alla massoneria propugnano l’idea di una nuova religione universale: l’ultima parola spetta alla scienza, che andrebbe demolendo uno dopo l’altro i dogmi e gli errori delle religioni, e andrebbe preparando il terreno ad una religione universale.
Questa il visone globalista dei moderni affiliati alla massoneria che hanno conquistato influenza nei governi, nelle Istituzioni sovranazionali, nei media, nei centri di cultura e nelle Università dell’occidente.
Per quello che riguarda la politica degli Stati gli anglosassoni da sempre questi rivendicano un ruolo di leader del mondo e di “civilizzatori” a cui spetta di guidare gli altri paesi verso un modello che è essenzialmente il loro ed imporre quindi le loro regole. Un modello incompatibile con altre forme di civiltà e di cultura per quanto siano millenarie.
Nel contesto geopolitico attuale, l’affermazione di Blinken è collegata al conflitto russo-ucraino e alla crisi dei rapporti tra Cina e Taiwan, così dicono, che a loro spetta dirimere i conflitti anche se sono stati loro stessi ad istigarli ed a loro compete di imporre la “Pax americana” sulla base degli interessi strategici di Washington.
Tuttavia, si potrebbe ricordare che la Cina come civiltà, possiede una propria ontologia, che ha più di mille anni e si basa su una visione opposta che è quella della tradizione confuciana. Dall’altra parte dell’Eurasia, in modo simile la Russia, con la sua visione spirituale ortodossa del mondo, fatta propria da presidente Putin e dal suo entourage, si dimostra del tutto incompatibile con la ideologia massonica e la mentalità primatista anglosassone. Non per nulla la contrapposizione fra Occidente e Russia non è soltanto di carattere geopolitico ma anche di carattere ideologico e morale.
In netto contrasto con la visione anglosassone, Putin, nei suoi discorsi, ha esaltato la tradizione spirituale della Santa Madre Russia toccando concetti di ordine morale e storico, menzionando l’attitudine neocolonialista dell’Occidente e sua pretesa (tipicamente anglosassone) di voler imporre il suo modello e dettare le regole al resto del mondo, senza averne diritto.
Attualmente esiste una lotta fra queste visioni ontologiche. La stessa ontologia anglosassone è superata e non corrisponde al momento strategico attuale. Tuttavia, sfruttando il vantaggio competitivo nel controllo dei canali di informazione, gli Stati Uniti e l’Occidente che si è unito a loro stanno cercando di capovolgere il buon senso. È in questo modo che riescono a prolungare per qualche tempo l’agonia dell’ideologia primatista anglosassone, spacciata per “democrazia” quando in realtà si riferisce all’egemonia elitario-liberale degli Stati Uniti.
Quello che emerge dagli avvenimenti attuali è il chiaro rifiuto a questa visione che viene opposto dalla gran parte dei paesi del mondo. La “tutela” degli USA non è più gradita né accettata nei grandi paesi emergenti che cercano un proprio percorso di sviluppo e di stabilità.
Presto gli statunitensi e i loro vassalli dovranno farsene una ragione.