I cattivi maestri che non si vergognano mai: Francis Fukuyama
Ogni Corte ha i suoi giullari, saltimbanchi e maggiordomi che servono ad allietare le ore di ozio e a tenere in ordine le stanze del palazzo. Chi più di Francis Fukuyama può meglio rappresentare al tempo stesso il giullare, il saltimbanco e il maggiordomo della corte globalista dei nostri tempi? Proprio lui, quel Fukuyama che appena caduto il Muro di Berlino, si affettò a brindare e a diffondere il Verbo del mondialismo, decretando la "fine della storia". Caduto anche il comunismo, dopo la fine del nazifascismo nel 1945, la vittoria sarebbe stata inevitabilmente del sistema mondialiste del liberismo assoluto. Mai previsione si è dimostrata più fallace. Oggi il mondo "perfetto" di cui parlava il tronfio Fukuyama sta attraversando la sua fase preagonica, eppure questo maggiordomo del globalismo non si vergogna di pontificare ancora. Ottenendo grande spazio sul Corriere della sera, il giornale dei poteri forti per eccellenza in Italia. "La minaccia più grande per la democrazia viene dall'interno - si lamenta Fukuyama in una lunga intervista -: populismi e nazionalismi minacciano di mandare in frantumi il nostro mondo liberale, aperto e tollerante". In questa frase c'è l'essenza del pensiero globalista: il "nostro" mondo liberale, che è essenza della democrazia, è in pericolo perchè i popoli vogliono difendere le loro identità storica e religiosa, la loro sovranità, il diritto di decidere il tipo di governo e di ordine economico (queste sono le idee definite "populiste" dai giullari del globalismo). Fino ad un mese fa Fukuyama dormiva abbastanza tranquillo perchè "gli Usa facevano da diga" (con quale diritto, Fukuyama nemmeno si sogna di dirlo). Ma quei cattivoni di americani, ignoranti che non capiscono la bellezza del mondo voluto dai padroni di Fukuyama, nelle elezioni di novembre hanno scelto Donald Trump. "Se anche la potenza egemone entra in questo vortice (populista, ndr) - si deprime il buon Francis -,tutto cambia.Trump ha messo in discussione la validità tanto della Nato quanto delle alleanze in Asia con paesi come Giappone e Corea. In più vuole azzerare e rinegoziare gli accordi commerciale e ha già cestinato il Ttip (trattato transatlantico sul commercio, ndr)". Avviso al navigante Donald: ti conviene rivedere le tue posizioni oppure il "mondo libero e democratico" ti potrebbe presentare presto il conto. Anche perchè oltre a tutto quanto elencato prima da Fukuyama, il neo presidente americano vuole riallacciare buoni rapporti con l'altro cattivone internazionale: Vladimir Putin. "C'è l'insidia di Putin - frigna Fukuyama, che poi la spara ancora più grossa -. Trump ha quasi giustificato l'occupazione della Crimea da parte di Putin". Qualcuno spieghi al "soldato Francis" che in Crimea non si è visto circolare un soldato russo nemmeno durante i giorni del referendum di autodeterminazione del marzo 2014 e che nella democrazia vera (che non è la stessa evidentemente del bel "mondo" di Fukuyama) il popolo è sovrano e il popolo di Crimea ha deciso per il 95 per cento di salutare il regime golpista di Kiev e tornare in seno alla madrepatria russa. Bontà sua, il giornalista che ha lasciato Fukuyama libero di piangere per tutto il pezzo, alla fine si ricorda di fare una considerazione innegabile: "Sono i meccanismi democratici - dice - quelli che stanno dando spazio al popolismo. Trump è stato abile a intercettare le ansie dei forgotten men, gli sconfitti della globalizzazione". Che, aggiungiamo noi, sono diventati la maggioranza della popolazione del pianeta Terra, visti i recenti risultati elettorali in tutto il globo. La rispota del povero Francis è degna del miglior saltimbanco. "In un certo senso l'esito di questo voto americano indica che la democrazia funziona: c'era un'area sempre più vasta di disagio che i partiti tradizionali non sono stati capaci di rappresentare. Trump sì". Povero Fukuyama, il da lui decantato ordine mondiale sta finendo in pezzi perchè la gente "a disagio" non lo vuole più, anche grazie alle ricette fallimentari proposte da questi cattivi maestri del globalismo che non hanno neppure la dignità di tacere e di decdicarsi al giardinaggio.