C'è un accordo segreto sulla Novorossia?

26.10.2016

Innanzitutto, non sarei affatto sorpreso se l'Occidente avesse offerto al Presidente Putin il beneplacito sull'annessione della Crimea in cambio dell'abbandono della Novorossia e del Donbass. Sarebbe, tuttavia, un pessimo affare: Putin, infatti, è già in possesso della Crimea, con o senza il consenso occidentale. Peggio, sarebbe un suicidio politico, in quanto anche nel caso in cui lui rinunciasse a sostenere la Novorossia, comunque l'Occidente potrebbe rompere l'accordo sulla Crimea.

Detto questo, veniamo alla questione principale.

E' molto probabile che esista una sorta di "accordo" o, quanto meno, una proposta sul tavolo. E' opportuno ricordare che, prima dell'inizio della guerra civile nella ex-Ucraina, la stessa Federazione Russa aveva avanzato la seguente proposta: federalizzare il paese ( con una forma di reale autonomia per la Novorossia), garantendo al russo lo status di lingua ufficiale accanto all'ucraino e, in particolare, la "neutralità" dello stato ucraino. Una simile soluzione avrebbe garantito l'unità del paese, avrebbe soddisfatto le esigenze russe ed assicurato la sicurezza e l'uguaglianza rispetto agli altri cittadini, degli abitanti della Novorossia. Un accordo di questo tipo sarebbe stato indubbiamente una vittoria per il presidente Putin, ottenuta per di più senza spargimento di sangue, e non a caso è stata rifiutata dalle potenze occidentali e dal regime di Kiev. Oggi, però, che vista la situazione incandescente in cui versa il Donbass e il pericolo che il conflitto possa estendersi anche alle regioni di Charkov e Zaporozje, una simile ipotesi diventa assai più interessante per Kiev e i suoi alleati che per Mosca e la Nuova Russia, a meno che l'autonomia prospettata non fosse talmente ampia da preludere all'indipendenza delle regioni interessate. Troppo sangue è stato versato nel Donbass per poter tornare indietro. Non è pensabile "lasciare il lupo a guardia del gregge".

Il Presidente Putin ha sempre affermato di preferire un'Europa unita e un'Ucraina neutrale in cui i diritti dei russi siano pienamente garantiti. E' molto improbabile però che l'Occidente e i governanti di Kiev siano d'accordo: per esserlo gli attuali vertici ucraini dovrebbero essere rimossi dal potere. E' questa la sola ragione per cui Putin ancora propende per l'opzione "feralizzazione". Sono convinto, però, che egli sia pronto a fare il logico passo avanti, ovvero di lavorare per la costruzione di una Nuova Russia libera, indipendente ed affine alla Federazione Russa. E' ovvio che tutto questo è un ragionamento astratto: non sappiamo, infatti, cosa sta succedendo nelle segrete stanze del Cremlino o altrove.

In ogni caso è decisamente meglio per la Russia avere una Novorossia alleata come vicino di casa, piuttosto che un'Ucraina ostile, affiliata alla NATO, con una Novorossia occupata. Uno scenario del genere potrebbe avverarsi soltanto nel caso in cui il Donbass cadesse. Un'eventualità che Mosca deve, dunque, evitare ad ogni costo.

In molti temono un intervento russo e si chiedono cosa potrebbe accadere dopo. Ebbene, cosa sarebbe accaduto se dopo aver occupato la Crimea, la Russia si fosse spinta in Novorussia? Innanzitutto non sarebbe stata la guerra civile, con le migliaia di perdite di vite tra i civili e, in secondo luogo, il "problema ucraino" sarebbe stato immediatamente risolto: Kiev avrebbe avuto un nuovo governo, senza perdere le regioni del sud-est e anche la Transnistria avrebbe potuto essere recuperata. L'operazione avrebbe comportato un costo in vite umane di massimo 50 soldati. Non aver agito in questo modo è stato di per sè molto grave, ma ancora più grave è stato ciò che è accaduto dopo. Adesso una Nuova Russia libera ed indipendente comporterebbe la perdita per Mosca di un paio di centinaia di soldati, oltre naturalmente ai caduti che si andrebbero a contare nelle milizie (l'esercito delle repubbliche di Luhansk e Donbass). Alla Russia dovrebbe occuparsi della parte tecnica - superiorità aerea e relativa copertura, artiglieria a lunga gittata, Spetsnaz, assalti aerei ed occupazione di Odessa via mare. Sul terreno l'offensiva verrebbe garantita dalle milizie. I paesi occidentali non invierebbero truppe in aiuto di Kiev e non attaccherebbero la Russia. Bluffano, perchè sono consapevoli che qualora Mosca dovesse intervenire la vittoria sarebbe certa. Purtroppo in Russia operano dei traditori che non vogliono l'intervento. Ma Putin e il popolo sanno bene chi sono. Dovrebbero essere arrestati.

In conclusione: è positivo che i convogli umanitari continuino ad affluire in Donbass, aggirando i divieti di Kiev. E' importante, ma ancora più importante sarebbe rafforzare l'esercito della Nuova Russia.

Deve essere chiaro che Stati Uniti ed Unione Europea non si sono lasciati coinvolgere nelle vicende ucraine per amore verso questo pseudo-stato, o per difendere la democrazia, o per ragioni economiche. Se così fosse non avrebbero contribuito a rovesciare un governo democraticamente eletto; un governo peraltro disponibile a cooperare con loro; non avrebbero sostenuto un regime omicida. La sola motivazione reale è legata alla loro volontà di colpire indirettamente la Russia ed il presidente Putin, non essendo in grado di farlo direttamente.

Pertanto, la migliore opzione possibile resta quella di arrestare i traditori presenti nel Cremlino ed inviare una forza di pace da dispiegare in tutte le provincie della Novorossia e anche oltre, nella Malorossiya orientale e in Transnistria.