E’ MORTO CARLO AZEGLIO CIAMPI: L’UOMO CHE BRUCIO’ UN TERZO DELLE RISERVE VALUTARIE DELLA BANCA D’ITALIA

16.09.2016
E' scomparso a 95 anni Carlo Azeglio Ciampi. Tutti oggi lo ricordano come ex Capo dello Stato, ma Ciampi fu ben altro. Fu innanzitutto un banchiere ed il potente ed ambiguo Governatore della Banca d'Italia per ben 14 anni.

Oggi è morto all’età di 95 anni l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. La politica e i media italiani ne celebrano la figura di “Padre della Patria” ed il suo settennato da Capo dello Stato (1999-2006), il suo equilibrio, la sua “rispettosa” coabitazione con il secondo Governo Berlusconi. Troppo poco, Carlo Azeglio Ciampi fu molto di più e sarebbe ingiusto non ricordarlo.

Ciampi, infatti, ex membro del Partito d’Azione, europeista “spinelliano” della prima ora, esponente della cosiddetta finanza laica italiana, fu soprattutto un banchiere. Fu, anzi, il potente Governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, succeduto a Guido Carli, fondamentale figura intorno alla quale si intrecciano i fili dei più inquietanti misteri della Storia d’Italia.

Da Governatore della Banca d’Italia Ciampi portò a compimento le operazioni più significative della sua carriera, a cominciare dalla scissione tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro, che sottrasse al controllo della politica, ovvero dello Stato, ovvero del popolo italiano, l’istituto centrale di credito e le sue risorse, in nome dell’autonomia dell’economia e della finanza dal potere politico.

Da buon ex azionista mai pentito, Ciampi fece di più. Decise di privatizzare le banche italiane, riformando il sistema, che fino a quel momento aveva avuto un impianto para-socialista, essendo i consigli di amministrazione nominati dalla politica. Fu la madre di tutte le riforme. Ufficialmente, la ragione che ispirò un simile cambiamento risiedeva nella volontà di rendere gli istituti di credito finalmente liberi dal controllo dei partiti. In realtà c’era di più e di meglio: le banche italiane dovevano diventare contendibili sul mercato e acquistabili da società straniere. Il processo giunse a compimento nel 1991, in piena sbornia europeista; furono in pochi a sollevare critiche alla riforma, ideata a suo tempo da Carli, Ciampi ed Amato. Tra i pochi, guarda caso, il leader socialista Bettino Craxi che tuonò: “Fuori i grandi gruppi finanziari ed industriali dal sistema del credito”. Ma ormai si era alla vigilia di Tangentopoli e così nacquero le fondazioni bancarie di cui oggi, nell’era della disintegrazione della più antica banca d’Europa, il Monte dei Paschi di Siena, tutti noi possiamo apprezzare l’operato.

Ma l’apice dell’azione del Governatore Ciampi viene raggiunto l’anno successivo. E’ il 1992, siamo in piena crisi valutaria per lira. Soros e le banche straniere prendono d’assalto la moneta italiana. Ciampi e l’allora Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, si ostinano a difendere un improbabile cambio Lira-Marco a 753 lire. La Banca d’Italia, che in quel momento detiene le riserve valutarie più cospicue del mondo, brucia in pochi giorni di strenua resistenza circa 48 miliardi di dollari. “Facevamo la guerra, abbiamo usato le munizioni”, ricordò Ciampi anni dopo. Ma George Soros aveva già chiosato: “In Italia si fanno buoni affari”. La lira fu svalutata dell’8%. Amato promulgò la famosa manovra finanziaria lacrime e sangue da 120mila miliardi di lire. E le aziende pubbliche italiane si svalutarono di circa il 30%.
Cosa che tornerà utile a Ciampi quando da Presidente del Consiglio, tra il 1993 e il 1994, diede il via al grande programma di dismissioni… pardon, privatizzazioni delle imprese statali. Successivamente, sempre ricordando la crisi monetaria del ’92, Ciampi da buon europeista “spinelliano”, preoccupato dei parametri economici italiani, dell’entità del debito pubblico del Belpaese, dell’importanza del rispetto dei parametri di Maastricht, rivendicò il valore pedagogico di quel frangente: “Imparammo il valore della stabilità”, un principio che nel linguaggio attuale andrebbe tradotto con la parola “austerità”.

Potremmo fermarci qui. Ma non è possibile sorvolare sulla più grande impresa dell’europeista “spinelliano” Carlo Azeglio Ciampi, che da Ministro dell’Economia del governo Prodi, nel 1996, concepì la famosa tassa per l’Europa, imposta agli italiani per permettere al paese l’accesso all’Euro, coronamento del sogno geopolitico cui Ciampi aveva dedicato tutta una vita.

Per tutto questo, gli italiani debbono dire grazie al Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Riposi in Pace.