SOGGETTO RADICALE E TRADIZIONALISMO COME RISPOSTA AL MONDO POST-MODERNO
1. Rivolta contro il mondo post-moderno
A distanza di qualche mese dall’uscita de Il sole di mezzanotte. Aurora del soggetto radicale[1], ho il piacere di tornare a parlare di Aleksandr Dugin in Ereticamente (precedente saggio reperibile a questo link: https://www.ereticamente.net/2019/08/la-catabasi-del-soggetto-radicale-francesco-la-manno.html). La circostanza che mi conferisce questa lieta possibilità è l’uscita di Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale (AGA-Cusano Milanino, 2019, 432 pagine, 28,00 euro), saggio curato da Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, in cui il filosofo russo approfondisce in maniera esaustiva le teorie già presentate nel precedente opuscolo. Il libro è impreziosito anche da alcuni apparati critici e da appendici che aiutano a sviscerare meglio i concetti in esso presenti.
Nella fattispecie il volume, che nasce da una serie di conferenze tenute da Dugin tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, ha come scopo precipuo la critica dell’epoca attuale, che si realizza nel momento in cui avviene il totale annientamento della sacralità[2]. A ben vedere in passato vi era già stata la c.d. “letteratura della crisi[3]”, una corrente di pensiero che aveva criticato la modernità grazie alle opere di Oswald Spengler, di René Guénon, di Ernst Jünger, di Julius Evola e di molti altri pensatori. Tuttavia, pur mantenendo saldi gli insegnamenti di questi maestri, occorreva una nuova analisi che permettesse di mettere a fuoco le problematiche della post-modernità e di: «Sviluppare una strategia di rivolta contro il mondo post-moderno, adattando il tradizionalismo alle nuove condizioni storiche e culturali; non tanto resistere ai mutamenti in atto, ma esserne profondamente consapevoli, intervenire nel processo una direzione radicalmente diversa[4].»
Vediamo di comprendere meglio di cosa si tratta.
2. I tre paradigmi dell’umanità
Secondo la visione di Dugin, vi sono tre fondamentali paradigmi nella storia umana: il premoderno (la società tradizionale), il moderno (la società post-tradizionale) e il post-moderno[5].
Il primo di questi periodi era fondato sul manifestazionismo, inteso come forma primordiale della Tradizione, in cui non sussisteva l’idea di causalità dei fenomeni. L’uomo dell’antichità non perdeva tempo a interrogarsi sulle cause di un determinato fenomeno, ma si poneva il problema di comprenderne il fine, dottrina che Aristotele indicava con il termine entelechia[6]. Il premoderno era permeato dal miracoloso, che si manifestava in ogni ambito della vita umana. Mircea Eliade inquadra questo fenomeno con la teoria della ierofania[7]. Inoltre è possibile rilevare che: «L’uomo della Tradizione è profondamente euforico. In genere, la felicità è sempre al suo fianco, giorno e notte. Si mantiene in correnti miracolose anche osservando un chiodo, un martello o il proprio dito, vive sensazioni incredibilmente forti: l’Essere straborda sempre, irradiandosi in tutte le direzioni[8].»
Questo periodo idilliaco si conclude, però, con l’avvento del secondo paradigma: la modernità. Essa, secondo Max Weber, conduce al disincanto, al razionalismo, allo scientismo, al materialismo, all’ateismo e al: «Il formarsi soltanto in Occidente di un tipo di scienza, di economia, di politica che rappresentano la razionalizzazione più sistematica e completa della realtà sinora avutasi nel mondo[9].»
Successivamente, l’uomo comincia ad avvertire un profondo disagio anche nei confronti del modernismo, vengono a cadere le grandi narrazioni e giungiamo al terzo paradigma: il post-moderno. Tutte le certezze presenti nella modernità crollano, le persone non rivolgono le loro preghiere a Dio ma allo stesso tempo non ripongono nemmeno più fiducia nella filosofia e nella politica. Non a caso autori non sospetti, come Yuval Noah Harari, sostengono che l’uomo della civiltà odierna non abbia uno stile di vita così migliore di quello primitivo[10]. Tornando a noi, questa modernità liquida[11] è ormai completamente desacralizzata, l’uomo respinge il divino e in suo luogo realizza i c.d. “miracoli neri”[12].
3. I miracoli neri
Non essendoci più spazio per il soprannaturale, la società odierna affida alla scienza un ruolo messianico e pseudosacrale. Dugin vede in questo fenomeno la materializzazione dei c.d. “miracoli neri”, cioè di una serie di condotte atte a sostituire il divino con alcuni surrogati che conducono l’uomo alla più bieca rovina. In particolare, si palesano scenari distopici atti a stravolgere la natura umana, situazioni che fino a poco tempo fa appartenevano solamente ai romanzi o ai film di fantascienza e che cominciano piano piano a prendere forma reale grazie ad alcuni movimenti come quello del transumanesimo. Con tale termine si intende: «Un’estensione dell’umanesimo, dal quale è in parte derivato. Gli umanisti sostengono l’importanza del singolo essere umano, del pensiero razionale, della libertà, della tolleranza e della democrazia. I transumanisti concordano con tutto ciò ed aggiungono una forte enfasi su quello che, potenzialmente, potremmo divenire. Non solo intendiamo utilizzare mezzi razionali per migliorare la condizione umana ed il mondo, ma vogliamo anche utilizzare gli stessi strumenti per migliorare l’organismo umano. Questo vuol dire che non ci limitiamo ai mezzi usualmente sostenuti dagli umanisti (per esempio l’educazione), ma che sosteniamo anche l’uso dei mezzi tecnologici che, un giorno, ci permetteranno di spingerci al di là di quello che oggi si definirebbe umano[13].» In altre parole,[AG1] ogni strumento atto ad apportare un miglioramento all’uomo è da considerarsi positivo, anche se è in contrasto con la natura. I transumanisti non si pongono alcuna remora morale, aprendo le porte a qualsivoglia forma di aberrazione come la clonazione umana. Infatti: «I transumanisti non vedono ragioni particolari per praticare la clonazione completa di un essere umano, ma non vedono nemmeno ragioni per vietarla. In fin dei conti la clonazione produce un fratello gemello, non un mostro[14].» Paiono tesi alquanto balzane, eppure vi sono molti intellettuali che le sostengono e che mirano a[AG2] obiettivi ben più atroci. Si pensi al fatto che vengono gettate anche le premesse per porre in essere la mutazione genetica dell’uomo, in quanto: «L’OGM è anche un banco di prova per le cosiddette ibridazioni uomo-animale, altre tecnologie cruciali per il nostro destino. Vi sono molti progetti scientifici basati sull’introduzione di geni umani in cavie da laboratorio, soprattutto topi, per testare poi farmaci e terapie […] I critici che gridano allo scandalo pare dimentichino che l’uomo non è un angelo, uno spirito, una realtà altra rispetto alla natura, ma una macchina biologica che ha già l’80% dei geni in comune col topo. Che piaccia o meno. E per questo le ibridazioni sono possibili in natura[15].»
Al riguardo, appare più attuale che mai Oswald Spengler, il quale ha affermato che: «Si è spiato il corso della natura annotandone i segni e si è incominciato ad imitarla grazie a mezzi e a metodi che utilizzano le leggi del ritmo cosmico. L’uomo ha osato assumere la parte di un dio, e si capisce che i primi che si dettero a fabbricare e a conoscere queste cose artificiali, queste cose prodotte da un’arte — proprio qui è nato il concetto di arte come antitesi alla natura[16].»
Come se non bastasse, un altro aspetto repellente dei c.d. miracoli neri concerne la diffusione virale di internet che, se da un lato ha consentito alla società di agevolare il commercio e lo scambio di informazioni mettendo[AG3] le persone in grado di comunicare da una parte all’altra del mondo in maniera istantanea, dall’altro ha comportato non poche problematiche di ordine psicologico e sociologico. Si pensi a tutti quei soggetti che hanno sviluppato una dipendenza dalla rete, definita dalla medicina Internet Addiction Disorder[17], oppure, per esempio, a tutte quelle persone che sono diventate schiave dal demone del gioco d’azzardo online, sistema che permette agli utenti di accedere a casinò virtuali direttamente da casa e di sperperare con facilità fiumi di danaro. Altra problematica connessa a questo dominio è il cyber-sesso, grazie al quale le persone possono fruire del materiale pornografico disponibile gratuitamente sul web, con la conseguente perdita di desiderio nei confronti dei rapporti sessuali e del partner.
Anche in questo caso, pare profetica la visione di Spengler: «L’uomo faustiano è divenuto schiavo della sua creazione. Nelle sue mosse così come nelle sue abitudini di vita egli sarà spinto dalla macchina in una direzione sulla quale non vi sarà più né sosta, né possibilità di tornare indietro[18].»
Dal contesto in esame non possiamo escludere nemmeno l’uso di allucinogeni di origine chimica o naturale, che induce nel soggetto che li assume una distorsione della percezione sensoriale, dell’umore, della temperatura corporea, della sessualità[19]. Una delle sostanze più utilizzate è l’LSD, che permette a chi ne fa uso di intraprendere il c.d. trip, un viaggio onirico che non sempre consente di ottenere effetti piacevoli[20].
4. La sostituzione della macchina all’uomo
Un altro aspetto che rientra nell’ambito dei miracoli neri concerne l’evoluzione tecnologica, che negli ultimi anni ha raggiunto progressi inimmaginabili fino a poco tempo fa. A fronte di questo indubbio beneficio per la nostra società incombe l’oscura ombra della sostituzione delle macchine all’uomo nelle fabbriche. Non si tratta di una teoria propugnata da folli complottisti ma direttamente da Klaus Schwab, fondatore del Forum di Davos e insigne studioso, che ci descrive con dovizia di particolari l’alba della quarta rivoluzione industriale[21]. L’economista tedesco afferma che è in corso una radicale mutazione della società a causa di innovazioni scientifiche come l’intelligenza artificiale, la robotica, la stampa tridimensionale, la nanotecnologia. Tale circostanza rischia di creare una stagnazione secolare (come ricordato anche dal Premio Nobel Paul Krugman) e pertanto una disoccupazione di massa difficilmente gestibile dai governi: «I ricercatori hanno calcolato che circa il 47% del totale dei posti di lavoro negli Stati Uniti è a rischio di automazione. Ciò potrebbe aver luogo già nei prossimi dieci o venti anni, in quanto la distruzione dei posti di lavoro è caratterizzata da una portata e una rapidità di gran lunga superiori a quelle che hanno interessato le rivoluzioni industriali del passato e il mercato del lavoro, il quale è altresì esposto a una maggiore polarizzazione[22].» E ciò non vale solo per i poveri operai ma anche per i professionisti, per i dirigenti e per gli imprenditori: «Prima di quanto si possa prevedere, le principali attività di diverse occupazioni (avvocati, analisti finanziari, medici, giornalisti, contabili, assicuratori e bibliotecari) potrebbero essere parzialmente o completamente automatizzate[23].» Sul punto, ci aveva avvisato Julius Evola sostenendo che la: «Scienza profana, democratica e materiale, sempre relativa e condizionata, schiava di fenomeni e di leggi incomprensibili, muta per quanto riguarda la realtà profonda dell’uomo, dobbiamo ridestare – in questa élite – la scienza sacra, interiore, segreta, creativa delle iniziazioni: la scienza della realizzazione e della «dignificazione» di sé, la scienza che conduce alle forze occulte che reggono il nostro organismo[24].»
5. Il breve trionfo della globalizzazione
L’atroce società odierna sino a qui illustrata, in cui nostro malgrado dobbiamo vivere, non è una mera casualità ma è figlia di alcuni avvenimenti storici che hanno contribuito a mutarla in maniera radicale. Uno di essi è la caduta del Muro di Berlino, a cui è conseguito successivamente anche il crollo del comunismo, evento foriero dell’instaurazione di un pensiero unico mondiale di matrice anglo-americana. Sul punto, Francis Fukuyama, indefesso propugnatore del pensiero unico, non ha esitato ad inneggiare al trionfo del liberalismo economico, considerando il paradigma politico occidentale-economico [AG4] come: «Un processo fondamentale che detta un comune modello evolutivo per tutte le società umane, qualcosa come una storia universale dell’umanità che si muove in direzione della democrazia liberale[25].» Nella sua euforia isterica, il filosofo americano era convinto che tutte le civiltà del pianeta avrebbero adottato questo modello che, a suo dire, era il migliore e rappresentava hegelianamente la fine della storia. Nel frattempo, comunque, non essendoci più una superpotenza a fare da contraltare agli U.S.A., l’economia di mercato talassocratica ha potuto svilupparsi liberamente dando corso alla globalizzazione che Jürgen Habermas ha definito come la: «Diffusione su scala mondiale del commercio e della produzione, dei mercati dei beni e della finanza, di mode, di media e programmi di notizie e reti di comunicazione, di flussi di traffico e movimenti migratori, dei rischi della grande tecnologia, dei danni ambientali e di epidemie, della delinquenza organizzata e del terrorismo[26].»
Nonostante l’entusiasmo iniziale per la globalizzazione, in breve ci si è accorti delle evidenti problematiche che essa comportava. Samuel P. Huntington, maestro di Fukuyama, dal quale l’allievo avrebbe dovuto imparare, ha rigettato con fermezza le sue tesi dimostrando che il modello di democrazia liberale americano non poteva essere esportato con successo in tutti il pianeta e che le diverse culture mondiali, assai differenti tra loro, non potevano essere assimilate in un pensiero unico ma che al contrario, nel prosieguo della storia, ci si sarebbe trovati dinanzi a uno scontro di civiltà[27]. A distanza di anni, di fronte allo stato dei fatti che ridicolizzava le sue balzane ipotesi, anche lo stesso Fukuyama è stato costretto ignominiosamente ad abiurare affermando che: «Questo ordine liberale globale, però, non portò vantaggi a tutti. In molti paesi del mondo, e in particolare nelle democrazie sviluppate, la disuguaglianza crebbe drasticamente, in quanto molti dei benefici della crescita ricadevano soprattutto su un’élite definita principalmente per grado di istruzione […] Verso la metà del primo decennio del XXI secolo, l’impulso in direzione di un ordine mondiale sempre più aperto e liberale cominciò ad affievolirsi, quindi a prendere la direzione inversa. Questo mutamento coincise con due crisi finanziarie, la prima scoppiata nel 2008 nel mercato statunitense dei subprime (quella che portò alla Grande recessione) e la seconda emersa in seguito alla minaccia che l’insolvenza della Grecia costituiva per l’euro e per l’Unione Europea. In entrambi i casi le politiche delle élite produssero pesantissime recessioni, alti livelli di disoccupazione e riduzione del reddito per milioni di comuni lavoratori in tutto il mondo[28].»
6. L’apertura dell’Uovo del Mondo
Siamo pertanto giunti al punto più oscuro dell’era umana in cui: «L’uovo cosmico si apre verso il basso, il materialismo finisce e un flusso di energie inferiori s’insinua nel mondo. Sono i demoni mascherati da uomini di cui parla Efemio, Gog e Magog: invadono noi, i nostri amici, i nostri genitori, i nostri studenti e i colleghi, di tanto in tanto rivolgendoci occhiate folli[29].» In tale circostanza, nel momento in cui si dissolve ogni ambito della Tradizione, quando tutto sembra perduto, compare il Soggetto Radicale che: «Intende mostrare la propria natura superiore non sul trono regale ma nelle vesti di un contadino, di uno spazzacamino, di un mendicante, di un mostro. Fautore della chiusura dell’Uovo del Mondo dall’alto e della sua apertura dal basso, il Soggetto Radicale è vincitore di Dio […] Pur facendo formalmente parte dei collettivi demoniaci […] mantiene una differenza ontologica fondamentale, radicale e terribile. È un uomo differenziato (Evola), un uomo integrale. Il suo spirito brama l’ultima prova, la prova più terribile, l’immersione nella gelida cascata delle acque materiali e infernali. È lì che afferma la propria dignità e un’incomparabile superiorità[30].»
Muovendo dalla teoria dell’uomo differenziato di Julius Evola e dalle posizioni degli altri tradizionali integrali, il Soggetto Radicale è una figura di fondamentale importanza per comprendere il mondo post-moderno. Questo volume non è diretto a coloro che intendono ritirarsi nichilisticamente dalla società odierna, ma invece è rivolto a chi ha il coraggio di affrontare il periodo più oscuro del Kali Yuga rimanendo in piedi tra le rovine[31].
NOTE:
[1] Cfr. Aleksandr Dugin, Il sole di mezzanotte. Aurora del soggetto radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019.
[2] Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019, p. 35.
[3] fr. Giovanni Sessa, La crisi e la “letteratura della crisi”, in René Guénon, La crisi del mondo moderno, Edizioni Mediterranee, Roma, 2015, p. 209.
[4] Aleksandr Dugin, Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019, cit. p. 35.
[5] Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019, p. 71.
[6] Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019, p. 74.
[7] Cfr. Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Torino, 2007, p. 13.
[8] Aleksandr Dugin, Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019, cit. p. 78.
[9] Valerio Verra, Moderno e Post-moderno, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Milano, edizione digitale, cit.
[10] Cfr. Yuval Noah Harari, Sapiens. Da animali a dèi: Breve storia dell'umanità, Bompiani, Milano-Firenze, 2017, edizione digitale.
[11] Cfr. Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza, Bari, 2010.
[12] Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019, p. 91.
[13] Riccardo Campa, Mutare o perire: La sfida del transumanesimo, Sestante Edizioni, Bergamo, 2012, edizione digitale, cit.
[14] Ibidem.
[15] Ibidem.
[16] Oswald Spengler, Il Tramonto dell’Occidente, Longanesi, Milano, 2015, edizione digitale, cit.
[17] Cfr. Raffaella Perrella, Giorgio Caviglia, Dipendenze da internet. Adolescenti e adulti, Maggioli Editore, Rimini, 2014.
[18] Oswald Spengler, Il Tramonto dell’Occidente, Longanesi, Milano, 2015, edizione digitale, cit.
[19] Cfr, Giulia Calamai, Uso e abuso di sostanze. Capire e affrontare le dipendenze da alcol e droghe, Erikson, Trento, 2018, p. 10.
[20] Ibidem.
[21] Cfr. Klaus Schwab, La quarta rivoluzione industriale, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2019, edizione digitale.
[22] Ibidem.
[23] Ibidem.
[24] Julius Evola, Imperialismo Pagano, Edizione Mediterranee, Roma, 2014, edizione digitale, cit.
[25] Francis Fukuyama, La fine della storia e l’ultimo uomo, BUR, Milano, 2016, cit. p. 70.
[26] Jürgen Habermas, L' Occidente diviso, Laterza, Bari, 2005, cit. p. 176.
[27] Cfr. Samuel P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti, Milano, 2010, edizione digitale; Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria del mondo multipolare, AGA (Cusano Milanino), Milano, 2019.
[28] Francis Fukuyama, Identità. La ricerca della dignità e i nuovi populismi, UTET, Milano, 2019, edizione digitale, cit.
[29] Aleksandr Dugin, Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019, cit. p. 174.
[30] Aleksandr Dugin, Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale, a cura di Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, AGA -Cusano Milanino, 2019, cit. pp. 310-311.
[31] Cfr. Julius Evola, Cavalcare la tigre: Orientamenti esistenziali per un’epoca della dissoluzione, Edizioni Mediterranee, Roma, 2017, edizione digitale.