La NATO non è cerebralmente morta. È l’Europa che lo è!

01.04.2021

Abbiamo già avuto occasione di parlare della NATO, un’organizzazione che avrebbe dovuto logicamente essere sciolta contemporaneamente al Patto di Varsavia, dato che fu creata al solo scopo di resistere all’ormai defunta Unione Sovietica. Ma non è stato così, poiché si è trasformata in una vasta organizzazione di «difesa globale» che interviene ormai in tutto il mondo. Quali sono le sue priorità oggi?

Come tutti sanno, i suoi nemici designati sono oggi la Federazione russa in primo luogo, la Cina in secondo luogo. Il fatto nuovo è che con l’elezione di Joseph («Joe») Robinette Biden, il partito della guerra è tornato. Gli Stati Uniti hanno già ripreso a bombardare la Siria, Putin è stato definito “un killer” da Biden e sono appena state approvate nuove sanzioni contro la Cina. Parallelamente, è in corso una vasta offensiva di propaganda per «cementare la centralità del legame transatlantico», vale a dire per far credere agli europei che i nemici degli americani sono necessariamente i loro. Siamo tornati al ricatto di protezione dell’epoca della guerra fredda: gli europei sono chiamati ad allinearsi alle posizioni di Washington in cambio della protezione americana, e quindi a giurare fedeltà al comandante supremo delle forze alleate in Europa che è, come sempre, un generale americano. In altre parole: protettorato contro la vassalizzazione.

Questo è anche ciò che si afferma su il forum “tribune libre”, pubblicato di recente sul mensile Capital, firmato da diversi alti ufficiali militari. Il minimo che si possa dire è che i suoi firmatari non usano mezzi termini, poiché dicono che la sovranità della Francia è direttamente minacciata dai progetti della NATO…

La lettera aperta inviata a Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, dai membri del Gruppo di riflessione congiunto è infatti una vera e propria requisitoria contro il progetto «NATO 2030», che definisce le missioni dell’Organizzazione per i prossimi dieci anni. Questo progetto è descritto come un «monumento di pacifica malafede», che ha il merito di essere chiaro. Ma dobbiamo andare oltre se vogliamo capire qual è la posta in gioco.

Il fatto importante è che negli ultimi anni la dottrina della NATO ha continuato a evolversi verso l’integrazione della lotta nucleare in tutte le fasi della battaglia. Nel 2008, la NATO aveva già rifiutato di firmare il Patto europeo di sicurezza proposto da Mosca. Nel 2010, al vertice di Lisbona, la difesa antimissili balistici americana, messa in atto in Europa, aveva assunto un carattere chiaramente diretto contro «il nemico russo». A partire dal 2015, i primi missili anti-missile americani in pacchi di 24 lanciatori Mk 41, impiantati tutt’intorno alla Russia, non sono stati più concepiti in modo tale da permettere soltanto dei tiri difensivi, ma anche dei tiri offensivi. Nel 2019, gli Stati Uniti hanno distrutto il trattato sulle forze nucleari a medio raggio (FNI) firmato nel 1987 da Gorbaciov e Reagan. Ancora più recentemente, un gruppo di dieci esperti nominato da Stoltenberg si è pronunciato, nel suo libro NATO 2030United for a New Era, per lo spiegamento in Europa di nuovi missili nucleari a medio raggio equipaggiati con bombe nucleari B61-12. Questo ci riporta al concetto di «battaglia nucleare del futuro». Questo significa che il concetto di un attacco nucleare tattico di teatro è ancora una volta in fase di sceneggiatura e che la NATO ora vede l’Europa come il suo futuro campo di battaglia, con gli Stati Uniti che naturalmente rimangono l’unico padrone dell’ingranaggio verso l’opzione nucleare.

Dichiarando, due anni fa, che la NATO era «in stato di morte cerebrale», Emmanuel Macron aveva fatto scalpore, questa dichiarazione è stata interpretata come un appello agli europei a sviluppare una propria difesa comune. A quanto pare, non è stato così.

Nell’intervista a cui lei fa riferimento, Macron ha anche detto che «se accettiamo che altre grandi potenze, compresi gli alleati, compresi gli amici, si mettano in condizione di decidere per noi, la nostra diplomazia, la nostra sicurezza, allora non siamo più sovrani». Il capo dello stato stava parlando dell’oro. Ma ahimè! Si è accontentato di suonare il piffero, visto che il sussulto atteso non è avvenuto. Quando, nel 2009, Nicolas Sarkozy aveva deciso di reintegrare la struttura militare della NATO, aveva anche dichiarato di aver rimosso un ostacolo alla creazione di una Difesa europea. È stato altrettanto illusorio. O altrettanto ingannevole.

Ancora più significativo: dopo le dichiarazioni di Donald Trump che lasciano aleggiare lo spettro di un disimpegno di Washington, si sarebbe potuto pensare che gli europei si sarebbero preoccupati più seriamente di provvedere da soli alla loro sicurezza. È accaduto il contrario. Tutti i governi europei, al contrario, hanno gareggiato in gesti di fedeltà nella speranza di modificare la posizione degli Stati Uniti. Tutti i governi europei, al contrario, hanno gareggiato in gesti di fedeltà atlantista su questioni come la designazione della Cina e della Russia come nuovi nemici comuni, l’inclusione dello spazio tra i teatri operativi della NATO o l’accesso degli Stati Uniti ai programmi di armamento europei. La Francia stessa si è finalmente allineata alle posizioni americane e non ha più una voce originale su nessun argomento. Se così non fosse, inizierebbe a dissociarsi dalle sanzioni contro la Russia e ripristinerebbe le relazioni diplomatiche con la Siria!

Una difesa europea non sta per essere creata per la semplice ragione che la maggioranza degli stati europei, a cominciare dalla Germania, non la vogliono, non solo perché la ritengono troppo costosa e perché credono che i buoni sentimenti siano sufficienti per regolare i rapporti di forza, ma anche perché sanno molto bene che è impossibile difendere l’Europa senza sostituirsi alla NATO, di cui è la riserva di caccia. Come dice il generale Vincent Desportes, «più l’ombrello americano è una chimera, più gli europei vi si aggrappano». Mentre gli Stati Uniti dispongono di un bilancio militare di quasi 750 miliardi di dollari (contro meno di 70 miliardi per la Russia), i bilanci militari della maggior parte dei paesi europei sono magri, e questi stessi paesi preferiscono acquistare aerei da guerra e sistemi balistici americani piuttosto che europei per compiacere il complesso militare-industriale americano.

Macron ha sbagliato a parlare di «morte cerebrale» a proposito della NATO. La NATO non è affatto in stato di morte cerebrale. È l’Europa che lo è, poiché si rifiuta di dotarsi dei mezzi di potenza. Anche il generale Vincent Desportes lo dice senza mezzi termini: «La NATO è una minaccia per l’Europa», prima di aggiungere che «il futuro dell’Europa è eurasiatico, non euroatlantico». Una evidenza che nessuno apparentemente vuole riconoscere. Il risveglio sarà terribile.