ANTICOMUNISMO E ANTIFASCISMO: ARMI DEL CAPITALISMO
Durante il periodo postsovietico, il comunismo ha attraversato diverse fasi nella nostra società. Anzitutto, a seguito della caduta dell’URSS, vi furono circoli marxisti che non si arresero, credendo che la catastrofe fosse solo temporanea. La nostalgia conformista e la conseguente indecisione che caratterizzavano questo atteggiamento passivo e inerziale divennero una forma di eutanasia e portarono presto alla scomparsa di questi ambienti. Si susseguirono poi, durante gli anni ’90, i tentativi di alcuni comunisti radicali di riunirsi; tra questi vi erano personalità passionarie, gente che nell’URSS era stata marginale ma che successivamente si era rivelata integerrima; tuttavia anch’essi gradualmente svanirono nel nulla. Per un po’ di tempo, in Russia, siamo stati senza comunisti.
Recentemente, però, hanno iniziato a formarsi nuovi gruppi di sinistra; il più delle volte essi non hanno alcun rapporto con l’Unione Sovietica, si tratta cioè di comunisti che sono tali non per una forma di inerzia connessa al sovietismo, ma a seguito di proprie considerazioni e valutazioni.
Il comunismo ha rappresentato l’impianto ideologico di base per un attore geopolitico molto importante: l’URSS, a cui si deve aggiungere la Cina comunista e altri paesi socialisti. Il comunismo si contrapponeva al capitalismo, e questa contrapposizione si dispiegava sul piano della mera potenza, su quello diplomatico e territoriale. Ma nel 1991, tutto crollò.
Ciò portò ad un cambiamento fondamentale nello status stesso della sinistra; se prima del 1991 un comunista poteva contare sul potenziale geopolitico dell’URSS, dopo il 1991 il comunismo si è trasformato in una sorta di tendenza, in un movimento sociale che aveva perso la sua componente di potenza. Divenne un fenomeno inconsistente e meno intelligibile. Storicamente, la fine dell’URSS ha rappresentato la fine della battaglia ideologica bipolare.
Dopo il 1991, i comunisti sono stati spesso utilizzati come condimento nelle pietanze politiche preparate dai liberali per fronteggiare una rinascita nazionale. La stessa funzione è stata assolta dopo il 1945 dai fascisti, che sono diventati uno strumento della strategia liberale. I fascisti attaccano i “comunisti”, o sostengono il separatismo in determinati paesi. I comunisti acquisiscono importanza presso i liberali al fine di combattere i “fascisti”. Oggi, la lotta dei comunisti contro i fascisti e viceversa, fa parte nella strategia dei liberali, che li usano per i loro piani memocentrici.
La minaccia per l’umanità è rappresentata dal liberalismo*. È questo il vero nemico della sinistra e della destra, e solo combattendolo queste ultime possono ritrovare la loro autentica essenza. Se invece l’antifascismo diventa l’istanza principale della sinistra e la lotta contro i comunisti diventa l’istanza fondamentale per la destra, allora abbiamo a che fare con degli strumenti del sistema. Questi sono dei simulacri camuffati che lavorano per Soros.
Oggigiorno è il liberalismo a dominare. Dobbiamo capire che questo è il nostro nemico e, finché esso non sarà schiacciato, rappresenterà il bersaglio della nostra comune battaglia.
*l’ideologia del capitalismo nella tarda modernità e postmodernità.
Traduzione di Donato Mancuso