L’Eurasia si farà e si sta già facendo

27.04.2016

Dalla fine degli anni Ottanta è in atto lo smantellamento di quel polo di potenza terrestre (definito mitopoieticamente come Behemoth) che faceva riferimento al grande impero russo prima e a quello sovietico poi.

Decostruzione fortemente voluta dagli atlantisti figli del mare, ovvero quel mondo anglosassone che trova la sua forza dalla talassocrazia, (il dominio dei mari), e dal commercio che questi assicurano (geopolticamente espresso dalla figura del Leviathan). Con la definitiva caduta del muro e delle repubbliche Sovietiche la Nato ha continuamente eroso e fagocitato alleati e nazioni in quell’Europa orientale da sempre più vicina alla Russia e all’Asia che agli oceani: Polonia, Stati baltici, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Bulgaria sono solo alcuni di questi Paesi.

Un conflitto eterno e mai sopito quello fra Behemoth e Leviathan, i due mostri biblici assurti ad esempio per identificare i due poteri contrapposti: quello terrestre e quello marino.

Così descrive il titano terrestre il Libro di Giobbe (40,15-24): “Ecco il Behemoth, che io ho creato al pari di te;/ mangia erba come il bue. / Osserva la forza dei suoi fianchi/e la potenza del suo ventre muscoloso. / Esso drizza la sua coda come un cedro, / i nervi delle cosce si intrecciano saldi. / Le sue ossa sono tubi di bronzo, / le sue vertebre come spranghe di ferro. / Egli è la prima delle opere di Dio;/ solo il suo Creatore lo minaccia di spada.” Animale identificato da alcuni in un elefante, da altri in un dinosauro sauropode, in verità rappresenterebbe unicamente la gloria e il dominio di Dio su tutti gli animali della terra.

Il suo diretto rivale geopolitico e biblico è il grande e mostruoso Leviathan, Giobbe 40:25-32, 41:1-26: «Fa ribollire come pentola il gorgo, / fa del mare come un vaso di unguenti. / Nessuno sulla terra è pari a lui, /fatto per non aver paura. / Lo teme ogni essere più altero;/ egli è il re su tutte le bestie più superbe».

Benché l’URSS si pose in netta contrapposizione con il passato imperiale zarista ne ereditò senza dubbio l’eredità geopolitica: il controllo dell’Asia centrale e l’espansione verso l’Europa occidentale lo dimostrano pienamente. Dugin scrive nel suo libro “Eurasia. La rivoluzione conservatrice in Russia”: “le leggi della geopolitica si dimostrarono più fondamentali delle leggi della filosofia”.

Il marxismo-leninismo sovietico tagliò infatti ogni legame con l’Impero e i Romanov, eppure perseguì le stesse politiche di potenza terrestre e sovracontinentale. Negli anni Novanta, mentre l’Urss si dissolveva e crollava come un castello di sabbia, le élite politiche dei Paesi dell’ormai ex Unione Sovietica e la popolazione stessa sentirono sempre più il bisogno di rimanere unite, se non all’interno di un unico Stato, almeno economicamente e politicamente.

Il merito di una nuova costruzione politica comune lo si deve a Nursultan Nazarbaev, presidente del Kazakistan, che parlò per primo di “Unione Eurasiatica”. Con Eltsin, asservito agli atlantisti e in balia dei Riformatori Russi, non si fece nulla in quella direzione; le cose cambiarono invece con Putin, che grazie ad una visione geopolitica concreta e lucida iniziò la ricostruzione di quella serie di alleanze economiche, militari e di Spirito con i vecchi alleati del CSI (Comunità Stati Indipendenti).

È sempre Dugin a sostenere che l’Unione Eurasiatica sia qualcosa di difficile da costruire; eppure le opportunità ci sono tutte, così come gli errori del passato possono diventare insegnamenti per il futuro, la situazione geopolitica mondiale volge sempre più a favore di questo folle sogno che ricorda le imprese sia diAlessandro Magno che di Gengis Khan (Un sogno chiamato Eurasia).

Il domino Usa in Europa e il suo alleato-colonia Unione Europea oggi più che mai sono messi in discussione. La Russia di Putin è sempre più forte così come i suoi alleati che vanno dalla mezzaluna fertile (Egitto, Siria, Iraq e Iran) all’estremo oriente (Cina).

Ora serve la consapevolezza e la volontà dei popoli di questo glorioso e grande continente di unirsi e risollevarsi dalle ingiustizie e dalla crisi morale e culturale del nostro secolo. Per unirsi in un vero e concreto progetto di comunione d’intenti e di spirito che vada da Lisbona a Vladivostok.

Fonte : azioneculturale.eu