Diario dell’infermo. Idealisti, materialisti e donne [3/6]
Parte 3 di 6
Capitolo XLIV
Durante la mia malattia sono stato visitato da molte persone con diversi consigli. Oltre alle preghiere immeritate di cui sono profondamente grato e per le quali rimango eternamente in debito, sono diventato il destinatario di una grande quantità di consigli e ammonimenti.
Mi viene inviato un numero incredibile di ricette per unguenti e rimedi popolari, icone e testi di preghiera per amuleti. Sono profondamente grato a tutti e cerco di non ignorare il più possibile il messaggio di tutti. Dato che sono sotto la supervisione di un comitato consultivo scientifico e sto seguendo un protocollo riconosciuto a livello internazionale per questa mia malattia molto rara e grave, sono d’accordo con loro su qualsiasi farmaco che ritengo degno di attenzione.
Un caso simile è accaduto qualche tempo fa, quando sono stato avvicinato da un medico georgiano esperto, che attualmente lavora in Russia e che ha studiato e usato la medicina tradizionale cinese negli ultimi anni, con un altro suggerimento e consiglio.
Mentre discutevo dei rimedi medicinali da lui suggeriti, mi sono improvvisamente ricordato che il rimedio più curativo per l’anima così come per la carne, per grazia di Dio, lo prendo ogni domenica sotto forma di comunione e non penso al suo significato e alle sue proprietà curative.
È noto con quale rispetto la nostra Santità e Beatitudine il Patriarca abbia per i medici e gli psicologi e per gli scienziati in generale e quanta importanza consideri il loro lavoro.
Per la nostra mente primitiva è a volte incomprensibile: se non c’è maggior sollievo per l’anima della confessione, e se non c’è niente di più curativo della comunione, perché una persona che vive la vita cristiana ha bisogno di psicologi e medici?
Bisogna anche notare che l’esperienza dei santi padri risuona con la visione di Sua Santità. Dal tempo di Basilio il Grande e Giovanni Crisostomo al tempo di Giovanni di Kronstadt, Paisii Svyatogorets, Giuseppe Isikhast e Ignazio Bryanchaninov, la Madre Chiesa non solo non nega, ma sostiene pienamente i medici e la medicina, e coloro che pensano diversamente sono zelote.
Ci sono innumerevoli lettere dei Santi Padri ai loro parrocchiani in cui danno istruzioni spirituali e consigliano loro di fidarsi dei medici. Cosa significa la combinazione dei due? La Madre Chiesa è molto consapevole della nostra mancanza di fede e debolezza, perché, unita nel corpo di Cristo, sotto la Sua guida, è composta da persone che hanno passato il cammino mondano e solo allora diventano clero, che, come sappiamo, non nasce. Qualunque sia la catarsi che si subisce nel viaggio senza fine verso il Signore, si è molto consapevoli delle debolezze umane. Per questo, quando accetto immeritatamente la medicina onnipervasiva e più benefica, la Comunione, devo ricordare che non ne sono degno e che la mia mente non sarà mai in grado di comprendere il sacramento della Comunione.
La cura prescrittami dai medici, così facilmente spiegabile e comprensibile nella mia lingua, serve a colmare questa carenza, e negarla è solo vuoto orgoglio e debolezza mentale.
Un’altra domanda è perché i santi Padri in alcuni casi rifiutano deliberatamente di cercare aiuto medico. Perché il Venerabile Gabriel soffrì così tanto negli ultimi giorni della sua vita per un accumulo di liquido nel suo addome? O perché Sua Santità ha rifiutato per anni di farsi curare all’estero (come io stesso ho testimoniato) nonostante le nostre numerose richieste? Tale comportamento dei padri è un mistero, un riflesso della relazione più profonda di ciascuna di queste grandi personalità con il Signore.
Un’altra domanda che è nata in me durante questi mesi di prova: perché supplichiamo il Signore di guarire noi o i nostri cari, di preservarci dalla morte, di tenerci in vita e di mantenerci in questo mondo mortale?
Dopo tutto, più dolore e vanità una persona sperimenta, meglio dovrebbe capire che lasciare questo mondo pieno di difficoltà lo aiuterà a trovare la pace! Ma no, preghiamo ardentemente il Signore per la salute e la longevità dei nostri anziani in questa dimensione terrena. Questo si vede meglio negli ultimi anni nell’esempio del nostro Santissimo e Beato Patriarca.
Completamente esausto, logorato da varie malattie, curvo e tremante, questo grande uomo non è in senso figurato, ma nel pieno senso della parola, sta trascinando il nostro popolo indisciplinato e senza ambizioni verso il Signore sulla sua schiena.
Eppure è abbastanza innegabile che un regno di pace di gran lunga migliore lo attende personalmente, eppure non lo lasciamo andare con le nostre suppliche per la sua salute e longevità, e lui ha volontariamente sopportato questo peso insopportabile per decenni.
Cosa sta succedendo qui? Qui è dove avviene l’amore. L’amore più santo e beato. Alieno a tutto ciò che è perverso. Il sacrificio di un uomo per il quale ogni cura medica, ogni nuovo giorno è alla fine solo un prolungamento del tormento.
Certo, c’è gioia, amore umano, bellezza e consolazione nel suo essere, ma il fatto che la vita di Sua Santità nel suo insieme sia piena di grandi pesi e innumerevoli dolori è qualcosa che solo un cieco può non vedere. Come dovremmo comportarci noi, suoi figli, onore, dignità e stile di vita infinitamente distanti da lui lungo il cammino?
Se possibile, dovremmo imitarlo, proprio come lui imita i suoi grandi antenati e Signore. Noi stessi, forse, non abbiamo altra scelta che riposare nella speranza nel Signore e, sotto il patrocinio della Santissima Madre di Dio, prendere la milionesima parte del cammino che il nostro Patriarca ha già fatto.
Lunga vita alla tua Santità, perdonaci per questo e per tutto ciò che grava sulla tua santa croce.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini