21 Ottobre 2021. Il discorso geopolitico di Putin al Valdai Club
La sessione plenaria è il tradizionale momento clou delle discussioni annuali del Valdai Club. A Sochi quest’anno il tema generale del 18° incontro era “Lo Sconvolgimento Globale nel 21° Secolo: l’Individuo, i Valori e lo Stato”. Putin l’ha affrontato a testa alta, in quello che può essere già considerato uno dei più importanti discorsi geopolitici della memoria recente, seguito da una sessione completa di domande e di risposte, nel quale il Presidente russo ha condiviso la sua Weltanschauung, inclusi alcuni momenti molto sinceri. Putin e molti analisti russi ci stanno dicendo: l’Occidente unito è così totalmente fuori contatto con la realtà che sta, in sostanza, suicidandosi, e che il futuro della Russia non è in Occidente, ma nel Sud (Asia centrale, Medio Oriente), nell’Est (Cina) e nel Nord (Artico). E tutto ciò mentre la Russia avanza a grandi passi per rendere operativi gli accordi del summit di Ginevra con gli USA del 16 giugno 2021, la cosiddetta “Yalta II”: fa rientrare la Siria nel consesso delle nazioni; si prepara a espellerne la Turchia, nonché a riconciliare Israele e Iran; consolida la propria presenza in Africa. La visione del mondo di Putin non necessita di alcun commento, riproduciamo qualche passaggio significativo dal discorso tenuto al Valdai Club il 21 ottobre.
Contro l’ideologia woke (gender e cancel culture): il parallelo con la rivoluzione bolscevica
“Siamo sorpresi dai processi in atto in paesi che si consideravano pionieri del progresso. Gli sconvolgimenti sociali e culturali in atto negli Stati Uniti e nell’Europa occidentale, ovviamente, non sono affari nostri; non interferiamo con loro. Qualcuno nei paesi occidentali è convinto che la cancellazione aggressiva di intere pagine della propria storia – la “discriminazione alla rovescia” della maggioranza a favore delle minoranze, o la richiesta di abbandonare la consueta comprensione di cose basilari come madre, padre, famiglia o anche la differenza tra i sessi – sono, a loro avviso, pietre miliari del movimento verso il rinnovamento sociale. Vorrei sottolineare ancora una volta che hanno il diritto di farlo, noi ne stiamo fuori. Ma vorremmo chiedere loro di tenersi anche fuori dai nostri affari...I sostenitori del cosiddetto ‘progresso sociale’ credono di introdurre l’umanità a una sorta di nuova e migliore coscienza...L’unica cosa che voglio dire ora è che le loro prescrizioni non sono affatto nuove. Potrebbe essere una sorpresa per alcune persone, ma la Russia è già stata lì. Dopo la rivoluzione del 1917, anche i bolscevichi, facendo affidamento sui dogmi di Marx ed Engels, dissero che avrebbero cambiato modi e costumi esistenti e non solo quelli politici ed economici, ma la stessa nozione di moralità umana e i fondamenti di una società sana. La distruzione di valori secolari, la religione e le relazioni tra le persone, fino al rifiuto totale della famiglia (abbiamo avuto anche quello) e l’istigazione a “informare” sui propri genitori - tutto questo è stato proclamato progresso e, tra l’altro, è stato ampiamente supportato in tutto il mondo allora ed era piuttosto di moda, come oggi. A proposito, i bolscevichi erano assolutamente intolleranti verso le opinioni diverse dalle loro. Questo, credo, dovrebbe richiamare alla mente qualcosa a cui stiamo assistendo ora. Guardando ciò che sta accadendo in alcuni paesi occidentali, siamo stupiti di vedere le pratiche che furono nostre, che fortunatamente abbiamo lasciato, spero, nel passato. La lotta per l’uguaglianza e contro la discriminazione si è trasformata in dogmatismo aggressivo al limite dell’assurdo, quando le opere dei grandi autori del passato – come Shakespeare – non vengono più insegnate nelle scuole o nelle università, perché le loro idee sono ritenute reazionarie e razziste. I classici sono dichiarati arretrati e ignoranti dell’importanza del “genere” o della razza...Questo è anche peggio del dipartimento agitprop del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica”.
La cosiddetta cancel culture viene aspramente criticata: “Contrastare gli atti di razzismo è una causa nobile e necessaria, ma la nuova cancel culture l’ha trasformata in una ‘discriminazione inversa’, cioè razzismo al contrario. L’enfasi ossessiva sulla razza non fa che dividere ulteriormente le persone, quando i veri combattenti per i diritti civili sognavano proprio di cancellare le differenze e rifiutarsi di dividere le persone per il colore della pelle. Ho chiesto ai miei collaboratori di trovare la seguente citazione di Martin Luther King: “Sogno che i miei quattro figli piccoli un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della loro pelle ma per il loro carattere”. Questo è il vero valore. Ma le cose stanno andando diversamente. La maggioranza assoluta dei russi non pensa che il colore della pelle di una persona o il suo genere sia una questione importante. Ognuno di noi è un essere umano. Questo è ciò che conta”.
Sull’argomento gender Putin è durissimo: “Chiunque osi dire che gli uomini e le donne esistono davvero, il che è un fatto biologico, rischia di essere ostracizzato. ‘Genitore numero uno’ e ‘genitore numero due’, ‘genitore alla nascita’ invece di ‘madre’ – e ‘latte umano’ che sostituisce ‘latte materno’ perché potrebbe turbare le persone che non sono sicure del proprio genere. Lo Ripeto, questa non è una novità; negli anni ’20, anche i cosiddetti Kulturtraeger sovietici hanno inventato un linguaggio nuovo, credendo di creare una nuova coscienza e di cambiare i valori in quel modo. E, come ho già detto, hanno fatto un tale casino che fa ancora rabbrividire. Per non parlare di alcune cose davvero mostruose quando ai bambini viene insegnato fin dalla tenera età che un ragazzo può facilmente diventare una ragazza e viceversa...Chiamando le cose col loro nome, questo rasenta un crimine contro l’umanità, e viene fatto in nome e sotto la bandiera del progresso. Bene, se a qualcuno piace questo, lasciateglielo fare. Ho già detto che, nel plasmare i nostri approcci, saremo guidati da un sano conservatorismo”.
Questa posizione è quella che più infastidisce ed irrita gli ideologi ed i sostenitori della ideologia globalista, sovvertitrice dei valori tradizionali, che viene propagandata in Occidente ad esempio da Soros, Jacques Attali, Clinton e molti altri.
Il “conservatorismo degli ottimisti” come antidoto alla crisi del modello capitalista. Putin discepolo di Berdjaev
Secondo Putin “l’attuale modello di capitalismo, che è alla base della struttura sociale nella stragrande maggioranza dei paesi, si è esaurito e non offre più una soluzione a una miriade di differenze sempre più intricate” perché “ovunque, anche nei paesi e nelle regioni più ricche, la distribuzione ineguale della ricchezza materiale ha esacerbato la disuguaglianza, in primo luogo la disuguaglianza delle opportunità sia all’interno delle singole società che a livello internazionale”All’ideologia liberal-capitalista il Presidente russo contrappone il conservatorismo sociale e cita il filosofo russo Nikolai Berdjaev, cristiano ortodosso e fervente anti-comunista, espulso dall’URSS nel 1922: “Il conservatorismo non è qualcosa che impedisce il movimento verso l’alto e in avanti, ma qualcosa che ti impedisce di scivolare nel caos”. Nella filosofia della storia di Berdjaev, il significato della vita è definito in termini di spirito, rispetto all’enfasi della modernità laica sull’economia e sul materialismo. Per Berdjaev, la storia è un metodo di memoria del tempo attraverso il quale l’uomo lavora per il suo destino. È il rapporto tra il divino e l’umano che plasma la storia. Non c’è, quindi, da stupirsi che Putin non sia mai stato un marxista.
“Questo approccio conservatore – afferma Putin – non riguarda un tradizionalismo ignorante, la paura del cambiamento o un gioco restrittivo, tanto meno il ritiro nel nostro guscio. Si tratta principalmente di fare affidamento su una tradizione collaudata nel tempo, la conservazione e la crescita della popolazione, una valutazione realistica di sé e degli altri, un preciso allineamento delle priorità, una correlazione tra necessità e possibilità, una formulazione prudente degli obiettivi e un fondamentale rifiuto dell’estremismo come metodo. E francamente, nell’imminente periodo di ricostruzione globale, che potrebbe richiedere molto tempo, con il suo progetto finale incerto, il conservatorismo moderato è la linea di condotta più ragionevole, per quanto la vedo io. A un certo punto cambierà inevitabilmente, ma per ora non nuocere – il principio guida in medicina – sembra essere il più razionale. Noli nocere, come si dice”. Quello russo, dice il capo del Cremlino, è il “conservatorismo degli ottimisti, che è ciò che conta di più, perché crediamo che sia possibile uno sviluppo stabile e positivo”, dopo l’attuale caos.
Le parole del Presidente Putin non avranno alcuna risonanza in seno all’establishment politico occidentale, che è liberal, troveranno, tuttavia, terreno fertile in vari gruppi conservatori e tradizionalisti in Europa e negli Stati Uniti. Infatti, la rivista statunitense American Conservative ha riportato una traduzione parziale del discorso del Presidente russo con questo titolo: “Putin capisce tutto. Perché non lo capiamo?”
La risposta dell’Occidente: la tendenza in atto (qualche esempio)
1) La Ministra della Difesa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer (scelta dalla Merkel) ha sostenuto il “primo uso” dell’atomica contro la Russia dicendo che la NATO è “preparata” e pronta ad attivare il suo arsenale nucleare contro la Russia se attacca un membro dell’alleanza militare.
2) I ministri della difesa della NATO hanno concordato un nuovo piano generale per difendersi da qualsiasi potenziale attacco russo su più fronti, riaffermando l’obiettivo principale dell’alleanza di dissuadere Mosca nonostante una crescente attenzione sulla Cina.
3) Il Segretario statunitense alla Difesa, Lloyd Austin, che ha supervisionato la Grande Fuga americana dall’Afghanistan, ha auspicato che l’Ucraina dovrebbe de facto aderire alla NATO.
4) Il Segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev, in un’intervista al giornale russo Argumenty i Fakty, ha descritto l’alleanza AUKUS di Australia, Regno Unito e Stati Uniti come un altro blocco militare diretto contro la Russia e la Cina, sottolineando anche che questa “impresa” mette a rischio l’intera architettura di sicurezza asiatica (ASEAN). Patrushev ha anche descritto l’alleanza QUAD, composta da Stati Uniti, India, Australia e Giappone, come un “prototipo di una NATO asiatica...Washington cercherà di coinvolgere altri paesi in questa organizzazione, principalmente al fine di perseguire politiche anti-Cina e anti-Russia”.
Per concludere
Dostoevskij, nel celebre romanzo I fratelli Karamazov, scriveva: “Il socialismo non è solo la questione operaia, o il cosiddetto quarto stato, ma è principalmente la questione dell’ateismo, la questione della forma che l’ateismo assume oggi, la questione della torre di Babele costruita senza Dio, non già per raggiungere il cielo dalla terra, ma per portare il cielo sulla terra”. Portare il cielo sulla terra significa fare dell’uomo un dio capace di auto-imprimersi una direzione, un senso; significa “sostituirsi a Dio”, come titola Kojève un suo saggio sul pensiero di Solov'ëv. Ed è allora forse da questa “immanentizzazione dell’eschaton” (Voegelin), in termini neo-gnostici, che discendono gli attuali “valori” della civiltà occidentale, che si vuole “capitalistica”?