Lontani dalla Verità
Riprendendo un condivisibile ed acuto articolo senza firma (probabilmente scritto da un uomo che oltre alla sicura Fede porta anche l’abito talare) che è apparso in questi giorni (14.10.2016) sul sito “Vietato Parlare” http://www.vietatoparlare.it/ ritengo interessante approfondire e sviluppare alcune analisi e riflessioni che sono estremamente importanti sia sul piano del bisogno di Verità legato all’etica cristiana, sia su quello del discernimento assai difficile in un contesto geopolitico in cui ci sono ogni giorno vittime e immagini del sangue versato da innocenti.
Qui di seguito riporto in corsivo ampi stralci del sunnominato articolo: “L’esigenza per la Chiesa, di una unità che parta dall’esperienza. - Nel caos della guerra siriana c’è anche un altro aspetto non di poco conto: occorre prendere atto che a fronte della commovente testimonianza di tanti suoi servitori fedeli, anche nella Chiesa stessa esiste una divaricazione quando si tratta di parlare di Siria. Infatti, la comunione con la chiesa siriana, totale quando si tratta di solidarietà per le sofferenze, si arena quando si tratta di discernimento e chiarimento della Verità sulle circostanze. E’ un fatto doloroso perché sappiamo che quando la solidarietà non si trasforma anche in unità di giudizio, vuol dire che si è incidenti sulle azioni della politica. E siccome i vuoti sono riempiti sempre da altri, ciò vuol dire che la chiesa cattolica che storicamente e vocazionalmente si è battuta sempre per la pace, sembra aver abbracciato il punto di vista della comunità internazionale dei paesi più ricchi”.
E cioè il punto di vista di Washington. Purtroppo in queste parole si trova uno degli aspetti più dolorosi e contradditori in cui si è sempre trovata, anche storicamente, la Chiesa: stare con l’ “Impero” o contro… Stare con Napoleone o trovarsi martiri della sua persecuzione sino al Sommo Pontefice deportato e prigioniero….
“L’impressione è quella di assistere a pronunciamenti antitetici: da una parte ci sono i religiosi ed i responsabili delle comunità cristiane in medioriente che dicono che è in corso una guerra di aggressione e che il governo difende i cittadini. Dall’altra, in alcuni ambienti ecclesiastici, la posizione è spalmata su una collocazione che vede l’attuale conflitto simile ad una catastrofe naturale dove non esistono responsabili e tutt’al più se i responsabili ci sono, c’è una corresponsabilità suddivisa in modo ‘equo’”.
E credo si possa aggiungere dove non ci sono ne aggressori ne aggrediti, dove non ci sono terroristi che tagliano la gola e forze governative che riportano la legge e il rispetto soprattutto tra le comunità religiose ed etniche. Tutti sanno o dovrebbero sapere che la Siria era la “Svizzera” del medioriente, dove un crogiuolo di fedi e di etnie diverse si sovrapponeva e si mescolava in un equilibrio fondato sul rispetto reciproco con un potere politico che si faceva garante di tutti essendo sostanzialmente espressione di una minoranza. Una elites quella del partito Ba’th , minoritaria e sciita alawita, che dall’elezione nel 2000 di Bashār al-Asadsi si faceva carico di tutte le parti in gioco con un complicato meccanismo politico che con precisone da farmacista ripartiva il potere e riceveva il consenso da tutte, tanto dai sunniti maggioritari quanto dai cristiani etc..
Certamente il padre ben diverso dall’attuale Presidente in altre epoche usò altri metodi, ma oggi si giudica sul presente, non su quanto appartiene alla storia. Tuttavia si può rintracciare le radici del potere attuale in un equilibrio di poteri che risaliva a molti secoli fa, al periodo in cui era una provincia dell’Impero Ottomano ad anche prima secondo una storia plurimillenaria. La convivenza impone uno sviluppo socio-politico evoluto e raffinato. Esempio di quanto affermato che fa particolarmente riflettere è lo storico rispetto per i cristiani (in un area a grandissima maggioranza musulmana). Anche in tempi attuali gestivano, cosa di rilievo, l’educazione scolastica (con tanto di crocifissi ovunque) anche nell’istruzione dei bambini musulmani ed erano le scuole più apprezzate. Forse solo l’Egitto può avere elementi comparabili, ma con una gigantesca “minoranza” di molti milioni di copti che ha un peso ben diverso in termini sociali, economici e politici rispetto al caso siriano.
“E’ come se il compito della chiesa non fosse anche quello di ‘non aver paura’ (Luca 12,32) e di rendere omaggio solo alla Verità. Se la posizione del cristiano è sempre aperta al martirio va da sé che non di meno deve esserlo per la verità. Il martirio per la verità. Dovrebbero essere due cose inscindibili poiché Cristo è la Verità. L’esempio dei martiri - L’amore per i martiri dovrebbe, senza esitazione far capire che la verità non è un’opzione, ma un obbligo insito nella Fede in Cristo. In una parola, per noi cristiani dovrebbe essere improponibile la posizione della dominante Comunità Internazionale (occidentale) che non distingue l’aggressore dall’aggredito. Tale posizione viene esplicitata soprattutto dai principali media cattolici ove ci si sofferma (superficialmente) invece sul dolore, sui patimenti di una guerra, ma senza mai andare oltre. E’ chiaro che certe dissonanze a volte esprimono anche una posizione problematica anche sul piano teologico. Non è infatti la solidarietà e l’amore per il prossimo il centro della nostra Fede, ma l’amore al Destino dell’uomo (cioè Cristo).
La chiesa in terra di Siria ha potuto sopportare prove così forti solo per vero amore al Destino dell’uomo che è Cristo. E’ per questo che si giustifica l’estremo sacrificio di tanti. Ma gli innumerevoli eroici episodi di carità fraterna e di dono di sé che tutte quelle comunità cristiane ci hanno offerto, non possono non interrogarci sul nostro presente e su quelle forze che vogliono fare ‘tabula rasa’ dei fondamenti della Fede . La nostra vita non è mai estranea a come ci concepiamo e come si concepiscono gli avvenimenti. Perciò, il compito dei pastori è anche quello di preservare la comunità cattolica italiana e mondiale dalla menzogna in atto. Se ci si sottraiamo a questa responsabilità, siamo complici delle sue conseguenze”.
Oltretutto ci dovremmo, sempre per amore della Verità porre la domanda del perché la Comunità Internazionale sostenga questa posizione confusa di una guerra come “evento naturale” dove come premessa si deve rovesciare un Presidente eletto da un parlamento e che governa da decenni il proprio paese con equilibrio (considerando il contesto religioso ed etnico, talora anche in modo deciso per la difesa delle minoranze). E già questa è una ingerenza inammissibile nel diritto internazionale per un paese che non ha invaso o attaccato nessun paese limitrofo.
Inoltre, sempre secondo l’invisibile dettato del politicamente corretto, si deve dare sostegno agli “insorti” a cui si è dato la “patente di democratici contro la tirannia” i quali sono in realtà forze straniere composte da islamisti aderenti alle posizioni dell’Isis o quelle dei Fratelli Musulmani. Forze composte da ceceni, bosniaci, uiguri, altri gruppi di provenienza europea ed ogni sorta di takfiri salafiti che hanno come comune denominatore l’attività di terroristi, armati e formati da paesi che stanno sempre sullo sfondo di un opaca politica internazionale. Una politica fatta di ipocrisie e furbizie bagnate di sangue.
E la inevitabile conclusione è notare che questi “insorti democratici siriani” che di siriano hanno ben poco, hanno invaso e distrutto il paese in 5 anni come e peggio della bomba di Hiroshima e Nagasaki (guardiamo i video delle città siriane su YouTube) causando un esodo internazionale, milioni di morti, trasferendo interi stabilimenti industriali, pezzo per pezzo all’estero (ad es. in Turchia), e rubando petrolio siriano venduto sul mercato nero.
Tutto questo con la compiacenza menzognera e la doppiezza dell’ occidente che da ultimo mandante di tutto ciò, ha l’impudenza di farsi oggi “coscienza civile” del massacro in corso, solo perché adesso (grazie alla Russia) sta per essere sconfitto…. si ricorre all’Onu, ci si straccia le vesti perché la vittoria dell’Esercito Arabo Siriano cioè di Assad ad Aleppo è ormai vicinissima, e condurrà di li a poco alla fine di una guerra che non si vuole affatto che finisca. Per costoro la Siria è terra di massacro senza fine.
Ed un atteggiamento di amore per la verità non può farci tacere dal dare uno sguardo sulle risposte che leggiamo e ascoltiamo in Italia e nella Chiesa alle “chiamate alle armi per la democrazia e la libertà” che arrivano periodicamente in modo diretto o indiretto da oltreoceano. Dietro queste “adunate” c’è sempre un nuovo nemico della democrazia da rovesciare ed una nazione da salvare con la guerra. Dopo l’Irak e la Libia ci fu nel 2011 il turno della Siria, e ci rattrista e ci addolora vedere come risposero anche tanti uomini di Chiesa.
Nel 2014, quando tutti sapevano e vedevano chi fossero veramente gli ‘insorti rivoluzionari’ siriani, ci fu un ulteriore e nuovo invito di “chiamata alle armi” sui “media” per rovesciare il governo di Damasco (sostenuto e lodato internazionalmente sino a 4 anni prima).
A questa “adunata” risposero (come sempre avviene per creare un movimento di opinione pubblica) molte personalità anche in Italia. Shady Hamadi e l’associazione Articolo21 promossero nel marzo di quell’anno un appello alla solidarietà (1) con “ i numerosissimi siriani… scesi in piazza nel 2011 domandando libertà, dignità e pari opportunità e per questo massacrati dal regime” denunciando il “silenzio assordante dell’Occidente nei primi dodici mesi della “rivoluzione” siriana (?) e chiedendo che il Presidente Bashar al-Assad “venisse processato per crimini di guerra e contro l’umanità”. Tra le firme di adesione possiamo trovare accanto ai laici “premio nobel italiano per la letteratura” Dario Fo, al cantautore Francesco Guccini, lo scrittore Paolo Rumiz, ed anche quelle di religiosi: il vescovo di Mazara del Vallo Monsignor Domenico Mogavero, l’islamologo Paolo Branca della Cattolica di Milano, Antoine Courban dell’università gesuita di Beirut e Fra Claudio Monge, teologo delle religioni ad Istanbul.
Sorprende come anche nella Chiesa non ci si renda conto di quali siano gli interessi in gioco e di come con disinvoltura ci si possa porre dalla parte del più forte (l’americano ed i suoi piccoli amici d’Europa) ed in compagnia dei Saud (e del loro Regno omicida preistorico-medioevale), del Daesh (col suo Califfato dal volto umano), dei Fratelli Musulmani (che si diffondono in tutto il mondo musulmano portando pace e tolleranza…) ed infine del terrorismo con tutti i suoi orrori e molto, molto lontano dalla difesa della povera gente che parla solo attraverso lo sguardo attonito e straziato dei religiosi della Chiesa siriana che li vedono morire ogni giorno (e che col cuore spezzato dal dolore tocca loro pure seppellirli). Questo non sembra stare dalla parte degli ultimi e degli indifesi. Stare con le periferie del mondo.
Condividendone pienamente la forma e la sostanza l’articolo conclude con un invito ed una preghiera per i nostri fratelli siriani e per la Chiesa : “Il tentativo coraggioso da sostenere . L’aspetto più doloroso e più eclatante di questo atteggiamento, è che alla giornaliera diffusione della narrativa di guerra manipolata e falsificata che ascoltiamo, si aggiunga sullo stesso tono anche quella dei media controllati dalla Chiesa.
E questo fatto è aggravato dalla circostanza che i Vescovi siriani, nel corso degli anni del conflitto siriano hanno fatto letteralmente la ‘spola’ in Italia per smuovere le nostre coscienze con la loro testimonianza diretta.
Li abbiamo visti portare le loro testimonianze e richieste in Vaticano, nelle diocesi, nelle parrocchie, ed anche in Parlamento. Sì, sono venuti a portarci storie di vita vissuta, di dolore e di innumerevoli storie di solidarietà fraterna, ma hanno anche fatto appelli come quello di rimozione delle inique sanzioni. Ci hanno sollecitato alla preghiera, ma anche all’altro aspetto imprescindibile della Fede che è una presa di coscienza dei fatti e se possibile, un’azione comune.