L’Iraq e gli interessi e l'agenda di un mondo multipolare
Possiamo comprendere gli obiettivi della Cina e dell'Occidente nei confronti dell'Iraq facendo luce sulla natura delle loro strategie nei confronti del Medio Oriente nel suo complesso e sul loro rapporto con l'importanza geografica ed economica dell'Iraq, data l'attenzione che il mondo arabo e islamico ha prestato alla lotta delle potenze mondiali in ascesa per minare l'influenza dell'unilateralismo statunitense. È stata sostenuta da tutti i presidenti degli Stati Uniti e dalle loro amministrazioni, indipendentemente dall'affiliazione politica. Dato il dominio della Cina nelle esportazioni commerciali e nei progressi tecnologici, essa è un importante concorrente degli interessi statunitensi ed europei in Africa e in Medio Oriente. L'Iraq, nel frattempo, è un esempio dello scontro di interessi e programmi nel conflitto tra l'unipolarismo rappresentato dalla politica statunitense e il multipolarismo che i Paesi in via di sviluppo stanno cercando di instaurare nel mondo.
Non è difficile comprendere la forma e la natura del rapporto tra Stati Uniti e Iraq, che è simile a quello tra questi ultimi e la Cina, se si considerano i legami commerciali della Cina e la loro importanza nel realizzare e sostenere una strategia multipolare. L'obiettivo di questa strategia non è solo quello di contrastare l'approccio unilaterale di cui godono le società americane e occidentali, ma anche di affrontarle politicamente e militarmente attraverso una politica “a rete” volta a confrontarsi con la grande potenza economica.
L'influenza economica della Cina in Medio Oriente si sta espandendo a tutti i livelli, soprattutto a causa della necessità di Pechino di importare materie prime, in particolare petrolio, che è probabilmente il principale motore dell'economia cinese. La Cina rappresenta oltre il 50% delle esportazioni di petrolio dall'Iraq e dal Golfo, oltre che dall'Iran, ed è arrivata a dominare la bilancia commerciale, diventando una delle maggiori economie mondiali. Ha superato gli Stati Uniti tanto da diventare il primo Paese esportatore al mondo in termini di riserve valutarie.
Dato che la Cina è una delle principali potenze emergenti che cerca di sfidare il dominio occidentale in Africa e in Medio Oriente ed è in grado di influenzare l'economia mondiale attraverso la gestione delle sue ricche riserve globali di valuta estera, soprattutto di dollari USA, Pechino ha un forte interesse per l'Iraq, che rappresenta un'importante estensione strategica del continente asiatico. La leadership cinese ha cercato di stabilire relazioni amichevoli e di cooperazione con il regime di Baghdad, approfittando delle tensioni politiche e settarie tra il governo e vari partiti influenti sulla questione della permanenza degli Stati Uniti nel Paese, per non parlare della relazione strategica della Cina con l'Iran, che potrebbe far pendere la bilancia a suo favore nelle lotte di potere nella regione.
C'è anche il progetto della Nuova Via della Seta, o iniziativa One Belt, One Road, che la Cina sta sviluppando e modellando i suoi legami con il mondo; è stato lanciato dal presidente Xi Jinping nel 2013. Il progetto mira a rivitalizzare le vecchie rotte commerciali e a collegare oleodotti, stazioni ferroviarie, porti e aeroporti nei Paesi confinanti con la Russia e il Medio Oriente, per garantire al gigante asiatico una crescita e uno sviluppo economico continui per quanto riguarda le esportazioni verso il Medio Oriente e l'Europa.
Di conseguenza, lo sviluppo industriale ed economico della Cina è diventato motivo di preoccupazione per i principali Paesi industrializzati, poiché Pechino ha il chiaro obiettivo di stabilire relazioni e alleanze per rafforzare la propria posizione nel sistema internazionale e sostenere la propria strategia contro l'egemonia degli Stati Uniti, lavorando così per volgerli a favore della Cina - dandole un vantaggio a livello internazionale. Per questo motivo cerca di coinvolgere i Paesi dell'Africa e del Medio Oriente, compreso l'Iraq, che sembra essere diventato uno Stato prioritario per la politica estera cinese. Pechino ha mostrato una crescente apertura diplomatica nei suoi rapporti con i funzionari di Baghdad, senza trascurare le forti relazioni tra Stati Uniti, Occidente e Iraq.
La leadership cinese è convinta dell'importanza di rivitalizzare l'Iraq per mantenere la propria influenza in Medio Oriente, nonostante i profondi legami con l'Europa e gli Stati Uniti e la sospensione del progetto della Via della Seta. Qualunque sia la forma che assumerà, sarà finanziato con prestiti dalla Cina. Ciò offrirà l'opportunità di aumentare l'influenza dell'Iraq attraverso partenariati superficiali, senza preoccuparsi troppo del fatto che ciò possa portare a un serio problema di indebitamento per Baghdad.
Sebbene il progetto della Via dello Sviluppo annunciato dal governo iracheno con la partecipazione dei ministri dei trasporti dei Paesi limitrofi, compresi quelli del Consiglio di Cooperazione del Golfo, non sia del tutto in linea con gli interessi della Via della Seta cinese, sostenuta dalla lobby sino-iraniana in Iraq, l'attenzione dell'ambasciatore cinese al progetto e il suo accordo a fornire finanziamenti rivelano gli obiettivi di Pechino.
È da notare che le banche di sviluppo cinesi concedono ingenti prestiti ai progetti avviati nei Paesi coinvolti nella costruzione della Via della Seta, nonostante la mancanza di condizioni e di trasparenza necessarie a garantire i prestiti in caso di fallimento del progetto o di appropriazione indebita dei fondi a causa della corruzione diffusa. Se ciò dovesse accadere, l'Iraq potrebbe perdere il controllo e la sovranità su questi progetti, permettendo alle banche di influenzare gli affari dell'Iraq, che cadrebbe in una pericolosa spirale del debito.
Non c'è dubbio che gli obiettivi dichiarati di sviluppare e finanziare progetti in Iraq nascondano solo in parte l'intenzione della Cina di continuare ad aumentare il proprio peso economico per incrementare le esportazioni verso l'Europa, data la vicinanza dell'Iraq alla Turchia. C'è anche il problema del desiderio della Cina di dominare l'Africa e l'Asia culturalmente, tecnologicamente ed economicamente, non da ultimo aumentando la sua influenza economica e militare in Medio Oriente.
Tutto questo va visto alla luce del declino della presenza militare ed economica degli Stati Uniti nel sistema mondiale e della loro influenza sul Medio Oriente nel suo complesso, in particolare sull'Iraq. Questo potrebbe portare Baghdad ad accettare di buon grado la Cina e a spostarsi in una “zona grigia”, rendendola in definitiva ostaggio di obiettivi contrastanti in un mondo multipolare, data la capacità ancora limitata della Cina di sfidare e porre fine alla presenza militare statunitense in Iraq.