"Una morte lenta attende l'economia della Turchia"
Dopo il terremoto politico provocato dalle dimissioni del primo ministro Ahmet Davutoglu, shock economici si prospettano nel futuro della Turchia, scrive "Al-Monitor".
"La Turchia si è trasformata secondo il modello asiatico di sviluppo, dove le decisioni sono prese dal presidente e da un gruppo di consiglieri non eletti. Si stanno indebolendo i meccanismi di pesi e contrappesi e sta peggiorando la qualità dell'amministrazione pubblica," — ritiene Timothy Ash, economista della società finanziaria giapponese "Nomura".
Quattordici anni di potere di Erdogan sono passati all'insegna della "Erdoganomics", ovvero politiche economiche che si concentrano sugli investimenti nelle infrastrutture e sullo stimolo dei consumi interni. La squadra del presidente ritiene che la diminuzione dei tassi di interesse riduca l'inflazione e generi crescita economica.
Avversario della politica di Erdogan era il primo ministro Ahmet Davutoglu, sostenitore di una politica economica basata sulla disciplina fiscale e sulle riforme strutturali volte a mantenere la stabilità nei mercati finanziari, aggiunge Ash. Erdogan ha avviato il processo di consolidamento del suo potere liberandosi di Davutoglu. Questo fatto ha scosso i mercati azionari locali: la borsa di Istanbul è crollata dell'8% nel giorno delle dimissioni del premier.
Non è il primo anno che la crescita dell'economia turca rallenta. Negli ultimi 50 anni l'economia della Turchia è cresciuta mediamente del 4,5% annuo, ma negli ultim 4 anni la crescita si è fermata al 3%. Gli economisti avvertono: la mancanza di riforme strutturali e il corso economico di Erdogan potrebbero diventare fattori che faranno rallentare ulteriormente l'economia del Paese.
"Qualcuno pensa che la crescita si raggiunga con la rapida diminuzione dei tassi di interesse. Al momento il tasso d'interesse reale, al netto dell'inflazione, è basso, attorno all'1-2%, una politica monetaria espansiva diventerà recessiva in futuro. Se il governo commetterà grossi errori, ci attenderà la recessione," — ritiene Seyfettin Gursel, direttore del dipartimento di ricerche economiche e sociali dell'Università Bahçeşehir.
Il professore dell'università di Istanbul "Koc" Kamil Yilmaz sostiene che il rallentamento dell'economia turca sia frutto della mancanza di riforme strutturali. Gli eventi politici degli ultimi 3 anni hanno portato ad una riduzione degli investimenti. Descrive la situazione economica del Paese col termine "morte lenta".
"Per evitare la "morte lenta" i politici guardano verso misure populiste come la riduzione dei tassi di interesse. Aiuterà per un certo tempo a conservare la crescita, ma nel medio e lungo termine si dovrà pagare. Gli eventuali shock esterni potrebbero far precipitare l'economia turca nella crisi, come nel tonfo del 2001", — afferma l'economista. A seguito della crisi del 2001 l'economia turca si era contratta del 5,7%.
Il contesto viene influenzato negativamente dal terrorismo, dal rallentamento dell'economia e dall'instabilità politica. Quest'anno già 240 aziende turche, comprese le grandi società, hanno chiesto aiuti per evitare il fallimento. Per le banche sono diventati un problema incombente i prestiti in sofferenza: il loro numero è aumentato dal 2,8% al 3,3% quest'anno. Molti analisti ritengono che la cifra sia sottostimata e i prestiti in sofferenza siano al 6%.
Anche le banche d'investimento internazionali sono allarmate per la situazione dell'economia turca: i dipartimenti operativi di Commerzbank, JP Morgan e Morgan Stanley hanno abbassato le previsioni sugli asset denominati in lire turche.