Soros: “Cina ricorda gli Usa nel 2008″

Giovedì, 21 Aprile, 2016 - 13:00

La crescita delle attività creditizie e dei debiti ha iniziato a preoccupare anche le stesse autorità in Cina. Il balzo di marzo unito al boom dei finanziamenti al sociale nel primo trimestre ($1.000 miliardi iniettati) sono solo alcuni dei segnali allarmanti sulla situazione pericolante della potenza asiatica.

Secondo George Soros le statistiche sopra citate mostrano “quanto lavoro c’è ancora da fare per arginare la frenata” dell’economia. L’atterraggio non sarà morbido come alcuni analisti hanno incominciato a sperare dopo la pubblicazione delle ultime cifre sul Pil, risultate meno deludenti del previsto (+6,7% è stata la crescita della seconda economia al mondo nell’ultimo trimestre).

Durante un evento newyorchese organizzato dall’Asia Society, il miliardario investitore Soros ha parlato di “sviluppi preoccupanti” in Cina, citando l’impatto delle misure anti corruzione sui flussi di capitale (in fuga) e la bolla immobiliare che si “autoalimenta”.

Soros ha detto che l’economia alimentata dai debiti ricorda da vicino quella americana nel periodo 2007-2008 appena precedente allo scoppio della crisi dei mutui subprime, cui ha fatto seguito una fase di recessione.

Come si nota nel grafico sotto riportato, in termini di dollari statunitensi, il finanziamento al sociale ha raggiunto un nuovo record assoluto, a dimostrazione di come qualsiasi velleità di riforme strutturali del debito sia mal riposta. Vecchio modello di crescita in cui i dati sul Pil vanno difesi strenuamente mentre il debito pubblico può continuare a gonfiarsi.

Che il governo stia rimandando l’annoso problema delle passività, dando la priorità alla ripresa economica piuttosto che al contenimento del debito lo dicono le ultime cifre sui prestiti. Il nuovo credito prodotto è stato pari a 2.340 miliardi di yuan (362 miliardi di dollari) il mese scorso, decisamente sopra le attese che erano in media per un risultato di 1.400 miliardi di yuan secondo gli analisti interpellati da Bloomberg.

Daniele Chicca