Italia: Rapporto Caritas 2016, 4,6 milioni di poveri in Italia. Moltissimi sono giovani
In Italia - secondo i dati Istat - vivono in uno stato di povertà 1 milione 582 mila famiglie, un totale di quasi 4,6 milioni di individui. Si tratta del numero più alto dal 2005 ad oggi; e si tratta, parlando di poverta' assoluta, della forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno, dalle famiglie con due o più figli minori, dalle famiglie di stranieri, dai nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un'occupazione o operaio e dalle nuove generazioni. E' quanto emerge da "VaSi COmuNiCaNti", il Rapporto 2016 della Caritas su povertà ed esclusione sociale in Italia e alle porte dell'Europa.
Inoltre, non è la terza età la fascia sociale più colpita dall'indigenza in Italia. Dal rapporto della Caritas presentato oggi emerge che la povertà assoluta aumenta con il diminuire dell’età, in misura quindi inversamente proporzionale a quanto indicavano le rilevazioni di qualche anno fa. Risulta anche che, soprattutto nel Mezzogiorno, sono più gli italiani che gli stranieri a chiedere aiuto ai centri Caritas.
Per la prima volta nel 2015, la Caritas ha registrato più connazionali nei centri di ascolto del Sud Italia che stranieri: nel Mezzogiorno gli italiani che si sono recati nei centri di ascolto sono il 66,6%, mentre la media nazionale di richiesta degli stranieri si attesta al 57,2%. L’età media di chi chiede aiuto è di 44 anni, divisi equamente tra donne e uomini e prevalentemente coniugati (il 47,8% contro il 26,9% dei celibi o nubili). I bisogni più frequenti che hanno spinto a chiedere aiuto sono perlopiù di ordine materiale: spiccano i casi di povertà economica (76,9%) e di disagio occupazionale (57,2%), ma non sono trascurabili anche i problemi abitativi (25,0%) e familiari (13,0%).Si sono rivolti ai Centri di ascolto nel 2015 7.770 profughi e richiedenti asilo: per lo più uomini (92,4%), tra i 18 e i 34 anni (79,2%), provenienti soprattutto da Stati africani e dell’Asia centro-meridionale: sono spesso analfabeti (26,0%)o di modesta scolarità (licenza elementare 16,5%, licenza di scuola media inferiore 22,8%). Hanno situazioni di grave povertà economica (61,2%), ma è forte anche il disagio abitativo, accusato da oltre la metà dei profughi intercettati (55,8%). Tra loro la mancanza di una casa è la necessità più diffusa. Seguono precarietà o inadeguatezza abitativa e di sovraffollamento e i problemi di istruzione, che si trasformano in problemi linguistici e di analfabetismo.
Alla data del 9 marzo 2016, le richieste di accoglienza attivate in 164 diocesi sono circa 20mila: circa 12mila persone accolte in strutture convenzionate con le Prefetture (con fondi del Ministero dell’Interno); quasi 4mila persone accolte in strutture Sprar (con fondi Ministero dell’Interno); oltre 3mila persone accolte nelle parrocchie (con fondi diocesani); oltre 400 persone accolte in famiglia o con altre modalità di accoglienza (fondi privati o diocesani).