Colombia: il Parlamento ha approvato l'accordo di pace tra FARC e governo
Al termine di un dibattito accalorato - replica di quello che attraversa da mesi, se non anni, il paese - la Camera colombiana ha dato il via libera all'accordo di pace con la guerriglia delle Farc. Il pronunciamento dell'Aula, come già accaduto per il Senato il giorno prima, è netto: solo voti a favore e nessun contrario.
Nelle due camere il presidente Juan Manuel Santos ha la maggioranza assoluta e il più fiero oppositore all'accordo, l'ex capo di Stato Alvaro Uribe, ha guidato i suoi uomini fuori dall'aula al momento del voto. Per Santos, un premio Nobel ottenuto per un primo accordo raggiunto con i rivoluzionari, ma bocciato dal referendum popolare, "domani inizia la pace". Per i detrattori dell'intesa, è solo l'inizio di una nuova campagna a favore del "no".
Il punto più duro del confronto lo sintetizza il quotidiano spagnolo "El Mundo". "La guerriglia più longeva e potente d'America smetterà di esistere come gruppo armato e inizierà la sua controversa carriera politica". Sono in molti a non accettare che gli alti vertici delle Farc possano presentarsi "alle cariche politiche senza aver scontato prima la pena in carcere". Gli accordi vivono su un equilibrio tra "pace e giustizia, ma in questo accordo c'è la più totale impunità", aveva detto Uribe nel corso del suo intervento al Senato. Gli oppositori chiederanno una nuova consultazione referendaria, questa volta scartata perché, ha spiegato il presidente colombiano, il paese ha bisogno di unità e non di nuove divisioni. Superare "la frattura politica assoluta e lo sconforto della popolazione" sono due delle grandi sfide che la testata spagnola "El Pais" assegna alla Colombia del dopo accordo. Ma non solo.
Per Santos inizia oggi un percorso che nel giro di 150 giorni porterà i guerriglieri a consegnare tutte le armi alle Nazioni Unite e uscire definitivamente dall'illegalità. Gli stessi uomini delle Farc, però, nelle ultime ore hanno fatto sapere che il conto alla rovescia inizierà solo quando alcuni dei loro compagni in carcere torneranno in libertà.