Vladivostok, il Sentiero Orientale
Il Forum Economico Orientale di Vladivostok ha lasciato il segno, molto più degli scorsi anni, ed ha aperto l’Oriente ad una serie di opportunità economiche e geopolitiche che nessuno si aspettava. O, meglio, che nessuno in Occidente era riuscito a vedere, e forse adesso potrebbe essere troppo tardi. Ciò che conta è quello che è stato già fatto e ciò che verrà realizzato. Proviamo a fare un resoconto dell’evento.
Il Sud-Est asiatico va verso il multipolarismo
Il panel più importante di tutto il Forum è stato sicuramente quello organizzato dal Forum sulla multipolarità, dedicato interamente al Sud Est Asiatico che si affaccia al mondo multipolare. I relatori presenti, quasi tutti provenienti da Paesi della regione menzionata, sono stati coordinati dal prof. Aleksandr Dugin e dal suo team, con la partecipazione eccezionale di Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa. Presenti anche l’Ambasciatore dell’India e l’Ambasciatore della Nord Korea.
Per la prima volta, numerosi esperti degli Stati regionali si sono riuniti per affermare la forte volontà che i loro Paesi hanno di partecipare all’avvento di un mondo multipolare. Come ha spiegato il prof. Zhang Weiwei dell’Università Fudan di Shangai, quello che sta avvenendo “ad Oriente” è un vero e proprio cambiamento su un lungo periodo che potremo chiamare, un giorno, Pax Multipolaris, e che trova la sua culla nell’Eurasia e la sua applicazione nella Asian Wisdom, che dai tempi di Confucio fino ad oggi insegna a programmare su un lungo periodo di tempo, coordinando con attenzione tutti i dettagli e operando con pazienza affinché ogni elemento sia ordinato al proprio posto. Una metodologia che è estranea alla maggior parte dei Paesi occidentali, dove vige invece una politica internazionale aggressiva e basata sull’alta velocità delle transizioni (e transazioni).
Ma i paradigmi stanno cambiando e, anzi è tempo di ripensare la legittimità dei paradigmi che hanno fino ad oggi dettato legge. Il nipote del leader sudafricano Mandela, Nkosi Mandela, ha sottolineato che la multipolarità non è e non deve essere una replica dei modelli occidentalocentrici, né tantomeno la imposizione di un più forte su un più debole: occorre che i Paesi con maggiore polarità aiutino coloro che ne fanno richiesta, in modo da promuoverne uno sviluppo integrale. E come ha aggiunto il già Primo Ministro del Nepal, Mudhar Nepal, è finalmente giunto il momento che i tenti piccoli Stati dell’Oriente, che sono molti, trovino il coraggio di emanciparsi dal giogo anglo-americano e comincino un cammino di vera autodeterminazione.
Proprio su questa linea, il giornalista Pepe Escobar ha rimarcato la necessità di controllare il ritmo della transizione multipolare, che è a più velocità e ciò non deve diventare motivo di sopraffazione per nessun Paese coinvolto. Ciò che avviene in Asia e che si è visto al EEF è l’esempio di uno sviluppo fatto a misura di ciascun Paese, con tempi e modalità differenti fra loro, perché c’è un nuovo trend globale che viene tracciato e spetta proprio ai Paesi e ai popoli definire questo trend, non alle élite finanziarie o ai potentati transnazionali.
L’uomo è al centro della comunità e questo passaggio deve essere compreso riaffermato con forza, come ha specificato Konstantin Malofeev. Un passaggio di ri-umanizzazione che è possibile nel momento in cui il vecchio paradigma di controllo globale, imposto dagli USA dopo il crollo della Unione Sovietica, viene adesso abbandonato e sostituito con una riscoperta delle diverse Tradizioni dei popoli. Perché la multipolarità deve essere, come ha sottolineato Maria Zakharova, un bene comune, un lavoro comune, un vittoria comune, per la quale la Federazione Russa si sta battendo da anni, assieme ad un numero sempre maggiori di Paesi che sono alleati e amici.
La multipolarità è un dato di fatto ormai, anche per il Sud Est Asiatico, che finalmente si trova davanti ad una strada di indipendenza dal giogo statunitense.
Putin ha staccato la spina
Il momento più atteso è stato la sessione plenaria. E lì sì che qualcosa di grandioso è successo. Abbiamo visto insieme Russia, Cina e Sud Est Asiatico. Boom!
Il presidente Putin non ha avuto freni. In un discorso estremamente preciso e posato, è andato dritto al punto: il lontano oriente della Russia è la nuova frontiera e per questa ragione è previsto un potenziamento su lungo periodo, ottenendo già in breve periodo risultati. Anzi, addirittura “anticipando i bisogni del futuro”, attraverso nuove rotte energetiche, infrastrutture e trasporti da record mondiale, un nuova rotta del mare del Nord con una capacità di trasporto merci che è già cresciuta cinque volte rispetto allo scorso anno, e poi grandi investimenti nel settore tecnologico e scientifico, dalla ricerca ai cantieri. Un programma già completato per i prossimi 25 anni, senza dimenticare uno dei punti più ribaditi durante il forum: la riaffermazione delle autonomie locali, delle culture indigene e delle tradizioni.
Tutto questo – e molto altro – ha fatto da apripista ad un processo che ha preso piede in tutto il mondo e che, ha detto Putin, non è stato voluto dalla Russia, ma è stato una conseguenza delle scelte degli americani: la de-dollarizzazione. Il nuovo assetto dei mercati internazionali, che ormai dialogano con le monete nazionali e stanno lasciando cadere il dollar-standard, è dovuto al fatto che i Paesi che un tempo erano sottomessi al dollaro sono, adesso, più forti del dollaro stesso e quindi non hanno motivo di restarne schiavi. Un ragionamento del tutto logico e legittimo.
La Russia non si fermerà davanti a nessuna provocazione, nessuna sanzione, nessuna minaccia occidentale, perché, come ha detto Putin, la posta in gioco è globale.
Ibrahim ha colto il punto
Ha fatto ingresso in scena un nuovo grande leader, conosciuto a pochi: Anwar Ibrahim, Primo Ministro della Malesia. Un vero outsider. Pochissime parole ma tutte estremamente potenti.
Perché, ha chiesto Ibrahim, così tante persone al mondo hanno rispetto e fiducia nella Russia? Perché è riuscita a far sì che i suoi confini venissero trascesi dalla sua identità e, di conseguenza, ha affascinato altri popoli, ottenendo rispetto e ammirazione a livello globale non con le guerre e la “democrazia” take-away, bensì con una politica estera solida e attenta, la proposta del multipolarismo come nuovo paradigma e un soft power che ha motivato a pensare diversamente tutto l’assetto internazionale.
Grazie all’impegno della Russia, il Sud globale sta ora sorgendo. Ed è così che la Malesia ha annunciato proprio durante la sessione plenaria che farà richiesta ufficiale per entrare nei BRICS+. Questo è un chiarissimo messaggio all’Occidente: le pedine sulla scacchiera sono cambiate, il gioco è cambiato, è tempo di dirsi addio e passare ad altro.
Questo annuncio ha avuto un impatto enorme sui mercati occidentali, con grossi cali il giorno seguente, mentre ha giovato ai mercati orientali che si sono trovati rafforzati all’improvviso. Perché? Semplice: perché dopo la Malesia anche altri Paesi della regione chiederanno di fare la stessa cosa. È solo questione di tempo, quanto ne serve per terminare gli accordi diplomatici e commerciali e cominciare a sganciarsi da quelli militari e strategici.
Di forte impatto le parole spese da Ibrahim riguardo la Palestina: è tempo di smettere di agire con ipocrisia politica, è tempo di considerare i palestinesi come esseri umani, non come animali o persone di serie b. Ha lanciato un appello da parte di tutto il Sud Est Asiatico per un impegno comune ed una mano tesa versa la Palestina, contro l’occupante entità sionista. Perché la verità e la libertà devono sempre andare assieme, altrimenti diventano un inganno.
Zheng il confuciano
Infine, il fuori classe Han Zheng, giovane e promettente Vicepresidente della Repubblica Popolare Cinese. Attenzione signore e signori, perché la precisione delle sue parole e la profondità di esse le ricorderemo anche in futuro.
La Cina è il primo alleato della Russia e insieme hanno sviluppato un sistema di sviluppo strategico delle relazioni per una nuova era, in cui “multipolarità” sta significando sempre di più “pace”. Perché questo è lo scopo, ha detto Zheng, ed è il nuovo trend globale. Un mondo non controllato dagli UK-USA è un mondo che sta lavorando per una pace condivisa. Cosa fa invece l’Occidente? Sanziona, minaccia, aggredisce, corrompe. Un modo di agire che non può essere accettato perché rappresenta un male per il mondo intero.
Ecco perché un accordo di sviluppo sul lungo periodo, multilaterale, multinodale, multipolare è l’unica via per aprire l’umanità ad una visione diversa della vita comune su questo pianeta, con una sicurezza che prospererà nel momento in cui saremo capaci di abbandonare la mentalità da guerra-senza-fine tipica del periodo della Guerra Fredda, imposta dagli USA. Solo così sarà possibile un mondo pacifico.
La pace di Confucio, la saggezza asiatica, può essere compresa solo da coloro che ne accolgono il mistero e decidono di mettersi alla scuola di questo grande maestro.
Ecco il Patto dell’Oriente, ecco un altro tassello importante per un mondo multipolare.
Di Lorenzo Maria Pacini, strategic-culture.su
09.09.2024
Lorenzo Maria Pacini. Professore associato in Filosofia politica e Geopolitica, UniDolomiti di Belluno. Consulente in Analisi Strategica, Intelligence e Relazioni Internazionali
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Fonte: https://strategic-culture.su/news/2024/09/09/vladivostok-the-eastern-path/
Tradotto dalla Redazione di ComeDonChisciotte.org