SULLO SCHIAVISMO E L'IMPERIALISMO IN AMERICA
Quando si cerca di analizare la storiografia americana dal 1492, ei rapporti dei neri provenienti dal continente africano, si ha spesso tendenza a osservare questa storia attraverso una griglia di lettura di ''neri schiavizzati'' o di neri (in quanto allogeni) che si sono ritrovati in un continente a loro sconosciuto in seguito alla tratta negriera.
L'autore wolof Pathé Diagne ci aiuta a decostruire questa visione attraverso la sua opera '' Bakari II et Cristophe Colomb : A la rencontre de Tarana ou l'Amérique'', descrivendo scientemente come la presenza di Neri del continente africano ha potuto vedere il giorno ancor prima dell'arrivo dei colonialisti indo-europei.
Anche l'erudito e compianto Cheikh Anta Diop (1923-1986) attraverso le sue ricerche lo affermò. Vi furono contatti tra le popolazioni native del continente chiamato ''America'' e i Neri del continente africano, in particolare con il Manden Kurufa (più conosciuto come Impero del Mali). Tuttavia in questo confronto civilizzazionale non vi fu imposizione o una logica coloniale, ma un inter-scambio sul piano commerciale. Oggi esiste una storiografia moderna che affronta il rapporto dei Neri con il continente d'oltreoceano come un rapporto unicamente di schiavizzati. Lo schiavismo non fu altro che la conseguenza di una penetrazione coloniale della civiltà indo-europea ( da precisare che il colonialismo di matrice europea fu sostenuto da minoranze governative alla testa di alcuni Regni e Imperi in Europa, mai o raramente dai popoli), che per mantenere radicata la sua supremazia e far progredire la metropoli, aveva bisogno di manodopera. La sorte di schiavizzati spettò ai Neri così come alle popolazioni autoctone del continente d'oltre-oceano. Tuttavia è necessario non obliterare che esistevano altresì tra le ''categorie etniche dei schiavizzati'', coloro traevano profitto nello schiavismo, quasi sempre per mantenere la sua prosperità individuale, pur restando subordinato al padrone capitalista bianco. [Introduzione di Farafín Sandouno]
SULLO SCHIAVISMO E L'IMPERIALISMO
Di Federico Moffa
“Non devi essere così accecato dal patriottismo da non affrontare la realtà. Sbagliato è sbagliato, non importa chi lo fa o chi lo dice.” Malcolm X
In tutto il mondo è riconosciuto che dalla supposta “scoperta dell’America” del 1492 nelle Americhe sono stati importati e schiavizzati africani ma la narrazione evita spesso di citare la molteplicità di sfumature del periodo, infatti anche se la norma prevedeva l’africano come schiavo, ci sono una serie di evidenti situazioni parallele in cui la situazione era ben diversa. Nonostante quanto si credi anche i nativi furono fatti schiavi insieme ai neri (anche se in Nord-America fu sempre estremamente complicato rendere schiavo un nativo), vi furono anche schiavisti neri e tribù che praticavano una forma di prigionia di guerra che per il prigioniero prevedeva lavoro duro per la tribù da cui era stata catturata. Quindi anche se si ostineranno a dire che l’africano in America è sempre stato schiavo mentiranno. La molteplicità di guerrieri africani che venivano accolti nella tribù è significativa, come dimostrazione ci sono una serie di prove come la riserva indiana di Gingaskin creata nel 1640 come terra di prigionia del popolo Accomac che nel pieno paradosso della storia diveniva la casa delle libertà degli schiavi; negli anni '80 del Settecento, alcuni abitanti della Virginia bianchi iniziarono ad agitarsi per il regime della riserva... Nel 1812 si sostenne che: “il posto è ora abitato da tanti neri quanti sono gli indiani... molte donne indiane sono sposate con uomini neri, e probabilmente la maggioranza, degli abitanti sono neri o hanno sangue nero... i veri indiani [sono pochi].” La riserva fu divisa (assegnata) nel 1813 e nel 1832 tra i bianchi, i quali acquisirono la maggior parte delle terre. Ma l'interazione tra africani e nativi americani iniziò anche prima dell'arrivo degli europei nelle Americhe. Gli africani raggiunsero le coste continentali come commercianti molto prima dell'arrivo degli europei: Nel 1975 sono stati trovati 2 scheletri africani nelle Isole Vergini americane, uno dei due indossava un braccialetto indiano precolombiano, entrambi sono stati trovati in strati datati intorno al 1250. Nel 1974, dei craniologi polacchi rivelarono che non meno del 13,5% degli scheletri del cimitero olmeco precolombiano di Tlatilco erano africani. Con l’arrivo del resto del mondo in America i nativi vennero fatti schiavi insieme ai neri e non di rado scappavano in villaggi che gli accoglievano; alcune tribù furono incoraggiate dagli stessi inglesi a possedere schiavi neri: i Cherokee, i Chickasaw, i Choctaw, i Creeks e i Seminole. i Creek concedevano agli schiavi la libertà quando si sposavano, il matrimonio era consentito e incoraggiato e i figli erano considerati liberi. Da parte degli europei c’è sempre stata una paura per il missaggio nero/indiano, perché c'erano esempi di africani e indiani che si univano nella resistenza armata contro gli europei. Un ufficiale britannico aveva avvertito: "Il loro mescolamento deve essere evitato il più possibile". Nel 1751, la legge della Carolina del Sud affermava: "Il trasporto di ne*ri tra gli indiani è sempre ritenuto dannoso, perciò un'intimità dovrebbe essere evitata". Un dispaccio coloniale francese del XVI secolo affermava anche "Tra le razze non possiamo scavare un abisso troppo profondo”. Nel diciannovesimo secolo, un certo numero di Seminole di alto rango sposò mogli nere:
il capo Osceola era uno di loro. Si diceva che 52 delle sue 55 guardie del corpo fossero nere. Anche il re Filippo Seminole aveva un figlio nero John Philip, fratellastro di Chief Wild Cat. Re Filippo, Capo Osceola e Wild Cat furono figure chiave nella seconda guerra Seminole tra gli Stati Uniti e la nazione Seminole. Anche i generali nei vari rapporti sottolinearono la pericolosità dell’intesa tra i due popoli. Raccontando questi fatti è strano vedere come la causa rossa e nera abbia perso, nei fatti i guerrieri nativi soprattutto sul finire delle guerre indiane, non sono stati sconfitti, i Cheyenne di Stella del Mattino, i Lakota Hunkapapa di Toro seduto e gli Oglala di Cavallo Pazzo, gli Apache di Geronimo, i Modoc di Kintumpash non sono mai stati sconfitti,
di fatto la sconfitta avvenne nel momento in cui gli Americani fecero una cosa impensabile per i Nativi, sfruttarono all’eccesso le risorse naturali, esaurendo quelle disponibili ai Nativi e rendendo essi dipendenti dal governo statunitense, ma la verità è che su tutti gli altri fronti hanno sempre perso, anche a livello argomentativo, gli anziani capi tribù vincevano senza problemi discussioni con intellettuali bianchi, la cultura nativa era gigantesca in confronto al buco nero culturale che caratterizzava e caratterizza gli Stati Uniti, nonostante l’estrema violenza esercitata dagli americani essa non è mai bastata, l’unica vittoria fu quella dell’imperialismo del sistema tecnologico industriale ma rappresentò una sconfitta per l’intera umanità.
Fonte: https://afrique-mere.com/sur-lesclavage-et-limperialisme-en-amerique/